Ciao Renato

renato201427 agosto, ore 18 –
Focene – Spiaggia Buena onda
Un fiore per Renato
30 agosto, ore 18 –
San Paolo – Parco Schuster
Renoize – Con rabbia e con amore

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Fioriscono i sogni di Renato

Ciao Dariò,
come stai? 
io fra 2 settimane mi laureo, quindi sto abbastanza teso e concentrato. 

Ti scrivevo per dirti che dopo averci pensato a lungo mi farebbe piacere dedicare il mio lavoro di tesi a Renato. Sono tante le motivazioni che mi spingono a farlo e che ci tengo a dirti, e ho pensato comunque che prima di farlo, il minimo sarebbe stato comunicarlo a te e a stefania, così in caso fosse un problema o comunque preferiste di no, sono ancora in tempo a levarla. 
Anzi se ti va di girare a stefania questo messaggio, mi farebbe molto piacere.

Il legame che ho con la storia di Renato, è nato ancora prima di arrivare al cinodromo, e ne ho un ricordo ancora vivido. Stefania venne a parlare ad un’assemblea cittadina degli studenti medi nel parcheggio del Virgilio, io avevo 17 anni, e non conoscevo ne Renato, ne i suoi compagni, ne la sua famiglia. Ma mi ricordo le parole di Stefania:”…noi siamo per la vita, loro sono per la morte…”. 
Ci vollero anni prima che capì effettivamente quanto mi fossero rimaste impresse, e quanto poi nella vita mi hanno accompagnato. 

Dopodichè sono arrivato al Cinodromo, tramite Renoize, ed ho conosciuto tramite voi, tramite i suoi compagni e le sue compagne, gli stessi che adesso considero anche i miei, chi fosse Renato. 

Io ho cominciato l’università più o meno nello stesso periodo in cui sono arrivato al cinodromo, e negli anni sono cresciuto insieme al suo ricordo, anche se Renato non l’ho mai conosciuto, non l’ho mai vissuto.

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Ho capito che sono tante le passioni in comune con lui, dalla musica alla fonia, al viversi uno spazio sociale, a portare avanti delle lotte.

Ho capito quanto mi avrebbe fatto piacere conoscerlo, parlare di cose da tecnici del suono e di musica(anche se chissà, magari non ci saremmo stati simpatici)

Ho capito che la storia di Renato, anche se forse solo a livello sentimentale, fa ormai parte di me, ed è una cosa che non penso e non voglio mai lasciarmi dietro. 

Negli anni ho deciso di fare parte di Renoize, perchè ho pensato che questo progetto fosse una delle maniere per far si che la sua storia non fosse mai dimenticata, e anzi ho sempre sperato che altre persone si avvicinassero, affinchè la memoria fosse davvero un ingranaggio collettivo.

Adesso arrivo alla conclusione di un mio percorso, quello universitario, e sento che se davvero dedicarlo a qualcuno, qualcuno che negli anni mi ha dato la spinta per continuare ad andare avanti, nella vita e non solo negli studi, oltre alla mia famiglia,ai miei amici e ai miei compagni, vorrei che quel qualcuno fosse Renato. 

“A Renato, fratello, amico,compagno” è la frase che ho pensato di inserire all’inizio della mia tesi. 

Aggiungo anche che più o meno sapete come sono, il fatto che non sono di molte parole, e che considero tutto ciò una cosa molto personale che mi fa piacere condividere con voi. 

Per me questa dedica non rappresenta un tributo, non è una targa, ma è un pezzo di vita. Ma anche se sarei dispiaciuto se voi preferiste che non la mettessi, lo capirei e ciò non cambiarebbe di una virgola tutto quello che vi ho scritto sopra. 

Con affetto
Lorenzo

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Per non dimentiCarlo

Caro Carlo,

una poesia a te dedicata ci ricorda che i giovani non devono morire, non devono consumare la loro giovane vita sull’asfalto nel sangue. Sono anni feroci da quel giorno in cui lo Stato per mano di un carabiniere ti ha tolto la vita. Sono anni feroci che hanno tolto la vita a tanti giovani per mano di fascisti e uomini in divisa. Sono anni feroci che hanno tolto la libertà a tantissimi giovani che lottavano e lottano per un mondo migliore.

Voi figli, eravate tutti nel luogo giusto dove volevate essere, nelle piazze, nei territori, come dice Chiara dal carcere delle Vallette,” con i miei compagni o specchiandomi negli occhi di donne e uomini sconosciuti, imparando ad ascoltare, scegliendo di aspettare, correndo più veloce,.. dove si scopre il sapore dolce e intenso della lotta, qualcuno ti stringe la mano che trema e si getta il cuore oltre l’ostacolo”.

Le parole di Chiara e di Mattia sembrano parole anche tue quando ci ricordano il rifiuto  di adattarsi ad una scelta di vita tranquilla e rassicurante e ribadiscono la scelta di lottare in ogni modo per un mondo migliore, quello per cui tredici anni fa in trecentomila si mossero arrivando qui a Genov.

Caro Carlo , il tuo assassino non ha ancora un numero identificativo ma le forze di polizia europee identificabili e non  fanno da sfondo all’inasprimento repressivo interno a ogni stato, al controllo sociale, alla presenza dell’esercito nelle città e nei luoghi in cui sono presenti processi di resistenza attiva e organizzata (come in Val di Susa contro il Tav o a Niscemi contro il progetto Muos), che sono diventate zone di “interesse strategico nazionale”, vere e proprie zone rosse ( Genova ieri come la Val susa oggi) permanenti e invalicabili nel cuore di centri abitati o di zone fino a poco tempo prima di libero accesso e circolazione.

Cari Carlo, Dax, Renato, Chiara,  Mattia, noi madri ci vogliamo riprendere i vostri corpi uccisi e imprigionati, renderli di nuovo visibili, ci vogliamo riprendere i vostri sogni, per farvi tornare in vita e in libertà.

Non abbiamo  paura. La paura la lasciamo respirare a quelli assediati dalle lotte, a quelli irriconoscibili coperti da caschi e scudi, ai vigliacchi armati di lame fasciste.

Cari Carlo, Dax Renato i vostri polmoni erano pieni di libertà, come lo sono quelli dei compagni che oggi sono in carcere e sotto processo per le loro lotte e e i loro sogni.

Anche i polmoni delle madri si sono riempiti di libertà attraverso i respiri dei loro figli e continueranno a raccontare e denunciare i tanti episodi di sopruso che accadono e che evidenziano la sistematica riduzione degli spazi di  libertà e di diritto, che dovrebbero essere garantiti da una costituzione antifascista, atti che parlano invece di forme costrittive e repressive (soprusi, violenze e carcere),  come unica  risposta  all’attuale disagio sociale ed economico  del paese. un attacco alle libertà e ai diritti scaturite dalle lotte antifasciste e dalla Resistenza.

Le vostre madri racconteranno come  lo Stato attraverso un uso, ormai abnorme e finalizzato, di custodie cautelari e carcerazioni,  sottrae la libertà a donne e uomini impegnate nelle lotte sociali e territoriali. Grideranno come lo Stato  sequestri persone per i fermi e le carcerazioni e che molte vengano  restituite morte, negando ogni possibilità di avvicinarle, e sospendendo per loro e i loro familiari ogni diritto umano e costituzionale.

Le madri con i loro corpi e quelli dei loro figli ri-nati e liberati continueranno ad opporsi ad uno Stato liberticida e repressivo che continua a favorire  e coltiva la crescita di gruppi fascisti, nazisti e razzisti, che non ha voluto una Commissione per i fatti di Genova, e che non ha introdotto il reato di tortura.

Dedicato a Carlo, Dax, Renato e a tutte/i compagni in carcere.

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Sorelle resistenti: le alvà della Clarea

Voci di donne sulla violenza di Stato. Le voci delle donne per chiedere cambiamento e verità

Da Rosa Piro, mamma di Dax, a Mariella Zotti, Ilaria Cucchi e tante altre. Le donne italiane a Susa per raccontare la violenza di Stato, subita.

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di Gabriella Tittonel

Alvà della Clarea serata Susa 14 6 2014 021“Siamo donne della Valle di Susa e sappiamo da anni che nel nostro territorio non si vive una situazione normale. La militarizzazione che subiamo quotidianamente e quella che nei momenti più caldi della lotta all’alta velocità ferroviaria si moltiplica e si fa soffocante, ben lungi dal rappresentare una garanzia, significa per noi un vero e proprio pericolo. Situazioni ad alta tensione che possono facilmente degenerare significano la concreta possibilità che l’ordinario si trasformi in tragedia. Abbiamo quindi deciso di organizzare questo evento per incontrare altre donne, provenienti da altri territori, che hanno già visto la loro vita stravolta dalla banalità del male e per mano delle istituzioni. Vogliamo entrare nelle loro storie in punta di piedi, con delicatezza e rispetto. La repressione che la Valle di Susa subisce ci fa sentire vicine e solidali con chi ha dovuto subire la violenza dello Stato e ha dovuto lottare per poter far sentire la propria voce e sperare nella giustizia. Per questo motivo abbiamo voluto invitare nella nostra Valle queste testimoni. Testimoni di una violenza inaccettabile che proviene proprio da chi dovrebbe difendere e non offendere ogni cittadino…” – questo quanto sottolineato dalle promotrici dell’evento dello scorso fine settimana  “Voci di donne sulla violenza di Stato”. Promotrici dal nome significativo:   “Alvà della Clarea” (lievito della Clarea).

Alvà della Clarea serata Susa 14 6 2014 044Da donne che insieme e per conto di tutte le donne di valle  che vogliono essere lievito per questo territorio, perché qui ( e altrove ) possa crescere la consapevolezza su quanto realmente sta accadendo e potrebbe accadere in futuro, cercando soluzioni altre e più consone all’umano.

Quanto è scaturito dai due giorni di incontri, di dialoghi, di condivisione di gesti semplici e solidali, rappresenta davvero un punto fermo e determinato da cui partire insieme ed è stato occasione per tutti per esserci al convegno del sabato sera, da subito vissuto come una vera, dolorosa lezione di vita e opportunità per comprendere che non ci sono vite indenni dalle esperienze raccontate, ma che insieme le cose si possono cambiare.

Un convegno iniziato ricordando gli amici in carcere, ma anche coloro che ci sono passati e qui hanno concluso la loro vita, come Sole e Baleno. E quelli che hanno concluso la loro giovanissima vita proprio quando veniva annunciata la fine della seconda guerra mondiale, come Remolif, proprio in Clarea. Tutto questo nel giorno anniversario della morte di Giuseppe Uva, la cui mamma, Lucia, per un contrattempo non è potuta intervenire.

La voce è passata, una dopo l’altra,  alle tanti testimoni della serata. Alle madri di Roma città aperta, a Germana: “…Il nostro è un comitato antifascista, il fascismo uccide ancora e non solo in Italia…ci siamo incontrate, mogli, madri, segnate dalla violenza subita dai nostri cari, nei presidi di polizia… come la resistenza è stata donna, così il nostro comitato è convinto che ora sono le voci delle donne, le voci delle madri, delle mogli, delle sorelle, l’espressione della resistenza di questo periodo…”

Resistenza nella sofferenza. Quella di Rosa Piro, mamma di Dax: “La mia storia è di undici anni fa, a Milano, di notte.. A mio figlio e ai suoi due amici tesero un agguato, Dax fu colpito con diciassette coltellate, mio figlio non ce l’ha fatta….l’ambulanza venne fermata dalla strada chiusa dai poliziotti, quando giunsero finalmente i soccorsi mio figlio era morto dissanguato… chissà, si sarebbe forse potuto salvare…”

Alvà della Clarea serata Susa 14 6 2014 032Anche Stefania, mamma di Renato, dimessa da pochi giorni dall’ospedale, ha voluto portare la sua testimonianza, quella di un figlio come tanti, con una ragazza e un concerto appena ascoltato nel caldo agosto… Roberto era seduto su un muretto, davanti alla spiaggia.. all’improvviso giunge un’auto con due persone, scendono e lo colpiscono ripetutamente,  con otto coltellate, al cuore, alle viscere, ai polmoni, rimane il segno dell’impugnatura sul cuore… Muore in piena consapevolezza. “Non si sono più trovati i verbali, ucciso dai fascisti… fatto sparire tutto, anche le sue dichiarazioni messe a verbale… Roberto pensava che il mondo non dovesse avere né confini, né barriere, era contro lo sfruttamento, pensava di vivere in un paese dove vige una pseudo democrazia…. Per queste idee è stato ucciso… due anni dopo, nello stesso posto, una decina degli stessi ha nuovamente accoltellato persone con le stesse idee al grido di “sporche zecche”….”

Storie. Terribilmente vere. Rivissute dalle donne che sono seguite. Da Patrizia, che ha letto uno scritto di Rosa. Da Mariella Zotti, che ha parlato di cosa accadde negli ultimi istanti di vita al marito Daniele che stava ritornando a casa da lei e dai suoi tre figli.

E voci giunte da lontano, con il collegamento telefonico, con Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, una storia la sua molto nota oggi e che la vede convivere con un pensiero che non la abbandona mai, quello del fratello che morì da solo, tra dolori atroci e con la certezza di essere stato abbandonato dai suoi. “La cosa più inaccettabile è sapere quanto poco contano queste vite, più niente, scompaiono, e coloro che ci dovrebbero dare risposte ci abbandonano…”

Alvà della Clarea serata Susa 14 6 2014 041E di lontano è giunta la testimonianza , via skipe, anche di Grazia Serra, nipote di Francesco Mastrogiovanni.

E poi sono seguite le voci delle donne della Valle. Quella di Titti, ferita durante una carica della Polizia, che ha subito due operazioni e che non può più correre e camminare agevolmente. Di Nicoletta: “la repressione la conosciamo bene, è certamente aumentata in questi anni, da quando abbiamo detto di no..” Di Franca, che ha narrato un deplorevole episodio dell’estate del 2012….

Di Mina, presente al G8 di Genova del 2001, andata per dormire alla Diaz e poi manganellata  e portata in carcere. La sua è una di quelle terribili storie vere che dopo anni sono venute alla luce  e che vedono attualmente liberi e anche premiati i mandanti e gli esecutori di quella mattanza…

Su tanta sofferenza sono scivolate le note del flauto della giovane Chiara Olivero Fugera, a cui è seguita la chiara e puntuale analisi dell’avvocato Valentina: “..Le storie di questa valle e no sono dovute a una certa cultura.. sono storie  molto note e sono un fenomeno particolarmente odioso perché costantemente oggetto di copertura… molte morti in carcere non giungono alle nostre orecchie perché vengono mistificate…E in Valle di Susa cosa succede? Che i valligiani si confrontano con forme di intimidazione, si identifica chiunque e non si fanno verbali. In valle ci sono forme subdole di perquisizione…”

Violenza dunque, manifesta e non. Delle cui dinamiche  ha parlato la giovane antropologa Cecilia Vergnano, in un intervento che sarebbe utile poter seguire in altra occasione.

Alvà della Clarea serata Susa 14 6 2014 024E violenza  alla quale vogliono dare risposte e aiuto quelli di ACAD, presenti al convegno e detentori, dal 17 gennaio scorso, del numero verde 800588605, al quale tutti si possono rivolgere se si verificano pestaggi, ecc.

A fine iniziativa una richiesta è stata formulata: che le Forze dell’Ordine indossino ben visibile il loro numero identificativo e che per coloro, fra le FFOO stesse, che si rendono colpevoli di episodi come quelli narrati, vi sia l’immediato allontanamento dall’incarico che coprono.

Sono poi seguiti i ringraziamenti, ai tantissimi che hanno contribuito con generosità ed entusiasmo a che questa importante iniziativa si svolgesse nel migliore dei modi.

E così, con ancora nel cuore la sofferenza assunta con l’ascolto, con la dolcezza per le amicizie appena nate, è stato naturale, nei giorni successivi, riandare a quanto scrisse un giorno D. Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII: “La non violenza non è non fare il male; la non violenza è invece un’attività profonda in cui tu vuoi che l’animo dell’altro, la persona dell’altro cresca, viva. Invece nella violenza c’è sempre lo schiacciamento di un altro non riconosciuto come uomo, ma riconosciuto soltanto come uno che ti dà fastidio, che vuoi far fuori. La non violenza non è altro che far violenza all’altro perché prenda coscienza del suo essere e allora tu lo liberi”.

In queste parole è tracciato un sentiero. Anche e soprattutto per le Alvà, valsusine e non.

G.T. 16.06.14

© Copyright 2014 TG Valle Susa, Riproduzione consentita citando la fonte.

http://www.tgvallesusa.it/

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Lettera della mamma di Mattia

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Pubblichiamo qui di seguito la lettera scritta dalla mamma di Mattia, uno dei 4 giovani No Tav ancora detenuti in carcere con l’assurda accusa di terrorismo e in regime di massima sicurezza.

Questa lettera giunge a pochi giorni dalla manifestazione No Tav che è stata convocata a Torino il 10 maggio e che chiederà l’immediata liberazione di Mattia, Chiara, Claudio e Nicolò e di tutte le persone ancora sottoposte a restrizioni della libertà personale.

Carissimo figlio, perdonami se rendo pubblica questa lettera, ma ciò che ci accade non appartiene solo a noi.

Tra pochi giorni sono cinque mesi che sei chiuso in carcere, tanta vita rubata. Sono centocinquanta lunghi giorni e centocinquanta lunghe notti di angoscia.

Ti chiedo sempre di tenere duro, ma sono io che non ho più la forza. L’amarezza a tratti mi sommerge, lo sdegno mi ferma il respiro. Mi sveglio di soprassalto ogni notte e nel silenzio mi sembra di poterti raggiungere nell’isolamento atroce in cui ti costringono. L’idea di vivere in un paese che permette che questo accada mi ripugna. Sono oscene queste maschere del potere interessate solo alle loro poltrone e ai loro portafogli. La corruzione in Italia è spaventosa, la politica ha perso qualsiasi ideale di giustizia e di uguaglianza.
E per voi giovani non c’è nulla, il vostro futuro è stato depredato da chi oggi vi giudica..né lavoro, né aria che si possa respirare, né terra pulita, né libertà. Dovete tacere , dovete subire, altrimenti essere incarcerati. 
Carissimo Mattia, perché ti abbiamo insegnato il dovere di dissentire, di ribellarti davanti alle ingiustizie? Perché ti abbiamo trasmesso l’amore per l’umanità e per la Terra?
Non era meglio lasciarti crescere cullato dalla edificante “cultura” offerta dal nostro Paese negli ultimi vent’anni?
Sono certa che risponderai no, che preferisci mille volte essere chi sei e dove sei piuttosto che adeguarti a questo spettacolo raccapricciante offerto da chi esercita l’abuso di potere applaudendo gli assassini di Aldrovandi, rispondendo con i manganelli e la prigione ai movimenti popolari che nascono sulle necessità reali della gente, ignorate da chi dovrebbe cercare e trovare delle risposte.
Carissimo figlio, sabato 10 saremo tutti a Torino alla manifestazione contro la barbarie dell’accusa di terrorismo, contro la devastazione della Val di Susa, per la libertà di dissenso, per il diritto degli italiani a una esistenza dignitosa.
Ci saremo tutti e saremo tanti.

Manifesterò tutto l’amore che provo per te, ma anche per Claudio, Chiara e Niccolò e la promessa è di non smettere mai di lottare fino a quando non vi riporteremo a casa. 
Un abbraccio, mamma

Da http://www.notav.info/post/lettera-della-mamma-di-mattia/

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Diritto di resistenza nella valle che non si arresta

Sabato 5 aprile dalle 18
Iniziativa a sostegno delle spese legali del Movimento No TAV

LOA Acrobax Project – Ex Cinodromo della Capitale – via della vasca navale 6

“Questo è un movimento delle persone contro i robocop, dei beni comuni contro gli interessi privati, delle intelligenze contro la brutalità e l’arroganza che non conoscono discussioni; per questo ha potuto resistere vent’anni alla demonizzazione giornalistica, alle intimidazioni, alla disinformazione, agli incendi dei presidi, alle gomme tagliate, agli arresti, alle botte. Abbiamo resistito e resistiamo a tutto, perché non rinunciamo a nulla.”

Una lotta e una resistenza, quella contro il TAV, contro cui da anni il sistema tenta in tutti i modi di intervenire soprattutto con processi e repressione, in un crescendo di provvedimenti e di configurazione di nuovi reati sempre più incredibili, con più di 100 provvedimenti aperti nei confronti di più di 500 imputati.

Ma l’occasione dell’incontro di sabato 5 aprile vuole essere anche quella di rilanciare, di raccontare attraverso la voce e le immagini le mobilitazioni degli ultimi anni in cui tutte e tutti eravamo presenti chi fisicamente chi con il cuore! Perché FERMARCI E’ IMPOSSIBILE!

Dalle 18 ne discuteremo con l’Avvocato Colletta per un aggiornamento sui processi NO TAV in corso, con Dana del Movimento NO TAV per continuare a discutere di diritto di resistenza e della legittimità delle lotte contro la legalità imposta dai governi dell’austerity, con il Coordinamento degli imputati NO TAV di Roma e con Marta di Pisa che ci racconterà l’esperienza dell’arresto del 19 luglio scorso, del suo coraggio e determinazione nel denunciare le molestie subite dalle forze dell’ordine e della nascita del Comitato “Se non con Marta quando”.

A seguire presenteremo il video-documentario “Fermarci è impossibile” il racconto delle lotte della popolazione della Valsusa in difesa del proprio territorio da chi vorrebbe devastarlo e saccheggiarlo.

Dalle 20:30 cena a sostegno delle spese legali No TAV

a cura della campagna “Magno Bevo e Lotto contro sto treno”

Dalle 22 Elio Germano e le Bestie Rare in concerto a sostegno della Valle che Resiste!

Tutte e tutti liberi!

Verso la Manifestazione Popolare a Torino del 10 maggio

LOA Acrobax Project – Ex Cinodromo della Capitale – via della vasca navale 6

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…questo rumore di chiavi….

Colloquio con Mattia del 10 marzo

Oggi è una bella giornata… ho visto mio figlio Mattia nel carcere di Alessandria.

Dopo la perquisizione ormai conosciamo la strada, attraversiamo
squallidi corridoi scrostati per arrivare davanti al blindato della
sala colloqui. Ci aprono la porta e lui è già lì! Il suo sorriso è
sempre luminoso e il suo abbraccio forte.

I primi minuti sono sempre dedicati a raccontarci con poco ordine come stiamo, le ultime novità in famiglia, la posta… hai ricevuto la lettera di? hai scritto a? ti salutano tutti, ci manchi tantissimo.

Poi si parla di questo incubo che stiamo vivendo, della necessità di
difenderci da questa accusa assurda che ci è piombata addosso. E oggi della solidarietà che sta arrivando sempre più forte e delle persone che si stanno accorgendo di quello che capita in questo Paese.

Mattia, sei sempre Mattia, nonostante l’ingiustizia assoluta che ti è imposta sei sempre lucido e consapevole. Sempre capace di pensare
anche gli altri, di preoccuparti per i tuoi compagni e per noi.

E quando ci sembra che i tuoi gesti diventino più sciolti, che la tua mano presa tra le mie cominci a scaldarsi e i tuoi occhi ridere di più abbandonando le difese che questo posto ti chiede di mettere in atto per sopravvivere, si sente quel rumore di chiavi. Credo odierò per sempre questo rumore di chiavi che sbattono fra loro e che segnano la fine del nostro tempo.

Un abbraccio lungo che resista fino alla prossima!
Cristina

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Carceraria

Carcere delle Vallette 20 gennaio 2014
Se potessi scegliere mi troverei proprio dove sono.
Tra i sentieri della Valle, per le vie di Torino, con i miei compagni
o specchiandomi negli occhi di donne e uomini sconosciuti, imparando
ad ascoltare, scegliendo di aspettare, correndo più veloce.
Mi troverei dove si scopre il sapore dolce e intenso della lotta,
qualcuno ti stringe la mano che trema e si getta il cuore oltre
l’ostacolo. Lì dove il caldo, continuo e tenace abbraccio della
solidarietà non permette a chi è isolato di sentirsi solo, libera la
passione di chi è prigioniero e riempie la stanza di presenze amiche.
Mi sono chiesta qualche volta perché non accontentarmi del privilegio
di cittadinanza, avere quasi di sicuro una casa, qualche figlio,
qualche modo di mettere la pagnotta a tavola. Ma quando scopri che la
libertà e l’umanità sono un’altra cosa, quando ti accorgi che gli
unici motori della politica e dei gruppi di potere sono il privilegio
e il saccheggio, è troppo tardi per tornare indietro. Sei entrato in
un altro mondo, che è dove sono io adesso.
In questo luogo non c’è spazio per coloro che misurano la propria
misura morale su codici e leggi. Buttare in strada chi non paga
l’affitto o in un lager chi non ha documenti, produrre scorie
nucleari, salvare il capitale e distribuire miseria, militarizzare e
devastare territori. Tutto a norma di legge, in democrazia. Anche il
dissenso a condizione che non si metta davvero di traverso alla
realizzazione dei piani inesorabili del progresso e del profitto.
Ma quando troppi zoccoli inceppano l’ingranaggio, se un uomo, una
piazza o una popolazione diventano imprevedibili ed efficaci, è
possibile sentire il rumore delle lame che si affilano. Il corpo delle
leggi a difesa delle proprietà pubblica e privata, gonfia tutti i suoi
muscoli. Se si scende in strada il giorno sbagliato (o giusto?),
insieme ai sampietrini si può raccoglier il macigno della Devastazione
e Saccheggio. Se si assume una pratica radicale contro il sistema
sciale è pronta la scure dell’Associazione Sovversiva (o, con un salto
in più di fantasia dell’Associazione a Delinquere). Per tutto il resto
si prepara la gabbia del Terrorismo. Qualunque opposizione reale
procura danni e rallenta l’avanzata dei progetti, alla fine ogni
azione e lotta efficace potrebbero essere imbrigliate in questa
categoria di repressione. Lo scopo è facile da individuare: una
punizione esemplare per qualcuno, un monito lanciato a tutti gli
altri.
Certo, l’idea di tutti gli anni di carcere evocati da tutte quelle
parole stringe lo stomaco in una morsa. È molto più doloroso però
immaginarsi inermi a guardare il mondo devastato per il vantaggio di
pochi. Da tutti noi, che abbiamo imparato la differenza tra giusto e
legale e assaporato il gusto di riprenderci le strade e i boschi, con
la minaccia della galera non otterranno un granchè. E neanche ci
inganneranno con il valore simbolico delle loro accuse, perché
sappiamo da dove nasce il terrore e ne conosciamo i manganelli, i gas,
le reti. E gli eserciti, le armi, le sbarre.
Non dobbiamo avere paura. Lasciamola respirare a quelli che vivono
blindati in un’esistenza spesa a difesa dei propri privilegi e delle
proprie mire di saccheggio.
Io, in questa gabbia ho i polmoni pieni della libertà che ho imparato
ad amare lottando, tra i sentieri e per le vie.
E come me molti altri. Voi. Solidali, complici e inarrestabili.
Chiara

Chiara scrive questa lettera dal carcere delle Vallette di Torino,
dove, da oltre tre mesi, si trova detenuta in un regime di particolari
restrizioni, in attesa di processo. Se vuoi conoscere meglio il caso
di CHIARA, CLAUDIO, MATTIA e NICCOLO’ segui il link :
www.liberodissenso.it

SIA FOLGORANTE- LA LORO -FINE
Il corteo di Valerio Verbano per me è sempre significato un momento dell’anno in cui non si poteva mancare, infatti è forse stato uno dei momenti a cui ho partecipato fin da piccolo , in maniera individuale, che mi ha portato poi ad avvicinarmi alla politica e alle scelte che tutt’oggi porto avanti.
Credo che la storia di Valerio sia importante per molti motivi, sicuramente il primo è la capacità che la sua storia ha di sbatterti in faccia la realtà nuda e cruda riuscendo in un attimo a togliere le varie foglie di fico che coprono l’oscenità del mondo in cui viviamo e diventare subito storia collettiva. Di fronte alla realtà di Valerio non esistono sfumature, non esistono letture di “cronaca”, chi sceglie di abbraccaire la causa e la verità di Valerio sceglie di aprire gli occhi e di fare scelte di coerenza e di dignità nella propria vita.
IN questi giorni non saprei quante volte mi sono sentito dire frasi del tipo “smettila di fare il rivoluzionario, rimettiti a studiare” e cose simili, ma questi quì forse non sanno che qua nessuno ha l’ambizione di risultare rivoluzionario, qui si tratta di una scelta di coerenza di chi guarda se stesso in quanto soggetto, si vede nel contesto e capisce che l’unico modo per avere una vita più dignitosa è lottare, tutto qui.
Per tornare alla tristezza, alla rassegnazione, allo squallore di una vita senza lotta, senza la ricerca di una vita migliore, c’è sempre tempo.
Mi ritrovo quindi oggi a non poter uscire di casa per venire al corteo per Valerio Verbano che in se è sempre significato molto di più e in questo anno assume ancora una volta la voce delle lotte sociali, delle lotte territoriali e di resistenza ,a rappresentare quella cultura politica che continuiamo a costruire e portare avanti in ogni gesto, ogni giorno, ogni lotta.
Mi ritrovo nella condizione in cui oggi uscire di casa varrebbe come un evasione, mi ritrovo sotto il controllo dello stato, lo stesso che per anni è stato assente nella mia vita (quando andavo a scuola, quando sono stato male, quando ero senza un soldo) riconosce in me un problema e quindi bisognoso di controllo, di essere represso.
Oggi lottare non è facile, come non lo è mai stato, ma oggi più che mai,forse, è difficile capire come creare l’alternativa all’esistente e allo stesso tempo capire in che maniera si va veramente a bloccare quell’ingranaggio complesso che sta sopra le nostre teste.
Sicuramente sappiamo che se la fase che viviamo è quella della dittatura finanziaria e del neoliberismo che fonda il modello dell’impresa come carattere dei governi e dei governati rendendoci tutti neoliberisti,tutti imprenditori di noi stessi, allora la risposta non può che essere collettiva, ampia, piena di differenze ma netta e determinata, pronta a non trattare nulla.
E allora forse qualche passo lo stiamo facendo nella direzione giusta , forse il messaggio che ci arriva con questo clima intimidatorio fatto di misure ed arresti deve servire solamente a capire che stiamo realmente rappresentando un problema e che perciò dobbiamo continuare senza paura e senza dubbi.
Lottare oggi significa uscire dalla condizione di “invisibilità” vuoldire riprendere consistenza e riacquistare un corpo, vuoldire non essere solo un numeretto di statistiche su cui basare le manfrine politiche e i giochi di speculazioni varie, vuoldire ridiventare protagonisti della propria esistenza e dell’esistenza di tutt@.
Nella realtà è sempre Golia a vincere.Ma non per questo Davide smetterà di guardarsi intorno, cercando una nuova pietra da scagliare.

a sarà dura
Mattia di Alexis e Acrobax

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Libertà per tutti gli arrestati di Roma, Napoli e della Valsusa

Il 13 febbraio 2014, a Roma, alle prime luci dell’alba decine di agenti si sono presentati sotto diverse occupazioni abitative per prelevare 17 attivisti a cui hanno notificato 7 arresti domiciliari e 10 obblighi di firma per aver partecipato alla manifestazione del 31 ottobre, con capi di imputazione che vanno dall’adunata sediziosa alla resistenza pluriaggravata e perfino alla rapina.
Una manifestazione che è stata un momento di grande partecipazione popolare che voleva raggiungere la Conferenza Stato-Regioni che discuteva di politiche abitative ripetendo lo slogan “una sola grande opera: casa e reddito per tutti/e”. L’assedio sotto la sede della Conferenza è poi stato arbitrariamente fermato e caricato a via del Tritone.

da www.tmnews.it

da www.tmnews.it


Quei momenti di tensione, che hanno visto i manifestanti tutti a volto scoperto rivendicare i propri diritti, sono stati tradotti in un impianto accusatorio tutto politico finalizzato a criminalizzare l’intero movimento di resistenza romano ( occupazione, precariato, studenti) anche preventivamente le prossime iniziative di lotta, a partire dal corteo di sabato prossimo contro il CIE di Ponte Galeria.
In momenti di grande crisi economica e occupazionale come quella attuale, lo Stato tenta di imporre le proprie ricette, scaturite da una logica capitalistica e globalizzata, dove sempre meno le condizioni sociali ed umane della collettività vengono rispettate. Le tensioni tra governi e popoli diventano sempre più forti e lo Stato fa sempre più spesso ricorso alle forze di polizia come strumento di repressione e alla riduzione della libertà ( arresti, domiciliar, obblighi di firma). E’ esattamente ciò che sta accadendo in Italia e lo dimostrano questi recenti arresti a Roma e Napoli e la Magistratura che è arrivata aaccusare di atti di terrorismo – reato che arriva a prevedere fino a 30 anni di carcerazione – gli arrestati in Val di Susa.
Il Comitato delle Madri per Roma città Aperta che nasce come risposta forte ad un atto di violenza di stampo fascista vuole raccontare e denunciare i tanti episodi di sopruso che accadono e che evidenziano la sistematica riduzione degli spazi di libertà e di diritto, che dovrebbero essere garantiti da una costituzione antifascista, atti che parlano invece di forme costrittive e repressive (soprusi, violenze e carcere), come unica risposta all’attuale disagio sociale ed economico del paese.
Il Comitato ritiene questi ultimi arresti a Roma e più in generale ogni arresto di attivisti sui temi della difesa del territorio e della denuncia del precariato e del disagio sociale, un attacco alle libertà e ai diritti scaturite dalle lotte ’antifasciste e dalla Resistenza.
Denunciamo l’uso di misure cautelari come l’isolamento in carceri speciali e la loro applicazione alle lotte sociali ed economiche .

Ogni arrestato è nostro figlio. Libertà per tutte e tutti.

Comitato Madri per Roma Città Aperta

Pubblicato in Comunicati | Commenti disabilitati su Libertà per tutti gli arrestati di Roma, Napoli e della Valsusa

Appello internazionale di docenti e intellettuali contro la criminalizzazione del movimento No Tav

Movimento NO TAV di nuovo sotto attacco

Da vent’anni nelle montagne del nord-ovest Italia, non lontano da Torino, un potente movimento è cresciuto, resistendo al piano del governo italiano di costruire una linea ferroviaria ad alta velocità che, oltre ad essere molto costosa ed economicamente inutile, distruggerebbe certamente l’ambiente montano. Più e più volte il movimento NO TAV, ormai ben conosciuto in tutta Europa, è stato oggetto di attacchi da parte delle forze dell’ordine e dell’esercito, oltre ad essere oggetto di una campagna denigratoria da parte dei politici di praticamente ogni colore. Tuttavia, così forte è stata la determinazione del popolo della Val di Susa e dei suoi numerosi sostenitori nel resistere a questo attacco alla loro terra e alle loro vite, che finora nessuna vera costruzione ha avuto luogo e tutto ciò che le aziende responsabili del progetto hanno raggiunto è stato quello di recintare migliaia di ettari di terra, appartenenti alla popolazione locale, con filo spinato e poliziotti.

www.informa-azione.info

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È ormai generalmente riconosciuto, anche a livello dell’UE, che la costruzione della linea ad alta velocità sia inutile, al punto che alcuni dei paesi partecipanti si sono già ritirati dal progetto. Tuttavia, il governo italiano ha ulteriormente intensificato il suo attacco contro la resistenza al TAV, con la piena militarizzazione della Val di Susa. Come hanno più volte denunciato gli abitanti di questa bellissima valle storica, situata vicino al confine con la Francia e centro della resistenza partigiana al Fascismo e al Nazismo negli anni ’40, nessuno sforzo è stato risparmiato per reprimere ideologicamente e fisicamente la legittima protesta dei residenti della valle, la quale dovrebbe sopportare ogni giorno le conseguenze del TAV. Il territorio della Val di Susa è già stato interamente ricoperto di gas lacrimogeni, e molti sono stati arrestati, feriti, e alcuni sono addirittura morti a causa della scandalosa determinazione del governo nel completare questo lavoro indipendentemente dalle sue conseguenze devastanti per la popolazione della valle.

Ora un nuovo violento attacco contro il movimento No Tav è in corso, il che richiede una risposta chiara da parte di tutti coloro che, dentro e fuori l’Italia, credono che la distruzione sistematica del nostro ambiente e la violazione dei bisogni e delle esigenze più elementari della gente siano crimini che riguardano tutti e tutte noi e che non dobbiamo tollerare.

Lunedì mattina, 29 luglio, la DIGOS – il ramo politico della polizia – ha fatto irruzione in decine di abitazioni a Torino e in Val di Susa. Dodici compagni e compagne sono stati costretti ad aprire le loro case agli agenti, che hanno poi proceduto nella ricerca di materiali compromettenti, presumibilmente legati alla loro protesta contro la recinzione dei terreni della valle con reti di filo spinato. Incaricata di cercare esplosivi e altre armi, la polizia ha fallito in questo obiettivo, ma ha sequestrato tutti i materiali audiovisivi e atti alla telecomunicazione che potevano trovare, chiaramente il vero obiettivo della ricerca. Come ha detto uno degli attivisti perquisiti: “Sono venuti per le armi, se ne sono andati con i computer e telefoni”.

L’operazione ha incluso il ristorante La Credenza – un nome che in italiano significativamente indica sia ‘fede’ che ‘dispensa’ – un luogo pubblico di incontro e di aggregazione per i No Tav in Val di Susa, dove si trovano anche i sindacati dei lavoratori e le associazioni politiche . Questo è un luogo dove ogni giorno le persone si incontrano per discutere di attualità, soprattutto in riferimento alla lotta, così come per condividere del cibo e un bicchiere di vino. Chiunque vada a Bussoleno, il cuore della lotta NO TAV, vi ci passa, per avere la possibilità di parlare con la gente locale, informarsi sugli eventi in corso e gustare un’ottima cena. Ma i magistrati lo dipingono come un luogo di cospirazione, per sostenere l’accusa che motiva l’operazione: coinvolgimento in “attacchi con finalità terrorista e sovversiva”.

Chiunque sia stato in Val di Susa o abbia seguito la lunga storia della protesta che la sua gente ha lanciato contro il TAV, sa che questa accusa è falsa, oltraggiosa, ed è un classico esempio di come incolpare le vittime. Non sorprende che le “prove” siano fabbricate.

www.autistici.org

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In una delle case perquisite, è stata trovata una mappa della valle con dei marcatori di segno su di essa. La giovane donna che vi abita è un membro del Legal Team per il movimento, e la mappa è parte del materiale che doveva sottoporre alla difesa nei processi che sono già in atto nei confronti di alcuni dei suoi membri. Su di essa sono contrassegnati i luoghi dove nel 2011 diverse persone sono state brutalizzate dalla polizia. Ma, secondo gli inquirenti, la mappa dimostra l’esistenza di un movimento di guerriglia organizzato militarmente.

Allo stesso modo, bottiglie di birra presumibilmente trovate nell’area del cantiere vengono presentate come evidenza della presenza di bombe molotov, senza che vi sia alcuna prova che abbiano mai contenuto altro che birra. Anche le magliette nere sono state sequestrate, anche se è difficile immaginare che cosa potrebbero provare. Ma il significato dell’operazione di polizia viene fuori più sfacciatamente laddove i magistrati affermano che i perquisiti sono indagati come sospettati di “attacchi con finalità terroristica.”

In sintesi, l’obiettivo di questa nuova operazione è quello di aumentare l’attacco al movimento rappresentandolo, legalmente e attraverso i media, come un movimento “terrorista” – una mossa che ha evidentemente l’intento di spaventare i suoi sostenitori, scagliare l’opinione pubblica contro il popolo della Val di Susa e legittimare ogni violenza che lo stato ritiene opportuna per scatenarsi contro di loro.

Non pensiamo che questa operazione avrà successo. Gli abitanti della Val di Susa hanno combattuto i fascisti, hanno combattuto i nazisti e per 20 anni sono stati in grado di respingere il tentativo del governo italiano di distruggere le loro montagne, già attraversato da numerose linee ferroviarie e da una strada di recente costruzione. Tuttavia non dobbiamo sottovalutare la volontà del governo di schiacciare questo movimento. Questo fatto sembra essere l’obiettivo primario di questa operazione, dato che i rapporti indicano che, anche da un punto di vista capitalistico, il progetto TAV è destinato a rivelarsi economicamente irrealizzabile. Perché perseguirlo poi con così tanta ostinazione, fino al punto di calpestare la vita di migliaia di persone? Forse perché il governo italiano non può ammettere che quando la gente lotta in modo unito può vincere? O è che i profitti che le aziende private farebbero avrebbero più importanza del fallimento del progetto di portare alcun beneficio al paese nel suo insieme e inoltre superare così l’immensa agonia e la perdita inflitta al popolo della Val di Susa?

La politica in questi giorni ha un carattere surreale. Menzogne, distorsioni, discussioni motivate ​​esclusivamente dai più stretti motivi economici privati ​​sono all’ordine del giorno. Ma il carattere fittizio delle accuse mosse contro le vittime delle perquisizioni non deve ingannarci circa i danni che possono infliggere. Come minimo questi attacchi stanno costringendo un movimento a ri-incanalare le proprie energie dalla lotta contro il TAV alla difesa di coloro sotto attacco.

Questo è il motivo per cui dobbiamo sostenere gli attivisti NO TAV sotto inchiesta, dobbiamo allargare il nostro sostegno per la lotta NO TAV e inviare un chiaro messaggio di protesta al governo italiano, chiedendo che cessi la persecuzione degli attivisti No TAV e che ponga fine al progetto del TAV stesso.

Si prega di firmare la dichiarazione-affiliazione seguente solo a scopo di identificazione:

Chiediamo con forza al governo e alla magistratura di:

* Terminare il suo uso arbitrario della legge per perseguitare gli attivisti No TAV;

* Cessare le indagini contro le dodici persone le cui case sono state perquisite;

* Fermare la militarizzazione della Val di Susa;

* Ascoltare la legittima protesta del popolo della Val di Susa e abbandonare il progetto TAV, che ha già causato tante sofferenze a tante persone.

Alexander Anievas, Research Fellow, Cambridge University, Uk

Dr. Dario Azzelini, Johannes Kepler Universität, Linz (Austria)

Erika Biddle-Stavrakos, York University, Toronto. Canada

Prof. Dusan Bjelic, University of Southern Maine

Werner Bonefeld, University of York, UK

Michaela Brennan, Ann Harbor, USA

George Caffentzis, Professor Emeritus, University of Southern Maine, USA

Chris Carlsson, Shaping San Francisco, San Francisco, CA, USA

Irina Ceric, Osgoode Hall Law School, York University, Toronto

Harry Cleaver, Emeritus, University of Texas, Austin, USA

William T. Cleaver, Austin, Texas, USA

Mitchel Cohen, Brooklyn Greens, Green Party, Former Chair WBAI Radio. N.Y., USA

Laura Corradi, Universita’ della Calabria

Dan Coughlin, New York, USA

Laurence Cox, National University of Ireland Maynooth, Ireland.

Patrick Cuninghame, Sociology Lecturer, Universidad Autonoma Metropolitana, Mexico City

Massimo De Angelis, The commoner.uk, London, UK

Federico Demaria, Universitat Autònoma de Barcelona, Spain

Dagmar Diesner, The commoner.uk, London, UK

Salvatore di Mauro, editor, Capitalism, Nature and Socialism. USA

Anna Dohm, Interventionist Left Germany

Sara R. Farris, Goldsmiths, University of London

Silvia Federici, Emerita, Hofstra University, Hempstead, N.Y.

Jim Fleming, Autonomedia, New York

Michael Hardt, Duke Univerity, Durham, North Carolina

Dr David Harvie, University of Leicester, UK

Conrad M. Herold, Dept of Economics, Hofstra University, Hempstead, N.Y.

Yaiza Hernández Velázquez, CRMEP, Kingston University, London

John Holloway, Professor, Benemérita Universidad Autónoma de Puebla, Mexico

Brian Holmes, art and cultural critic, Chicago

Andrej Hunko, MP for the German Bundestag

Fiona Jeffries, Simon Fraser University, Vancouver, Canada

Lewanne Jones, Autonomedia, New York. USA

Nancy Kelley, HIRC of Harvard Law School, Cambridge, Massachussetts

Sabu Khoso, New York. USA

Peter Linebaugh, Toledo, USA

Federico Luisetti, University of North Carolina at Chapel Hill, North Carolina

Mari Lukkari, journalist, Finland

Caitlin Manning, California State University, Monterey Bay.

Barry Hamilton Maxwell, Cornell University, Ithaca, N.Y., USA

Massimo Modonesi, Coordinador del Centro de Estudios Sociológicos, Facultad de Ciencias Políticas y Sociales

Universidad Nacional Autónoma de México

Donald Monty Neill, Boston, USA

John Malamatinas, Cologne-Germany

Pablo Mendez, University of British Colombia, Vancouver

Cristina Rousseau, Doctoral Candidate, York University, Toronto.

Stevphen Shukaitis, University of Essex, UK

Marina Sitrin, CUNY Graduate Center, N.Y. USA

Konstantine Stavrakos, environmental lawyer, Toronto.

Alberto Toscano, London, UK

Kevin Van Meter, Team Colors Collective & University of Minnesota (Graduate Student), Minneapolis, MN

Chris Vance, Vancouver, Canada

Dr Peter Waterman Institute of Social Studies, The Hague (retired)

John Willshire-Carrera, HIRC of Harvard Law SchoolCambridge, Massachussetts.

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