Appello al Sindaco di Roma

I fatti di Tor Sapienza sono l’ennesimo campanello d’allarme della gestione di una città che abbandona le periferie al proprio destino e che fatica ad essere solidale con chi cerca lavoro in un paese straniero o fugge dalle guerre. Tutto accade nello scenario di quartieri che si rivelano oggi, in tutte le sue durezze di meccanismi di esclusione e marginalizzazione che colpiscono direttamente ampi strati della cittadinanza.
Le risposte date negli ultimi dieci anni al tema dell’emarginazione e l’esclusione sociale e ad eventi tragici da esso determinate sono state superficiali e hanno anzi contribuito a fomentare un clima di odio per lo straniero .In risposta all’assassinio di Giovanna Reggiani, si procedette allo sgombero indiscriminato di baracche abitate da lavoratori rumeni. Nello stesso periodo gruppi di neofascisti, compirono atti di squadrismo nei confronti di altri lavoratori stranieri. A Torpignettara anni fa non si capì l’importanza delle vicende della scuola Pisacane, dove i genitori italiani si rifiutavano di iscrivere i propri figli e qualche giorno fa un padre italiano ha istigato il proprio figlio di 17 anni ad uccidere un uomo pakistano.
Chiudere il centro per minori e rifugiati politici non risolverà magicamente il degrado di Tor Sapienza presente da molti anni e che fonda le sue radici in uno sviluppo metropolitano che non ha mai preso in considerazione la dignità del vivere di chi lo doveva vivere quotidianamente. La popolazione rimane vittima di un sistema che, prima la priva di ogni servizio e diritto, poi le insegna a riconoscere un finto nemico affinché non si accorga di dove si annidi davvero il problema. La frustrazione che domina chi vive queste periferie, trova facilmente sfogo violento e razzista nei confronti delle fasce più deboli e che oggi ha come obbiettivo il centro per minori e rifugiati stranieri.
Le due strutture che sono state svuotate sono proprio quelle che potrebbero permettere al migrante di sentirsi parte della comunità, che potrebbero aiutare a chiudere il cerchio del percorso migratorio trovando uno sbocco lavorativo e un futuro di reale integrazione, se solo fossero inserite in un contesto territoriale dignitoso e accogliente per i suoi cittadini italiani e migranti.
E’ inaccettabile quindi che, in risposta ad attacchi, la cui matrice sembra essere di stampo fascista e squadrista, da parte di gruppi che incitano all’odio sociale e coltivano impunemente razzismo e xenofobia, si chiuda un centro per minori stranieri non accompagnati e richiedenti asilo, che godono di tutele internazionali. Ogni minore di qualsiasi nazionalità è patrimonio del mondo e tutelato, se pur non sufficientemente da convenzioni internazionali.
Difendendo un centro per minori stranieri non accompagnati si difende il futuro del mondo, il nostro futuro. Difendere un rifugiato politico significa contrastare le guerre, offrire un’abbraccio solidale ai popoli oppressi e decimati dalle guerre. Difendere minori e migranti vuol dire proprio difendere noi stessi, tutti noi abitanti di Roma, dalle politiche miopi verso le periferie, dalle azioni che innescano una “guerra tra poveri” riducendo le soluzioni ad una questione di ordine pubblico, da gestire con polizia e blindati.
Condanniamo, chi in queste ore soffia sul fuoco; chi diffonde odio contro il “diverso”. Non si costruisce una città accogliente per tutti lasciando i cittadini ai sentimenti di paura e di odio, in balia di chi cavalcando un forte e annoso malcontento, tesse un disegno antidemocratico.
Chiediamo al sindaco di difendere la dignità dei suoi cittadini, italiani e stranieri creando le condizioni per superare le diverse forme di disagio e di marginalità; nel recupero della dignità umana per tutti, italiani e stranieri, e per rispondere ai bisogni e alle esigenze della popolazione resa più fragile dalla durissima crisi economica e sociale.
Chiediamo al sindaco di costruire ponti e non muri tra tutti i suoi cittadini italiani e migranti, dando la nostra disponibilità ad un’azione civile di comprensione reciproca dei diritti dell’altro.
Comitato Madri per Roma Città Aperta

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