Dal Chiapas: incontro con le madri dei desaparecidos messicani

Carissime,
non potete capire quello che ho fatto stamattina: stavo passeggiando nella piazza centrale di San Cristobal nel Ciapas con Franco e Fabio giornata stupenda con un sole caldo che evidenziava i colori della cattedrale di San Cristobal (giallo e rosso) abbiamo visto all’improvviso una manifestazione che veniva verso di noi e si sono fermati accanto ad un palco dove noi ci stavamo godendo il sole per fare alcuni interventi: erano le madri dei migranti in America che sono spariti ovvero altri desapericidos. Quando ho visto queste madri che strillavano con dolore di avere diritto di sapere che fine hanno fatto i loro figli,ebbene mi è scattata una molla, mi sono presentata ad una delle madri e le ho detto che anch’io facevo parte di un comitato di madri antifasciste formato dopo la morte di un ragazzo ucciso dai fascisti e che volevo esprimere al microfono sul palco la mia solidarietà e quelle delle altre madri del comitato per il loro dolore, e così è stato.
Sul palco mi sono presentata dicendo appunto che facevo parte di un comitato di madri e in cinque minuti(tempo concessomi) ho fatto la solita presentazione dell’uccisione di Renato e di Stefania che ha voluto questo comitato che lotta contro il fascismo in Italia. Naturalmente ho anche detto che le capivo, perchè solo una mamma le può capire.
Io devo ringraziarvi tutte, ma sopratutto Stefania che mi da l’energia per fare queste cose che le sento dentro me, ed è stato così spontaneo presentarmi e parlare a braccio (cosa che io non ho mai fatto), perchè sentivo la disperazione di quelle madri di figli e figlie spariti/e tanto da avere la forza di dire qualcosa vicine a loro anche se diverse.
Vi abbraccio immensamente
Teresa

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Antifascismo: le Madri incontrano il Sindaco Marino

Piazza del Campidoglio ci aveva accolte molto rumorosa e con una certa tensione. Ovviamente non era per noi tutta quella folla, ma erano i dipendenti del Comune che protestavano per la loro situazione lavorativa.
Mi sono un po’ sentita a disagio quando a noi hanno aperto le transenne e ci hanno fatto entrare, ma tant’è… non toglievamo nulla a nessuno, anzi, eravamo lì per la nostra causa che è poi, o meglio dovrebbe essere, di tutti i cittadini romani e non solo.
Il Campidoglio sembrava un porto di mare, con gente che andava e veniva da tutte le parti, ma noi siamo state sedute attorno ad un tavolo alla sala degli arazzi. Abbiamo potuto parlare tranquillamente fra di noi, con Peciola e con la signora che era la nostra “cerimoniera”, così abbiamo allentato quel po’ di tensione che sempre cala prima di qualche fatto importante o che riteniamo tale.
Marino è entrato da una porta alle nostre spalle, come un ingresso in scena dalle quinte, ma l’incontro non è stato una scena teatrale ed è iniziato con una stretta di mano singolarmente a tutte noi.
Ha iniziato a parlare Fabiola e poi via, via tutte, chi di più e chi meno.
Stefania ha offerto ancora una volta, come solo lei è capace di fare, il suo Dolore in cambio delle attenzioni che devono essere messe in atto contro ogni forma di violenza, di vendetta, di razzismo.
Abbiamo fatto capire che la causa dell’intolleranza, che in questi ultimi tempi si è determinata in alcune periferie non sarà sconfitta semplicemente spostando altrove e neanche al centro della città tutte le minoranze “fastidiose”, perché non è l’esasperazione di chi vive in condizioni disagiate a determinarla. Questa intolleranza avverrebbe in qualsiasi parte della città e si chiama razzismo.
Si tratta di intolleranza verso chi vive, agisce, si comporta secondo modelli che non si ritengono “nostri” e non semplicemente di ostilità verso persone che si temono. Da qui la nostra rinnovata preocupazione per il rigurgito dei gruppi neofascisti in città, la loro legittimazione da parte di alcune istituzioni ed il loro fomentare lo scontento fra la popolozione disagiata. Abbiamo puntualizzato che il nostro antifascismo non si rivolge nei confronti di quello storico, ma nei confronti delle sue derivazioni attuali ed è per tale motivo che abbiamo auspicato maggiore attenzione per il Museo di via Tasso dove vorremmo attualizzare le problematiche delle violenze nelle carceri del passato con quelle dell’oggi.
Abbiamo reso noto il viaggio a Parigi ed i contatti con la Grecia per la nostra manifestazione del 21 aprile presso la sala renato Biagetti.
Il sindaco faceva sue tutte le nostre preoccupazioni e dimostrava di volta in volta la sua intenzione di coinvolgerci concretamente in tutte quelle situazioni dove potremmo essere di aiuto e di suggerimento.
Non se se quest’ultima intenzione si concretizzerà: perchè il sindaco cambierà, perchè le circostanze non la renderanno possibile, ma Marino è sembrato a tutte noi davvero sincero mentre lo diceva.
Dimenticavo anche un nostro accenno la “reato di tortura”, anche questo condiviso da parte di Marino che ci ha invitato a leggere gli atti dove lui considera che tale reato DEBBA diventare reato per la nostra legislazione.
Non so se ho detto tutto, ma molto è già stato scritto dalle altre madri nelle mails precedenti.
Sono stata lunga pensando alle madri che non erano presenti.
Mirella

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Appello al Sindaco di Roma

I fatti di Tor Sapienza sono l’ennesimo campanello d’allarme della gestione di una città che abbandona le periferie al proprio destino e che fatica ad essere solidale con chi cerca lavoro in un paese straniero o fugge dalle guerre. Tutto accade nello scenario di quartieri che si rivelano oggi, in tutte le sue durezze di meccanismi di esclusione e marginalizzazione che colpiscono direttamente ampi strati della cittadinanza.
Le risposte date negli ultimi dieci anni al tema dell’emarginazione e l’esclusione sociale e ad eventi tragici da esso determinate sono state superficiali e hanno anzi contribuito a fomentare un clima di odio per lo straniero .In risposta all’assassinio di Giovanna Reggiani, si procedette allo sgombero indiscriminato di baracche abitate da lavoratori rumeni. Nello stesso periodo gruppi di neofascisti, compirono atti di squadrismo nei confronti di altri lavoratori stranieri. A Torpignettara anni fa non si capì l’importanza delle vicende della scuola Pisacane, dove i genitori italiani si rifiutavano di iscrivere i propri figli e qualche giorno fa un padre italiano ha istigato il proprio figlio di 17 anni ad uccidere un uomo pakistano.
Chiudere il centro per minori e rifugiati politici non risolverà magicamente il degrado di Tor Sapienza presente da molti anni e che fonda le sue radici in uno sviluppo metropolitano che non ha mai preso in considerazione la dignità del vivere di chi lo doveva vivere quotidianamente. La popolazione rimane vittima di un sistema che, prima la priva di ogni servizio e diritto, poi le insegna a riconoscere un finto nemico affinché non si accorga di dove si annidi davvero il problema. La frustrazione che domina chi vive queste periferie, trova facilmente sfogo violento e razzista nei confronti delle fasce più deboli e che oggi ha come obbiettivo il centro per minori e rifugiati stranieri.
Le due strutture che sono state svuotate sono proprio quelle che potrebbero permettere al migrante di sentirsi parte della comunità, che potrebbero aiutare a chiudere il cerchio del percorso migratorio trovando uno sbocco lavorativo e un futuro di reale integrazione, se solo fossero inserite in un contesto territoriale dignitoso e accogliente per i suoi cittadini italiani e migranti.
E’ inaccettabile quindi che, in risposta ad attacchi, la cui matrice sembra essere di stampo fascista e squadrista, da parte di gruppi che incitano all’odio sociale e coltivano impunemente razzismo e xenofobia, si chiuda un centro per minori stranieri non accompagnati e richiedenti asilo, che godono di tutele internazionali. Ogni minore di qualsiasi nazionalità è patrimonio del mondo e tutelato, se pur non sufficientemente da convenzioni internazionali.
Difendendo un centro per minori stranieri non accompagnati si difende il futuro del mondo, il nostro futuro. Difendere un rifugiato politico significa contrastare le guerre, offrire un’abbraccio solidale ai popoli oppressi e decimati dalle guerre. Difendere minori e migranti vuol dire proprio difendere noi stessi, tutti noi abitanti di Roma, dalle politiche miopi verso le periferie, dalle azioni che innescano una “guerra tra poveri” riducendo le soluzioni ad una questione di ordine pubblico, da gestire con polizia e blindati.
Condanniamo, chi in queste ore soffia sul fuoco; chi diffonde odio contro il “diverso”. Non si costruisce una città accogliente per tutti lasciando i cittadini ai sentimenti di paura e di odio, in balia di chi cavalcando un forte e annoso malcontento, tesse un disegno antidemocratico.
Chiediamo al sindaco di difendere la dignità dei suoi cittadini, italiani e stranieri creando le condizioni per superare le diverse forme di disagio e di marginalità; nel recupero della dignità umana per tutti, italiani e stranieri, e per rispondere ai bisogni e alle esigenze della popolazione resa più fragile dalla durissima crisi economica e sociale.
Chiediamo al sindaco di costruire ponti e non muri tra tutti i suoi cittadini italiani e migranti, dando la nostra disponibilità ad un’azione civile di comprensione reciproca dei diritti dell’altro.
Comitato Madri per Roma Città Aperta

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Lettera aperta al Sindaco di Roma e al Presidente della Regione Lazio

Il Comitato esprime la sua preoccupazione per l’arresto di Nunzio D’erme e le successive misure cautelari applicate anche a Marco Bucci, per avvenimenti accaduti a Roma che risalgono a diversi mesi fa.
Vogliamo ricordare che il motivo dell’arresto di Nunzio d’Erme è quello di aver reagito nei confronti di una provocazione da parte dei militanti di Militia Christi, in occasione di un incontro pubblico sull’omofobia nelle scuole organizzato nella sede del municipio VII.
Milithia Christi è stata oggetto nel 2010 di un’indagine da parte della Procura della Repubblica di Roma, in quanto ritenuta una organizzazione responsabile di apologia del fascismo, diffusione di idee fondate sull’odio razziale ed etnico e per violazione della Legge Mancino. Sono state imputati a Militia striscioni e scritte murarie anche sulla sede del Museo di via Tasso, dove è stata anche danneggiata a colpi d’ascia la targa del museo. L’indagine si è conclusa nel 2013, con due condanne con patteggiamento, sette rinvii a giudizio e un proscioglimento.
Nonostante ciò esponenti di Militia Christi hanno potuto, nel maggio 2014, tranquillamente “intervenire” provocatoriamente ad un convegno pubblico sul tema dell’omofobia sotto gli occhi delle forze dell’ordine, che, puntualmente invece, alcuni mesi dopo hanno arrestato Nunzio d’Erme e Marco Bucci, organizzatori antifascisti del convegno, per le reazioni alla provocazione di Militia Christi.
è evidente che A Roma si ritiene più pericoloso un antifascista che due esponenti di un gruppo incriminato di apologia di fascismo e autore di scritte naziste e razziste.
Ma Militia Cristi non è sola sul territorio di Roma. La geografia dell’estrema destra in città si è arricchita di numerosi gruppi che sono le cellule locali di movimenti che hanno ormai carattere nazionale e transnazionale. Forza Nuova, Fiamma tricolore, Casa Pound, Blocco Studentesco, Militia Christi proliferano nella nostra città e nella nostra regione, senza alcun tipo di contrasto da parte di istituzioni, delle forze dell’ordine e della magistratura. Su Roma si è imposta una cupola nera, che vede molti esponenti di questi gruppi implicati in fatti di criminalità, invisibile ma potentissima, con ampi spazi di manovra anche economico finanziari, comandata da estremisti di destra di due generazioni.
Il fascismo non si presenta più nelle forme politico criminali degli anni settanta e ottanta. Coloro che hanno ucciso Renato Biagetti, Davide Cesare DAX, che si rendono responsabili di pestaggi indiscriminati, non sono più soltanto compagini ben definite e strutturate, ma appartengono ad un macrocosmo nero, dove trovano risposte giovani e adulti alimentati dal razzismo e dall’odio per il diverso. L’attuale condizione di profonda crisi economica e sociale, assieme alla perdita di consenso della classe politica, sono il terreno di coltura più favorevole per la nascita e il rafforzarsi di queste formazioni illegali. E i bastoni e le lame sono gli strumenti di attacco portati ai cittadini antifascisti che tentano di arginare questa nuova minaccia.
Esprimiamo pertanto, ancora una volta la nostra forte preoccupazione che, al diffondersi di gruppi e associazioni che al fascismo si ispirano, non venga data una risposta istituzionale antifascista ferma e puntuale.
Chiediamo al Sindaco Marino e al Presidente della Regione Lazio Zingaretti di rispondere al mandato di tanti cittadini antifascisti e attivarsi , come indicato dalla Costituzione e dalle norme, per contrastare la presenza di gruppi di ispirazione fascista e neonazista e razzista a Roma e nel Lazio

Comitato Madri per Roma Città Aperta

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Omicidio di Stato in Francia

remi3
(da http://www.polisblog.it/galleria/lo-studente-remi-fraisse-ucciso-durante-gli-scontri-con-la-polizia-a-sivens/1)

Rémi aveva 21 anni e, appassionato della natura, ha incrociato l’esperienza umana e di lotta delle ZAD. È stato ucciso dalle armi della polizia francese, beffardamente chiamate non letali. Poteva essere chiunque di noi, tra chi resiste ai piccoli e grandi soprusi quotidiani. Quella notte Rémi ha visto i bagliori delle granate della polizia e annusato l’aria impregnata dai lacrimogeni. Chi era con lui l’ha visto allontanarsi verso coloro che resistevano agli attacchi polizieschi esclamando: “Allez! Il faut aller!”
Bisogna andare e bisogna esserci, dicevi, adesso sta a noi continuare.(da http://aquiestoy.noblogs.org/post/2014/11/04/da-parigi-per-remi/#more-239_______________________________________________)

FRANCE-ENVIRONMENT-AGRICULTURE-ENERGY-WATER-INVESTIGATION

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Comincia il processo civile per l’omicidio di Renato Biagetti

Nel processo civile, che inzierà a novembre, per l’omicidio di Renato, viene citata in processo la Presidenza del Consiglio dei Ministri, lo Stato richiedendo il pagamento dei risarcimenti dovuti a Stefania e Dario a motivo della responsabilità della Presidenza del Consiglio derivante dalla mancata attuazione e dal mancato recepimento da parte dello Stato italiano della direttiva comunitaria 2004/80/CE del 29 aprile 2004 “relativa all’indennizzo delle vittime di reato”
Noi ci siamo chieste cosa significasse chiamare in causa lo Stato in occasione di questi reati violenti.
Il linguaggio degli avvocati richiama una responsabilità derivante da un direttiva comunitaria.
Noi vogliamo richiamare, oltre a questa, una responsabilità più alta dello Stato nell’accadimento di delitti violenti come l’omicidio di Renato. Vogliamo sottolineare la responsabilità dello Stato nel creare le condizioni sociali e culturali perché questi omicidi avvengano.
Uno Stato che favorisce la cultura della paura, piuttosto che quella del rispetto delle diversità, favorisce il nascere del sentimento di odio che porta agli omicidi. Ogni omicidio può essere considerato un omicidio di stato, sia quando arma la mano di giovani, alimentati da ideologie razziste, omofobe, sia quando arma la mano dei suoi rappresentanti ( polizia, carabinieri, guardie carcerarie, …) che dovrebbero essere preposti alla difesa dei cittadini in qualunque luogo o situazione essi si trovino.
Recentemente nella vicenda del ragazzo di 17 anni che ha ucciso a calci e pugni Khan Muhammad Shahzad pakistano di 40 anni, è stato incriminato anche il padre che lo incitava dal balcone a picchiare e ad uccidere. Lo Stato oggi, con i suoi atteggiamenti tolleranti verso compagini razziste , naziste ed omofobe, attento difensore dell’impunibilità dei suoi rappresentanti è come questo padre. Responsabile.
E’ per questo che vogliamo sempre ricordare la storia di Renato insieme a quella di Stefano, di Federico, di Carlo, di Dax e di ognuno che ha incontrato una mano e una testa alimentati da sottoculture del disprezzo, del razzismo, dall’odio e da rinnovati fascismi.
E’ per questo che abbiamo deciso di contrastare questo stato oltre che nei territori anche nelle aule di tribunale.

Comitato Madri per Roma Città Aperta

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In ricordo di Stefano Cucchi e di tutte le vittime dello stato

A 5 anni dalla morte di Stefano Cucchi teniamo viva la sua memoria perchè Stefano possa avere verità e giustizia e perchè ciò che è successo a lui non accada mai più a nessun altro.

PROGRAMMA

Ore 17:00
Proiezione del documentario
” 148 Stefano. Mostri dell’inerzia ”
regia di Maurizio Cartolano.

A seguire dibattito e presentazione del primo Info Point di Acad a Roma

Interverranno:

– Ilaria Cucchi (sorella di Stefano)
– La famiglia di Dino Budroni (quarantenne ucciso il 30 luglio del 2011 sul g.r.a. di Roma da un colpo di pistola sparato da un poliziotto)
-La famiglia di Riccardo Magherini (quarantenne morto a Firenze il 3 marzo a seguito di un fermo)
– La famiglia di Davide Bifolco (ragazzo sedicenne ucciso il 5 settembre a Napoli da un colpo di pistola sparato da un carabiniere)
-La famiglia di Stefano Brunetti (quarantatreenne morto il 9 settembre 2008 a Velletri in seguito ad un arresto)
-Grazia Serra (nipote fi Franco Mastrogiovanni (maestro cinquantottenne morto a Vallo della Lucania il 4 agosto del 2009 a seguito di un Tso in cui è stato legato mani e piedi per più di 80 ore)
-La famiglia di Stefano Gugliotta (ragazzo venticinquenne pestato a Roma il 5 maggio del 2010 dai celerini)
– Avv. Fabio Anselmo (Legale della famiglia Cucchi e di molte altre famiglie che hanno subìto abusi)
– Sen. Luigi Manconi (Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani e Presidente dell’ Associazione ” A buon Diritto “.
– Gianluca Peciola (Consigliere comunale di Roma Capitale )
– Comitato Madri per Roma Città Aperta
-Attivisti associazione Acad

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Fascismi vecchi e nuovi: occorrono nuove pratiche di antifascismo

Il Comitato esprime la sua preoccupazione per l’arresto di Nunzio D’erme e le successive misure cautelari applicate anche a Marco Bucci, per avvenimenti accaduti a Roma che risalgono a diversi mesi fa.
Vogliamo ricordare che il motivo dell’arresto di Nunzio d’Erme è quello di aver reagito nei confronti di una provocazione da parte dei militanti di Militia Christi, in occasione di un incontro pubblico sull’omofobia nelle scuole organizzato nella sede del municipio VII.
Milithia Christi è stata oggetto nel 2010 di un’indagine da parte della Procura della Repubblica di Roma, in quanto ritenuta una organizzazione responsabile di apologia del fascismo, diffusione di idee fondate sull’odio razziale ed etnico e per violazione della Legge Mancino. Sono state imputati a Militia striscioni e scritte murarie anche sulla sede del Museo di via Tasso, dove è stata anche danneggiata a colpi d’ascia la targa del museo. L’indagine si è conclusa nel 2013, con due condanne con patteggiamento, sette rinvii a giudizio e un proscioglimento.
Nonostante ciò esponenti di Militia Christi hanno potuto, nel maggio 2014, tranquillamente “intervenire” provocatoriamente ad un convegno pubblico sul tema dell’omofobia sotto gli occhi delle forze dell’ordine, che, puntualmente invece, alcuni mesi dopo hanno arrestato Nunzio d’Erme e Marco Bucci, organizzatori antifascisti del convegno, per le reazioni alla provocazione di Militia Christi.
E’ evidente che A Roma si ritiene più pericoloso un antifascista che due esponenti di un gruppo incriminato di apologia di fascismo e autore di scritte naziste e razziste.
renoize2014_mamme

Ma Militia Cristi non è sola sul territorio di Roma. La geografia dell’estrema destra in città si è arricchita di numerosi gruppi che sono le cellule locali di movimenti che hanno ormai carattere nazionale e transnazionale. Forza Nuova, Fiamma tricolore, Casa Pound, Blocco Studentesco, Militia Christi proliferano nella nostra città e nella nostra regione, senza alcun tipo di contrasto da parte di istituzioni, delle forze dell’ordine e della magistratura. Su Roma si è imposta una cupola nera, che vede molti esponenti di questi gruppi implicati in fatti di criminalità, invisibile ma potentissima, con ampi spazi di manovra anche economico finanziari, comandata da estremisti di destra di due generazioni.
Il fascismo non si presenta più nelle forme politico criminali degli anni settanta e ottanta. Coloro che hanno ucciso Renato Biagetti, Davide Cesare DAX, che si rendono responsabili di pestaggi indiscriminati, non sono più soltanto compagini ben definite e strutturate, ma appartengono ad un macrocosmo nero, dove trovano risposte giovani e adulti alimentati dal razzismo e dall’odio per il diverso. L’attuale condizione di profonda crisi economica e sociale, assieme alla perdita di consenso della classe politica, sono il terreno di coltura più favorevole per la nascita e il rafforzarsi di queste formazioni illegali. E i bastoni e le lame sono gli strumenti di attacco portati ai cittadini antifascisti che tentano di arginare questa nuova minaccia.
Esprimiamo pertanto, ancora una volta la nostra forte preoccupazione che, al diffondersi di gruppi e associazioni che al fascismo si ispirano, non venga data una risposta istituzionale antifascista ferma e puntuale.
Chiediamo al Sindaco Marino e al Presidente della Regione Lazio Zingaretti di rispondere al mandato di tanti cittadini antifascisti e attivarsi , come indicato dalla Costituzione e dalle norme, per contrastare la presenza di gruppi di ispirazione fascista e neonazista e razzista a Roma e nel Lazio

Comitato Madri per Roma Città Aperta

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Lo stato uccide ancora

Comunicato contro la repressione (prima parte)

Vedendo quello che accade intorno a me, mi sono sentito in Dovere di scrivere questo comunicato. Probabilmente ne subirò delle conseguenze, ma mi sono sempre schierato dalla parte della Giustizia e della Verità e sono consapevole di quello che ne comporta.

Mi scuso per la lunghezza delle due parti del comunicato ma le Repressioni, le Persecuzioni, le Violenze, le Illegalità, le Ingiustizie, le Censure, ecc… in questo Paese sono davvero tante che per riportarle tutte non basterebbe un’enciclopedia. Mi limito in questo comunicato a riportare soltanto alcune storie tra cui la mia storia. Vi invito ad approfondirle e a trovarne altre.

Io come Migliaia di altri mi considero Vittima di Repressione.

Nel 2008 sono stato indagato per aver difeso la mia Terra e il Diritto alla Salute opponendomi alla realizzazione di una nuova discarica che dista 1 km in linea d’aria da quella di Difesa Grande di Ariano Irpino (AV) restata aperta per 14 anni e chiusa nel 2007 per gravi problemi di Inquinamento. Voglio ricordarvi che in Campania le discariche e i rifiuti tossici che vi sono stati seppeliti sotto, con la complicità di politici, gestori delle discariche e mafie, hanno portato all’ammalarsi e alla morte di miglia di Campani.

Mi sono state mosse accuse pesanti e del tutto infondate e false. In questo processo 4 sindaci anch’essi indagati, sono stati assolti, mentre 13 ambientalisti tra cui io siamo stati tutti rinviati a giudizio (LINK 1).

Nel processo riguardante il Disastro Ambientale della discarica di Difesa Grande, dopo 10 anni di processi, su 24 imputati indagati con 16 capi di imputazione tra cui spiccano lo Smaltimento Illecito di rifiuti, Inquinamento Ambientale, violazioni edilizie e Alterazione delle Bellezze Naturali, soltanto 2 imputati sono stati condannati a 6 mesi (riconosciuti responsabili solo della mancata messa in sicurezza e realizzazione della fase di gestione del post mortem della discarica), mentre gli altri 22 imputati sono stati tutti assolti. (LINK 2)

Il 22 ottobre 2011 sono stato Prelevato dalla mia abitazione da 10 agenti appartenenti a diversi nuclei operativi per quanto concerne gli scontri della manifestazione del 15 ottobre 2011, e trasferito nel carcere di Chieti. Anche in questa occassione mi sono state mosse accuse pesantissime, anche questa volta del tutto infodate e false. Ma stavolta la storia è ben diversa.

La Procura di Ariano Irpino dalla quale è scattata l’indagine e le successive accuse nei miei confronti, cercava visibilità in quanto il Tribunale di Ariano Irpino era a rischio chiusura (chiusura ugualmente avvenuta con mio immenso piacere). Le successive dichiarazioni (LINK 3) del Procuratore Capo di Ariano Irpino, Luciano D’Emmanuele: “Pur essendo una procura di periferia, ci difendiamo bene, viene premiato il lavoro investigativo, che è stato rapidissimo e ci ha portato a conseguire un risultato così importante” e “Ecco come sono utili i piccoli tribunali…” confermano la mia ipotesi.

L’indagine è stata fatta scattare dal Sostituto Procuratore del Tribunale di Ariano Irpino, Dr.ssa Michela Palladino, la quale ha fatto anche mandare 32 avvisi di garanzia a 32 operai dell’Irisbus colpevoli di aver Difeso il Futuro della fabbrica e il Futuro delle loro famiglie, in una manifestazione avvenuta il 15 ottobre 2011 davanti la fabbrica dell’Irisbus di Valle Ufita (LINK 4). Gli operai dell’Irisbus cercavano Giustizia, hanno trovato la Palladino (cit.).

Un’altra motivazione del mio arresto è mediatica. I media nazionali di disinformazione cercavano il mostro da sbattere in prima pagina. Io ero un ottimo candidato in quanto già sotto accusa per il processo sulle discariche e anche perchè il giorno del mio arresto mi stavo accingendo per andare a una Manifestazione NOTAV in Val di Susa. Sono stato fermato e succesivamente posto a perquisizione, nel momento stesso in cui mi ero messo in macchina per andare alla stazione di Pescara. Mi chiedo se il giorno e il momento del mio arresto fossero casuali o premeditati?

Questo ha fatto si che aumentassero le Truppe di Occupazione in Val di Susa nel giorno della manifestazione “Dacci un Taglio” e i media di disinformazione gridassero all’infiltrazione di blec bloc all’interno di quella Manifestazione. Hanno avuto così la Scusa di Criminalizzare come da loro abitudine il Movimento NOTAV. Per questo spiacevole fatto mi sono sentito in colpa e anche se non avevo colpe dirette e non potevo imagginare cosa sarebbe successo quel sabato voglio chiedere ugualmente scusa al Movimento NOTAV. Visto che mi era stato impedito di partecipare alla Manifestazione e quindi non ero presente in Val di Susa, la manifestazione si è conclusa senza nessun incidente !!!

I media nazionali di disinformazione mi hanno dipinto come un assassino diffondendo publicamente tramite i loro giornali e le loro tv molte falsità facendomi passare agli occhi della Nazione come un mostro e come capo dei blec bloc. Ma non è tutto bloc ciò che è blec (cit.).

Dopo 26 giorni di carcere passati la prima settimana in sciopero della sete e della fame e la seconda soltanto in sciopero della fame, e dopo essere stato per la maggior parte del tempo nel Carcere di Chieti e successivamente trasferito all’improvviso nel Carcere di Rebibbia, i giudici del riesame con 5 pagine di motivazioni, hanno fatto decadere tutte le accuse mosse nei miei riguardi.

Tale notizia è stata oscurata dai media nazionali di disinformazione i quali si erano riempiti le prime pagine e le prime edizioni dei tg per molti giorni dopo il mio arresto. Soltanto pochissimi giornali di informazione e alcune testate locali ne hanno dato notizia.

Ma non è stata l’unica cosa ad essere oscurata…..

Qualche giorno dopo essere uscito dal Carcere di Rebibbia ho scritto un comunicato stampa (LINK 5). In questo comunicato scrivo: “Ringrazio il Tribunale del Riesame per aver fatto luce e aver riportato giustizia e verità sulla mia situazione ma chiedo ugualmente di essere rinviato a giudizio”. “Voglio essere ascoltato dai giudici ai quali riporterò tutto ciò che penso e che so sulla manifestazione del 15 ottobre, dirò quali sono le mie idee e anticipo pubblicamente e apertamente che mi schiero e appoggio ideologicamente quelli che tutti chiamano violenti”. Concludo il comunicato con: “La verità si deve sapere perché è in gioco la libertà di 11 compagni/e”, “Voi Procure volete condannarmi e farmi arrestare? Fatelo pure ma sarà per le mie idee e non per ciò che mi avete accusato”.

Ne approfitto per ribadire la mia estraneità a tutti i capi di accusa che mi sono statti imputati!

Se vuoi diventare un vero cercatore della verità, almeno una volta nella tua vita devi dubitare, il più profondamente possibile, di tutte le cose. (René Descartes)

Questo comunicato l’ho scritto mosso dalla rabbia per ciò che ho subito io e altri manifestanti. A due anni di distanza lo confermo e lo ribadisco!

Ora di seguito vi riporto due episodi gravissimi di Censura attuati nei miei confronti:

Il comunicato stampa l’ho mandato a moltissime testate giornalistiche cartacee nazionali e locali e alle varie redazioni dei tg nazionali e locali. Soltanto un giornale locale e due testate web locali hanno avuto il coraggio di pubblicarla.
Vedendo che il mio comunicato stampa è stato Censurato da Tutti, mi sono visto costretto a recarmi alla Stazione dei carabinieri di Chieti Scalo per sporgere regolare denuncia. Dopo un po’ di tira e molla, i carabinieri di Chieti Scalo hanno acconsentito alla trascrizione della mia denuncia la quale è stata timbrata e firmata. Ho denunciato varie testate di disinformazione sia cartacee che televisive per Censura facendo appello al Diritto di Libertà di Espressione e Informazione Sanciti della nostra Costituzione (Art.21: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure), e facendo appello al Diritto di Libertà di Espressione Sanciti dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (Art.11: Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera). Questa mia denuncia è rimasta chiusa nei loro cassetti ma poco mi importa, sapevo già ben prima di scriverla che sarebbe stata Censurata e che non ci sarebbe stato nessun seguito.
La legge è uguale per La RAI ai Cittadini – Aderisci anche tu – MoveOn italianotti; le denunce delle procure però sono diverse e immediatamente attuate rispetto alle denunce per la Violazione dei Diritti Fondamentali!

Ne approfitto per ricordare nuovamente alle Autorità che nel caso in cui io sarò vittima di Persecuzione o altro i miei amici diffonderanno nel giro di poco tempo notizie rilevanti oscurate e tenute nascoste e documenti nei quali riporto dettagliatamente i gravi crimini commessi e tutt’ora in corso verso il Nostro Popolo e verso Tutti gli altri Popoli.

Concludo qui la prima parte del comunicato contro la Repressione dando la mia Solidarietà e Vicinanza a Tutti/e le Vittime di Ingiustizia, di Persecuzione e di Repressione.

TUTTI/E LIBERI/E

CHUCKY VECCHIOLLA

Leo­nardo Vec­chiolla, detto «Chucky», gio­vane atti­vi­sta di 26 anni, si è ucciso (il 1 settembre 2014) spa­ran­dosi un colpo di arma da fuoco alla tem­pia nella casa dello zio in via Intonti ad Ariano Irpino. «Chucky» viveva a Chieti insieme alla com­pa­gna con la quale ha avuto un figlio che oggi ha un anno. Vec­chiolla era stato arre­stato a Chieti nel 2011 per gli inci­denti del 15 otto­bre in piazza San Gio­vanni a Roma tra mani­fe­stanti e forze dell’ordine. Pesan­tis­sime le accuse: ten­tato omi­ci­dio del cara­bi­niere che gui­dava il blin­dato dato alle fiamme, deva­sta­zione, sac­cheg­gio e resi­stenza. Era stato scar­ce­rato il 16 novem­bre 2011 dal tri­bu­nale del rie­same. Video e foto­gra­fie che lo ritrae­vano a volto sco­perto e lon­tano dal fur­gone in fiamme lo hanno sca­gio­nato. Chucky si è sem­pre dichia­rato estra­neo ai fatti. «Chucky ieri sera ha deciso di lasciarci. Ha deciso di spez­zare le catene della repres­sione per volare libero» ha scritto l’Osservatorio con­tro la Repres­sione. In un mes­sag­gio di com­miato i 99 Posse hanno ricor­dato che Leo­nardo è stato attivo nelle lotte con­tro l’inceneritore di Acerra e con­tro la disca­rica di Difesa Grande ad Ariano Irpino. «Ci resta tanta rab­bia e tri­stezza — scri­vono i 99 Posse — per il terzo sui­ci­dio di un gio­vane impe­gnato nelle lotte sociali, un feno­meno che chiama tutti noi a una rifles­sione dove­rosa». «Il seque­stro di stato che per­dura da quasi mille giorni mi impe­di­sce di dar­gli l’ultimo saluto — scrive Davide Rosci dete­nuto per gli scon­tri del 15 otto­bre — So cosa signi­fica essere accu­sato ingiu­sta­mente e per reati che non dovreb­bero esi­stere nel nostro ordi­na­mento giu­ri­dico per­chè figli del fasci­smo. Che la terra ti sia lieve com­pa­gno Chucky, per te con­ti­nue­remo a resistere». da http://ilmanifesto.info/15-ottobre-2011-il-suicidio-di-leonardo-chucky-vecchiolla/

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A Stefania


A Stefania…con Renato nel cuore
Apro fb …io non giro nelle case dei miei contatti, leggo quanto scorre nella home, ma certamente ho le notifiche attivate su persone o pagine a cui ho interesse. Stefania Zuccari è una di queste persone, Stefania donna, sorella, compagna e amica Stefania madre di Renato ucciso dall’infamità e dalla vigliaccheria di lame fasciste, a Focene otto anni fa’ proprio nel mese di agosto, quando vediamo i nostri figli cantare e ballare allegri nelle feste di piazza, anche a  Renato piaceva la musica,la musica  reggae, come a tanti di loro. 
Renato era una “zecca”, è così che ci chiamano i fascisti, questa era la colpa di Renato essere una “zecca” essere un compagno, un antifascista a cui piaceva la musica reggae.
A Stefania, gli assassini di suo figlio e nessuno dei familiari di questi, ha chiesto mai scusa, neanche nelle aule di tribunali quando lei li guardava dritto negli occhi, mai un gesto di pentimento, niente verso questa donna, verso una madre a cui è stato strappato vigliaccamente il figlio, non c’è dolore piu’ grande per una madre, impensabile soltanto immaginarlo, un dolore infinito, una ferita che non rimargina mai un’angoscia che non abbandona mai.
Io dico spesso a Stefania che noi, pur amandola tantissimo, non potremo mai condividere questa sofferenza nella sua totalità, torniamo a casa e troviamo i nostri figli e male che va’ in qualsiasi momento del giorno e della notte possiamo alzare il telefono e sentirne la voce.
Stasera leggendo gli stati di Stefania non riesco a commentarne uno, ogni mia parola, a quanto lei scrive, mi sembra come il gessetto sulla lavagna quando stride, ogni mia parola mi sembra troppo o troppo poco. Stefania stasera scrive di Renato del suo amore per Renato , dell’amore per questo “nostro” figlio .
ti voglio bene
con rabbia e con amore
Renato nel cuore

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Per la prima volta dopo sei anni che la conosco e che ho risposto alla sua chiamata per partecipare al Comitato, ho visto Stefania piangere. Non come ho visto in questi anni con la durezza del contenimento delle emozioni, ma con tante lacrime che hanno rigato e bagnato il suo volto solare, straziata e addolcita allo stesso tempo dal suo immenso dolore.
E ancora una volta mi sono ripetuta che è il dolore di Stefania che mi ha riportato sulla strada di un impegno sociale e politico, contenuto, ma stavolta, a differenza degli anni della giovinezza, carico di emozioni e di significato.
Accompagnare Stefania nelle stanze di Renato, ascoltarla parlare delle aspettative, dei progetti di Renato, accompagnare Stefania in questo percorso sempre in salita e forse, sempre più in salita, è l’unico impegno politico che in questo momento ho voglia di assumere.
E la lucidità di scelta di Stefania, in questo percorso se andare di qua o di là, di fermarsi o di sostare è la mia linea politica prescelta.
Avere come “leader” una madre che trasforma il dolore in un carburante energetico per far rinascere il proprio figlio, che pratica un nomadismo del dolore per far rinascere anche i figli di altre madri è un’esperienza “politica” fortissima, filo rosso che unisce decine di donne nello spazio e nel tempo.
Con lei, su questa strada, ho capito meglio il senso di ricordo e di memoria, che non è solo il racconto di fatti avvenuti, ma è l’appropriarsi delle menti e dei corpi di chi ci ha preceduto in un percorso di sogni e progetti di libertà, e sentirsi come solo una madre in gravidanza si può sentire, un corpo unico, con suo figlio, che si muove, uno strumento per la nascita di nuovi corpi di nuove menti di nuovi sogni.
Quella pancia di Stefania che si addolora e si contorce ogni giorno, e ancora di più ogni anno in agosto è un ventre fertile che vuole ripartorire e noi altre donne le levatrici che l’aiuteranno.

Stefania, sono orgogliosa di far parte del Comitato che hai creato in nome di Renato.
Ritengo che da quando ne faccio parte mi sento una donna migliore.
Grazie Stefania, donna combattente e resistente!
 

Stefania cara, quando ti ho conosciuta, avevo soggezione di te, mi sentivo timida per la prima volta nella mia vita (io non lo sono mai stata) non sapevo cosa dirti, perché tutto quello che volevo dirti mi sembrava inutile e stupido.
Ora, dopo 6 anni (data in cui mi sono presentata al cinodromo) sono contenta di averti conosciuta, sei una persona stupenda sia fisicamente che caratterialmente. Il tuo modo di parlare a braccio quando ci sono gli eventi è naturale ed infiltrante ed io ogni volta mi commuovo per la tua sofferenza.
Ti voglio bene

 

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Ciao Stefania,
voglio dirti che esiste una grande differenza tra una persona normale e una persona speciale come te. La persona speciale è una persona normalissima, solo che crede sempre in quello che fa, in quello che dice ed è sempre coerente nel suo modo di comportarsi. Ti ricordi di me in ogni momento anche attraverso piccoli gesti che denotano tanto affetto. Da quando ti ho conosciuta abbiamo trascorso momenti fantastici anche se emotivamente molto forti. Ti considero come una sorella (Spesso sei tu a chiamarmi così) perché per me ci sei sempre. Una battuta, un tuo sorriso, un tuo consiglio mi fanno stare bene. Due persone unite dalle lotte, due mondi che si abbracciano nelle stesse idee. Come è strana la vita! Mi ha regalato persone uniche e sensazioni stupende. Certe volte mi chiedo se io so ricambiare tutto questo. Questa persona speciale da un po’ di tempo fa parte della mia vita e per questo mi ritengo molto fortunata. Un abbraccio grande

Cara Stefi, cara nel vero senso della parola,  ossia preziosa. Che tu possa sentire in questa sempre terribile ricorrenza l’energia del mio e quindi del nostro affetto. Così vero, così forte.
In te, donna vera e fragile, riconosco la forza e la tenacità di una MADRE ferita. Ed è per questo che io, che non ho neanche conosciuto il tuo Renato, oggi lo conosco ed ho  imparato ad amarlo per cui a pensarlo. E tu sai bene quale sia la forza di un pensiero. Con lui ho acquistato un amico in più ma sono certa che anche Renato, da una dimensione a noi ignota, percepisce questo flusso di amore che arriva da tante persone che non aveva mai visto o conosciuto.
In quanto a te, inutile ripeterti il come sia cambiata la mia vita da quella sera d’estate in cui mio figlio, sconvolto, con difficoltà riuscì a dirmi quanto era successo.
Riuscirò mai a darti indietro tutto ciò che tu hai e continui a dare a me? La tua perseveranza, il tuo non mollare anche quando immagino che ne avresti una gran voglia, il tuo immedesimarti nelle altre Madri che per colpa della violenza che qualche disgraziato ha assunto come valore nella sua vita diventando un assassino, hanno perso il bene prezioso che rappresenta un figlio, tutto ciò è per me un esempio costante.
Ti voglio un bene enorme.

Luce e rinascita
il grembo delle donne protegge il seme, cresce il frutto
custodisce il cuore
Il coraggio di una donna è la bellezza di un cuore amorevole
e la bellezza di una mente aperta
Cara sorella, cuore grande Semplice coraggio
l’insegnamento di una madre non ha eguali
l’abbraccio delle madri forti, sincere, semplici
combattive
manterranno viva la luce dei figli.
Grazie Stefania

 

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