Comincia il processo civile per l’omicidio di Renato Biagetti

Nel processo civile, che inzierà a novembre, per l’omicidio di Renato, viene citata in processo la Presidenza del Consiglio dei Ministri, lo Stato richiedendo il pagamento dei risarcimenti dovuti a Stefania e Dario a motivo della responsabilità della Presidenza del Consiglio derivante dalla mancata attuazione e dal mancato recepimento da parte dello Stato italiano della direttiva comunitaria 2004/80/CE del 29 aprile 2004 “relativa all’indennizzo delle vittime di reato”
Noi ci siamo chieste cosa significasse chiamare in causa lo Stato in occasione di questi reati violenti.
Il linguaggio degli avvocati richiama una responsabilità derivante da un direttiva comunitaria.
Noi vogliamo richiamare, oltre a questa, una responsabilità più alta dello Stato nell’accadimento di delitti violenti come l’omicidio di Renato. Vogliamo sottolineare la responsabilità dello Stato nel creare le condizioni sociali e culturali perché questi omicidi avvengano.
Uno Stato che favorisce la cultura della paura, piuttosto che quella del rispetto delle diversità, favorisce il nascere del sentimento di odio che porta agli omicidi. Ogni omicidio può essere considerato un omicidio di stato, sia quando arma la mano di giovani, alimentati da ideologie razziste, omofobe, sia quando arma la mano dei suoi rappresentanti ( polizia, carabinieri, guardie carcerarie, …) che dovrebbero essere preposti alla difesa dei cittadini in qualunque luogo o situazione essi si trovino.
Recentemente nella vicenda del ragazzo di 17 anni che ha ucciso a calci e pugni Khan Muhammad Shahzad pakistano di 40 anni, è stato incriminato anche il padre che lo incitava dal balcone a picchiare e ad uccidere. Lo Stato oggi, con i suoi atteggiamenti tolleranti verso compagini razziste , naziste ed omofobe, attento difensore dell’impunibilità dei suoi rappresentanti è come questo padre. Responsabile.
E’ per questo che vogliamo sempre ricordare la storia di Renato insieme a quella di Stefano, di Federico, di Carlo, di Dax e di ognuno che ha incontrato una mano e una testa alimentati da sottoculture del disprezzo, del razzismo, dall’odio e da rinnovati fascismi.
E’ per questo che abbiamo deciso di contrastare questo stato oltre che nei territori anche nelle aule di tribunale.

Comitato Madri per Roma Città Aperta

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