Per non dimenticare la strage di Piazza Fontana e la morte di Giuseppe Pinelli

Attorno alle 16.30 di venerdì 12 dicembre 1969, un ordigno di elevata potenza esplose nel salone centrale della Banca nazionale dell’agricoltura, sede di Milano, in piazza Fontana, dove coltivatori diretti e imprenditori agricoli erano convenuti dalla provincia. Gli effetti furono devastanti: il pavimento del salone fu squarciato e diciassette persone restarono uccise, altre novanta circa furono ferite.

Qualche minuto prima della esplosione, un altro ordigno venne rinvenuto nella sede della Banca commerciale di piazza della Scala sempre a Milano. Tra le 16.55 e le 17.30, altre tre esplosioni si verificarono a Roma: una, all’interno della Banca nazionale del lavoro di via San Basilio; altre due, sull’Altare della Patria di piazza Venezia. Questi attentati provocarono feriti e danni.

I cinque attentati del pomeriggio del 12 dicembre 1969 segnarono l’inizio di quel periodo della vita del Paese che va sotto il nome di “strategia della tensione”.

Per la sua gravità e la sua rilevanza politica, la strage di Piazza Fontana divenne il momento più alto di un progetto eversivo preparato attraverso gli altri attentati di quello stesso anno e diretto – come emerge dalle sentenze – a utilizzare il disordine e la paura per sbocchi di tipo autoritario, in ciò sostenuti – come è scritto nella Relazione della Commissione Stragi – da «accordi collusivi con apparati istituzionali»………
da http://www.memoria.san.beniculturali.it/web/memoria/approfondimenti/scheda-approfondimenti?p_p_id=56_INSTANCE_J1sq&articleId=13602&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=11601&viewMode=normal

Giuseppe “Pino” Pinelli nasce a Milano il 21 ottobre del 1928, nel popolare quartiere di Porta Ticinese. Finite le elementari inizia a lavorare prima come garzone, poi come magazziniere. Nel 1944-1945 partecipa alla Resistenza antifascista come staffetta delle Brigate partigiane Bruzzi-Malatesta, collaborando anche con un gruppo di partigiani anarchici. Affascinato dal pensiero libertario, dopo la fine della guerra Pinelli partecipa alla crescita del movimento anarchico a Milano. Nel frattempo, nel 1954 “Pino” vince un concorso ed entra nelle ferrovie come manovratore. L’anno successivo si sposa con Licia Rognini, incontrata ad un corso di esperanto.
Nel 1963 si unisce ai giovani anarchici della gioventù Libertaria e due anni dopo è tra i fondatori del circolo “Sacco e Vanzetti” in viale Murillo. Nel 1968 uno sfratto costringe i militanti alla chiusura del circolo ma il 1° maggio Pinelli inaugura un nuovo luogo di ritrovo anarchico in piazzale Lugano 31, a pochi metri dal Ponte della Ghisolfa.
Il nuovo circolo dà il via ai primi comitati di base unitari, i famosi CUB, che segnano, al di fuori delle organizzazioni sindacali ufficiali, la prima ondata di sindacalismo diretto. “Pino” è quindi tra i promotori della riformazione della sezione dell’Unione Sindacale Italiana (USI), organizzazione di ispirazione sindacalista-rivoluzionaria e libertaria.
Pinelli si attiva per fondare un’ulteriore sede, questa volta nella zona Sud di Milano. Insieme ad altri “compagni” inaugura così il circolo di via Scaldasole, nel quartiere Ticinese.
Quando, a seguito degli attentati del 25 aprile 1969 alla Stazione centrale e la Fiera di Milano, alcuni anarchici sono arrestati, Pinelli s’impegna per raccogliere cibo, vestiario e libri da inviare ai compagni in carcere.
L’evento che cambierà la vita a Pinelli, anzi che metterà fine alla vita di “Pino”, è la strage di piazza Fontana: il 12 dicembre 1969 a Milano nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, alle 16,37, scoppia una bomba che causa la morte di sedici persone e il ferimento di altre ottantotto. Nella stessa ora a Roma scoppiano altre bombe.
A seguito di questa strage, quella stessa notte, Pinelli, assieme ad altre ottantaquattro persone, è “prelevato” dal Circolo di via Scaldasole e “invitato” a seguire i poliziotti in Questura, anzi a precederli col motorino. Tre giorni dopo, Pinelli “vola” dalla finestra di una stanza dell’ufficio politico, al quarto piano della Questura….
da http://win.storiain.net/arret/num160/artic3.asp

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A Madrid con Carlos nel cuore le madri e la Brigata Dax

Il pomeriggio dell’11 novembre 2007 Palomino si trovava su un vagone della metro della Linea 3 insieme ad una decina di altri militanti antifascisti. Sullo stesso vagone si trovava un giovane militare di ventitre anni, Josué Estébanez, che si recava al raduno fascista di Democracia Nacional.
Secondo le ricostruzioni che vennero fatte in seguito grazie alle immagini delle telecamere a circuito chiuso ed alle testimonianze, il giovane di estrema destra aveva in mano un coltello di 25 cm. Carlos Palomino si avvicinò a Estébanez criticandolo per la felpa che indossava, con simbologia nazista. A quel punto il giovane militare fece partire la coltellata, diretta al petto del sedicenne, che moriva poco dopo.carlos

…..partiamo per Madrid dove parleremo insieme alle splendide mamme del comitato “madri per roma città aperta”di Dax e Renato perché per chi è distratto quest’anno sarà il decennale del ragazzo dagli occhi blu scomparso a roma nel 2006 per mano infame fascista…
Tutte le iniziative per Dax nel 2016 saranno in preparazione delle iniziative romane che avverranno a fine agosto inizio settembre 2016….
Ovviamente il pugno chiuso si alzerà per Carlos compagno antifascista del Rayo valecano ucciso da un miliziano fascista…
Questo accadeva l’11 novembre 2007…
A Saronno come a Roma…Da Milano a Madrid….
NO PASARAN!mai un passo indietro fino all’ultimo bandito!
CARLOSSSSSSSSSSSSSS

BRIGATA DAX (Rozzano)
La Brigata Dax è una squadra di calcio autogestita. Un laboratorio di vita dove vengono messe a nudo le differenze, affrontate e condivise, dove si impara a fare gruppo, a stare insieme perché ognuno è indispensabile. Nato nel 2005 per partecipare al torneo di calcio organizzato da Olinda, è un esperimento che unisce italiani, vecchi e nuovi, lavoratori di tutti i tipi, che arrivano da realtà sociali diverse. Chi a calcio ci ha sempre giocato e quelli che l’ultima volta “avevo 15 anni”. La Brigata ha costruito la sua unità non nel nome di un amico che non c’è più, ma nel suo stile di vita. Non è stato facile: passo dopo passo si sono trovati i giusti ingredienti per questo progetto. Costruire una squadra in questo senso significa imparare dai propri errori, essere disposti a cambiare se stessi: è anche questo un modo in cui Dax ha vissuto, andando fino in fondo, non tirandosi mai indietro. Attraverso lo sport abbiamo avviato un percorso di cambiamento e integrazione. Non per vivere nel passato, ma per costruire un futuro. Migliore. Con Dax nel cuore.

https://www.facebook.com/brigatadax/

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26 settembre – per non dimenticare i 43 studenti della scuola rurale di Ayotzinapa e tutti i popoli che ancora si ribellano agli Stati violenti e fascisti

Demonstrators march in protest for the disappearance of 43 students from the Isidro Burgos rural teachers college, in Mexico City, Wednesday Oct. 22, 2014. Tens of thousands marched in Mexico City's main avenue demanding the return of the missing students. The Mexican government says it still does not know what happened to the young people after they were rounded up by local police in Iguala, a town in southern Mexico, and allegedly handed over to gunmen from a drug cartel Sept. 26, even though authorities have arrested 50 people allegedly involved. They include police officers and alleged members of the Guerreros Unidos cartel. (AP Photo/Marco Ugarte)

Demonstrators march in protest for the disappearance of 43 students from the Isidro Burgos rural teachers college, in Mexico City, Wednesday Oct. 22, 2014. Tens of thousands marched in Mexico City’s main avenue demanding the return of the missing students. The Mexican government says it still does not know what happened to the young people after they were rounded up by local police in Iguala, a town in southern Mexico, and allegedly handed over to gunmen from a drug cartel Sept. 26, even though authorities have arrested 50 people allegedly involved. They include police officers and alleged members of the Guerreros Unidos cartel. (AP Photo/Marco Ugarte)da http://proletaricomunisti.blogspot.it/2015/02/pc-7-febbraio-macelleria-messicana-2.html

Sono nove le persone rimaste ferite durante scontri tra poliziotti e studenti della Escuela Normal di Ayotzinapa, nello Stato di Guerrero, a pochi giorni dal primo anniversario della scomparsa di 43 giovani dell’istituto il 26 settembre 2014.

Secondo le ricostruzioni della stampa locale, i disordini sono scoppiati quando gli agenti hanno bloccato 12 pullman carichi di studenti che intendevano raggiungere la capitale di Chilpancingo per chiedere verità e giustizia. Negli scontri sono stati feriti sei agenti e tre ragazzi.

Per la scomparsa dei 43, avvenuta nei pressi della cittadina di Iguala, gli inquirenti hanno arrestato il sindaco e altri dirigenti locali. In manette sono finite anche esponenti dei narcotrafficanti Guerreros Unidos: stando a un’inchiesta federale avrebbero assassinato i giovani, che gli erano stati consegnati dalla polizia, bruciandone i corpi in una discarica.
da http://www.misna.org/giustizia-e-diritti-umani/studenti-desaparecidos-proteste-e-feriti-nel-guerrero-23-09-2015-813.html

Leggi anche
http://comune-info.net/2015/09/ne-mancano-ancora-43-e-molti-di-piu/
http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/13402-messico-ancora-manifestazioni-per-i-43-desaparecidos-scontri-e-feriti

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25 settembre – per non dimenticare Federico e tutti le morti di Stato

Ho perso Federico che aveva 18 anni la notte del 25 settembre di dieci anni fa per l’azione scellerata di quattro poliziotti che vestivano una divisa dello stato, e forti di quella divisa hanno infierito su mio figlio fino a farlo morire. Non avrebbero mai più dovuto indossarla.
I giudici hanno riconosciuto l’estrema violenza, l’assurda esigenza di “vincere” Federico, e una mancanza di valutazione – da parte di quei quattro agenti – al di fuori da ogni criterio di senso comune, logico, giuridico e umanitario.
Non dovevano più indossare quella divisa: nessuno può indossare una divisa dello stato se pensa che sia giusto o lecito uccidere. O se pensa che magari non si dovrebbe, ma ogni tanto può succedere, e allora fa lo stesso, il tutto verrà ben coperto. Con la speranza che il sospetto di una morte insensata, inutile e violenta scivoli via fra la rassicurante verità di carte col timbro dello Stato, di fronte alle quali tutti si dovrebbero rassegnare. E poi con quella stessa divisa si continuerà a chiedere il rispetto di quello stesso Stato: che però sarà inevitabilmente più debole e colpevole. Come un padre ubriaco che ha picchiato e ucciso i suoi figli.
Il delitto è stato accertato, le sentenze per omicidio emesse. Invece le divise restano sulle spalle dei condannati fino alla pensione. Fine del discorso.
L’orrore e gli errori, con la morte e dopo la morte di Federico. La mancanza di provvedimenti non guarda al futuro, non protegge i diritti e la vita: non tutela nemmeno l’onestà delle forze dell’ordine.
Alla fine del percorso giudiziario che ha condannato gli agenti tutto ciò ora mi è ben chiaro: ed è il messaggio che voglio continuare a consegnare alla politica e all’amministrazione del mio Paese.
Dopo la morte di Federico, abbiamo dovuto difendere la sua vita vissuta e la sua dignità assurdamente minacciate. Era pazzesco, sembrava il processo contro Federico.
Ho chiesto risposte alla giustizia e la giustizia ha riconosciuto che Federico non doveva morire così.
Il processo è stato per me, mio marito Lino e mio figlio Stefano una fatica atroce, ma era necessario prendervi parte e lottare ad ogni udienza: ci ha sostenuti l’amore per Federico.
Su quel processo e da quel processo in tanti hanno espresso un’opinione. E’ stato un modo per crescere.
Alcuni hanno colto l’occasione per offendere me, Federico e la nostra famiglia. Qualcuno l’ha fatto per quella che ritengo gratuita sciatteria e volgarità, altri per disegni politici volti a negare o a sminuire la responsabilità per la morte di Federico.
Avevo chiesto alla giustizia di tutelarci ancora. In quel momento era l’unica strada, e non me ne pento.
Sono passati due anni dai fatti per cui ho sporto querela. Ci sono state le reazioni pubbliche e anche quelle politiche. Però poi non è cambiato niente.
Ho riflettuto a lungo e ho maturato la decisione di dismettere questa richiesta alle Procure e ai Tribunali: non perché non mi ritenga offesa da chi ha stoltamente proclamato la falsità delle foto di mio figlio sul lettino di obitorio, di chi ha definito mio figlio un “cucciolo di maiale”, o da chi mi ha insultata, diffamata e definita faccia da culo falsa e avvoltoio.
Non dimenticherò mai le offese che mi ha rivolto Paolo Forlani dopo la sentenza della Cassazione: è stati lui, sconosciuto e violento, ad appropriarsi degli ultimi istanti di vita di mio figlio. Le sue offese pubbliche, arroganti e spavalde le ho vissute come lo sputo sprezzante sul corpo di mio figlio. E lo stesso sapore ha ogni applauso dedicato a quei quattro poliziotti. Applausi compiaciuti, applausi alla morte, applausi di morte. Per me non sono nulla di diverso.
Rappresentano un modo di pensare molto diverso dal mio.
Non sarà una sentenza di condanna per diffamazione a fare la differenza nel loro atteggiamento.
Rifiuto di mantenere questo livello basato su bugie e provocazioni per ferirmi ancora e costringermi a rapportarmi con loro. Io ci sto male, per loro – credo di capire – è un mestiere……………………………

da ” Perché rimetto le querele contro Paolo Forlani, Franco Maccari e Carlo Giovanardi “di Patrizia Moretti

Io ci sto male, per loro è un mestiere.

8425701_la-morte-di-federico-aldrovandi-il-gup-ha-condannato-tre-poliziotti-per-depistaggi-nelle-indagini-0 da http://www.liquida.it/monica-bighetti/?coolbox=0_99_0_33122448

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18 settembre – per non dimenticare Pavlos Fissas, per non dimenticare di essere antifascisti

Pavlos Fyssas, noto rapper greco conosciuto come “Killah P”, è stato ucciso a coltellate, all’età di 34 anni il 18 settembre 2013, da un neonazista di “Alba Dorata” a Amfiali, nel municipio di Keratsini al Pireo. Una vera azione premeditata da una squadraccia fascista: la provocazione e poi l’agguato cui hanno partecipato una quindicina di fascisti davanti alle forze motociclistiche della polizia greca (con cui “Alba Dorata” intrattiene una fruttuosa collaborazione). Killah P era uno dei più noti rapper greci.

Il tempo fagocita chi non c’è più e le sue immagini, che sbiadiscono nella memoria; ma qualcosa resiste. E’ esattamente quel che Killah P scriveva in questo suo pezzo del 2005, dedicato a un amico morto in un incidente stradale.

killah

SEI QUI (LE DOMENICHE HANNO CAMBIATO COLORE)

Cervello annebbiato dal bere e il momento brutto
una macchina, tanta adrenalina e migliaia di perché
tante risate, sogni dolci che facevamo fin da bambini
in un minuto tutti questi sogni han viaggiato lontano
una curva un mattino grigio ci ha cambiato la vita
ora che vai per che cammino vai da quale parte vai

Everything was change…..

Così semplicemente fermi una vita e senza un perché
ovunque vai guarda di stare bene guarda di godertela
non ti dimentico vivo con un ricordo nel vuoto del cervello
una magnifica risata che ho nel cuore sarai sempre qui
era mattina il sole era morto pure lui in mezzo al pianto
stammi bene e da qua di nuovo su dai un’ultima sgassata

Una canzone per te e andiamo
eravamo qua la tua vecchia banda e la cantiamo
non per tristezza non mi fai pena,
mio caro amico l’ho scritta per ricordarti
una canzone per te gli amici te la donano
sei qui per noi e ogni cosa attorno ti ricorda
quaggiù ancora non sono cambiate tante cose
solo le mie domeniche hanno cambiato colore

Everything was change…

Il ritmo somiglia a passi falsi no non sbagli
ti ricorda qualcosa ma è cambiato in profondo
come qualcuno della mia vita immagini che cambiano al momento
somiglio a un acrobata lassù sopra una fune smangiata
ci sono situazioni che ti cambiano tutto il tuo io
e non devi essere sicuro soltanto più in là d’un minuto
e basta perché tu veda anche l’altro lato
dimmelo davvero quanto vale una sgassata alla fine

Ti somiglia il dolore ti somiglia la rabbia ti somiglia anche il furore
eppure anche il tempo a venire mi sembra anche lui così breve
per spegnere dal mio cervello l’ultima immagine
due tracce di ruote in strada sul grigio della strada
lo so di certo anche tu te lo saresti immaginato in qualche modo

Però chi davvero può dire l’ultima parola
le lacrime si sono seccate ma la cosa peggiore di tutte
è che ancora le domeniche hanno ricambiato colore
vedrai che si spegnerà a un certo punto anche l’immagine
eppure nella memoria ho qualcosa che resisterà per anni
è quella l’ultima immagine tua
e del resto c’è anche il tuo riso che sento ancora

Una canzone per te e andiamo
eravamo qua la tua vecchia banda e la cantiamo
non per tristezza non mi fai pena,
mio caro amico l’ho scritta per ricordarti
una canzone per te gli amici te la donano
sei qui per noi e ogni cosa attorno ti ricorda
quaggiù ancora non sono cambiate tante cose
solo le mie domeniche hanno cambiato colore

 

da http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=45556&lang=en

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8 settembre – Per non dimenticare Fabrizio Ceruso. Per non dimenticare la lotta per la casa

8 settembre: la polizia uccide Fabrizio Ceruso

Il 5 settembre 1974 la polizia decide di intervenire con un ingente schieramento di forze nella borgata di San Basilio, all’estrema periferia est di Roma, per sgomberare le 150 famiglie che da più di un anno occupano alcuni appartamenti IACP in via Montecarotto e via Fabriano.

La risposta popolare non si fa attendere: fin dalle prime ore del mattino vengono bloccati gli ingressi del quartiere con barricate di pneumatici, vecchi mobili e altri oggetti. La polizia spara centinaia di lacrimogeni, ma è costretta a ritirarsi e a sospendere gli sfratti.

Sabato, dopo che una delegazione si è recata in pretura e allo IACP per cercare una mediazione, la polizia cerca di riprendere gli sgomberi. Questa volta oltre agli occupanti e agli attivisti dei Comitati ci sono a resistere anche centinaia di manifestanti, tra i quali numerosi membri dei consigli di fabbrica.

A fine giornata, dopo un susseguirsi di “tregue” per tentare quella che si rivelerà una trattativa-farsa, si raggiunge un accordo di sospensione degli sfratti fino al lunedì mattina.

Domenica 8, però, la polizia irrompe di nuovo nelle case occupate abbandonandosi ad atti di vandalismo. Gli scontri riprendono immediatamente.

Alle 18, l’assemblea popolare, organizzata dal Comitato di Lotta per la casa di San Basilio nella piazza centrale della borgata, viene caricata con lacrimogeni sparati ad altezza uomo.

Fabrizio Ceruso, militante di 19 anni dei Comitati Autonomi Operai, viene colpito in pieno petto da una pallottola.

I compagni lo caricheranno su un taxi per portarlo in ospedale, ma vi giungerà ormai senza vita.

La rabbia popolare esplode violentemente, tutto il quartiere scende in strada. I pali della luce vengono

abbattuti, migliaia di manifestanti si aggregano agli abitanti del quartiere, assediando la polizia, che si rifugia nel campo di calcio della  parrocchia.fabceruso

………………………………………….

Ma tanto sferragliare di truppe non è servito a niente,

il sole rosso è rimasto nei tuoi occhi,

la rabbia proletaria già l’ha detto,

« Compagno Fabrizio noi ti vendicheremo »,

assassini di stato, la pagherete

e pagherete tutto

Ma tanto sferragliare di truppe non è servito a niente,

il fiore rosso rimasto sul tuo petto

il pianto amaro di tuo padre,

il rumore prodotto nella coscienza di tanti,

anche l’odio è prezioso quando il popolo prepara la riscossa.

“A Fabrizio Ceruso”

tratto da www.infoaut.org 8 settembre 2011

 

da http://www.senzasoste.it/anniversari/8-settembre-1974-fabrizio-ceruso

A Fabrizio Ceruso, 19 anni

http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=4574

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NEL CUORE E NELL’ANIMA

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RNZ 015: ‪#‎ionondimentico‬
Il 30 Agosto, alle 5 di mattina, abbiamo finito di scaricare le ultime cose dopo la nona edizione di Renoize, a Parco Schuster, per Ricordare Renato, il suo assassinio, le lame fasciste che ce lo hanno portato via, ma, soprattutto, i tanti legami e relazioni che lo stringono ancora forte, le battaglie e le lotte che danno ancora linfa ai suoi sogni.
Eravamo stanchi e stanche, ma negli occhi la felicità, rara, di aver vissuto un momento importante, in grado ancora una volta di darci il senso del nostro antifascismo, la forza di che cosa vuol dire continuare a far vivere le idee e le passioni di Renato, la determinazione e la volontà di cambiare per costruire una realtà diversa, dove sfruttamento e sopraffazione siano bandite.
Nei nostri occhi c’erano tutti gli ultimi giorni passati e la grande partecipazione alla campagna #ionondimentico, con centinaia di messaggi ricevuti; il 27 a Focene, i compagni e le compagne e la capacità di stare insieme a ricordare quel giorno difficile; l’abbraccio e il calore del Bilancione occupato nell’accoglierci; le giornate di preparazione; l’appuntamento presto a Parco Schuster e la fatica di tanti e tante per far partire l’appuntamento; la partecipazione di tantissimi al parco, con sorrisi, bimbi e bimbe, chiacchere, opinioni, idee ma anche qualche lacrima, rabbia, analisi e le prime discussioni politiche.
Ma Renoize ha anche il valore importante, attraverso gli interventi e i materiali, di raccontare l’anno politico, dare voce alle battaglie portate avanti e rilanciare i percorsi verso il nuovo anno come luogo di incontro e scambio della città di Roma.
E’ racconto e condivisione dell’esistente e del determinato sforzo di cambiarlo.
Dal palco di Renoize è stata data voce al dramma dei migranti nel mediterraneo ma anche nei CIE, veri lager della nostra epoca; a quanto sta accadendo a Kobane, alla libertà per i compagni baschi e alla storia di Karlos.
Hanno preso parola le compagne di Roma per ribadire come sia necessario impegnarsi contro la violenza di genere dentro e fuori dai nostri spazi, così come i precari della scuola hanno raccontato un anno di lotta e quello che verrà contro la “buona scuola” di Renzi, il coordinamento romano acqua pubblica ha ricordato a tutte e tutti che la battaglia in difesa dei beni comuni, contro le privatizzazioni e per il diritto alla città non è finita. Anzi, ha bisogno di determinazione, di fiato e gambe per arginare gli effetti di mafiacapitale e delle politiche di austerity imposte dal governo che ha commissariato Roma. Abbiamo salutato con solidarietà Gianmarco, compagno di Bologna, colpito dal divieto di dimora, di fascistissima memoria.
Hanno urlato la loro rabbia gli studenti di Degage, studentato occupato nel 2013 e sgomberato dal prefetto gabrielli, neo sceriffo della città, lo scorso 25 agosto.
Hanno urlato la loro gioia i lavoratori e le lavoratrici dei canili raccontando la loro vittoria nella battaglia agostana contro la giunta Marino in difesa dei ddei propri diritti e di quelli degli animali contro la privatizzazione dei servizi del comune.
Ricordando lo sciopero sociale del 14 novembre, abbiamo ribadito l’opposizione al governo Renzi e ai suoi provvedimenti, a partire dal jobs act e dalla precarizzazione forzata delle nostre vite, contro cui una coalizione per lo sciopero sociale si sta organizzando e che si vedrà già il prossimo 10 settembre.
Abbiamo riportato l’esperienza della Zona Temporaneamente liberata del 19 e 20 giugno in cui Roma Comune-Rete per il diritto alla città ha liberato tre luoghi simbolici in 3 giorni organizzando momenti di incontro confronto dibattito cultura e sport popolare; la grande manifestazione ‪#‎maiconsalvini‬ del 28 febbraio scorso quando, in 30.000, abbiamo detto che Roma, Salvini, non lo vuole: ne lui ne i suoi amici fascio leghisti del terzo millennio, che Roma è per l’accoglienza contro il razzismo, contro il fascismo e contro l’omofobia.
Il comitato delle madri per Roma città aperta hanno ribadito l’importanza e la priorità di costruire un 25 aprile unitario, all’interno del decennale dell’omicidio di Renato. E, infine dal palco come ogni anno, ci ha portato il suo saluto Stefania, la mamma di Renato, riuscendoci ad abbracciare tutti e tutte e facendoci sentire un po’ più forti.
E c’è stata la benzina di tutta Renoize che, come sempre è rappresentata da chi sul palco ci suona e che non possiamo che ringraziare: Made in Luna, Spam!, Ilaria Viola Trio, Giulia Anania e la band, Los3(s)altos, Veeblefetzer, Lucci e DJCeffo, Assalti Frontali e ICE One.
Ma Renoize continua, perchè continuano i sogni di Renato e quindi, già sabato prossimo (5 settembre) ci sarà l’annuale torneo di Calcetto a lui dedicato; ma ci sarà anche un intero anno, quello del decennale, che vorremo costruire tutti/e insieme.
Perchè come ci ha detto la piccola e fortissima Haidi Giuliani, “il tempo delle parole è finito, è ora di passare ai fatti”.

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27 agosto 2006 -27 aogsto 2015

Immagine1#IONONDIMENTICO

Io fingo, canto e rido, ma un’infinita nostalgia è nascosta in fondo a me, calpesta l’allegria che mostro ai più e, come una lama, mi pugnala, trovandomi sempre stordita e incredula nel constatare che veramente non ci sei più.
Mio amore se solo sapessi quanto ti amo e quanto mi manchi torneresti a farmi compagnia anche per un solo secondo..uno due tre quattro giorni fino ad arrivare a nove anni e niente e’ cambiato, e’ tutto uguale, tutto e’ rimasto immutato, io te e il nostro amore per sempre.
Nove anni senza di te
Nove anni con te
27 agosto sempre con te
Ciao Renato

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Il 20 luglio torniamo tutti a Genova

Ci stiamo avvicinando alle giornate di Genova, alla morte di Carlo, ai massacri nelle strade, alle torture della Diaz, a uno dei piu’ violenti attacchi alle liberta’ di manifestazione e ai diritti umani, portato da organi istituzionali verso i propri cittadini e cittadini stranieri. Ma il ricordo di questi terribili eventi non e’ piu’ nella memoria di quelle trecentomila o forse più persone che si ritrovarono a Genova contro il G 8, contro quei grandi tra cui quelli europei che oggi in nome dello spread affamano i popoli. Solo Haidi e Giuliano, con fatica, ogni 20 luglio ci aiutano a ricordare. Abbiamo talmente rimosso quei giorni, che addirittura un sindacato di poliziotti li vuole ricordare, per ridare onore al loro corpo, omettendo le verita’ ricostruite nei processi sui fatti di Genova, sul riconoscimento di reati di tortura da parte delle forze dell’ordine nelle sedi giudiziarie europee. Come potremo ricordare i valori dell’antifascismo, se non riusciamo nemmeno a ricordare quello che e’ accaduto a Genova solo 14 anni fa? Il 20 luglio torniamo tutti a Genova.

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La solidarietà è uno tsunami

17 de Julio de 2015

Las organizaciones abajo firmantes hacemos un llamado y una denuncia pública sobre el hostigamiento de los grupos de poder del Estado de Oaxaca (México) en contra del Comité de Defensa de los Derechos Indígenas (CODEDI) de la sierra sur zapoteca, organización adherente a la Sexta Declaración del EZLN, integrante del COOA (Consejo de Organizaciones Oaxaqueñas Autónomas) y fundadora de la APPO en 2006.

El CODEDI, desde el 1998, lleva adelante un trabajo político y organizativo por el derecho a la vivienda, la defensa del territorio y la construcción de la autonomía en una región codiciada y explotada por las empresas hoteleras y turísticas que se hacen millonarias a costa del despojo del territorio indígena y la explotación laboral de los lugareños. Tal y como es el caso de la expropiación ilegitima de 22,000 hectáreas del pueblo San Miguel del Puerto por parte del Ayuntamiento de Huatulco y del Fondo Nacional de Fomento al Turismo (Fonatur), entre muchos otros despojos.

En los últimos meses hemos notado una escalada de acciones criminalizadoras de los grupos empresariales y autoridades locales contra los integrantes de CODEDI, como cuelgue de mantas difamatorias, ordenes de aprehensión, detenciones arbitrarias y, ahora, amenazas de muerte.

Las amenazas de muerte son dirigidas especialmente contra Abraham Ramírez Vásquez, dirigente de la organización, ya preso político durante 6 años (2005-2011) bajo el régimen de Ulises Ruíz Ortíz . Nos preocupan estas amenazas porque es sabido que los hoteleros de Huatulco, como de por sí las clases pudientes en muchos lugares de México y en el mundo, cuentan con el “servicio” de pistoleros contratados.

Recordamos que casi hace un año, en esta misma región, fue ejecutado el luchador social Jaime López Hernández, secretario estatal de OIDHO (Organizaciones Indias por los Derechos Humanos en Oaxaca), organización hermana del CODEDI.

Ante la inercia política de las autoridades institucionales, muchas veces cómplices de los tiburones millonarios de la costa, invitamos a los colectivos, organizaciones sociales y grupos solidarios internacionalistas a estar atentos sobre posibles actos violentos en Oaxaca y en la Sierra Sur provocados por la codicia de los hoteleros de Huatulco que temen e impiden el derecho a la libre manifestación de los pueblos indígenas y campesinos de la región.

¡Alto a la criminalización del CODEDI y de la lucha social!
¡Respeto al territorio y a la autonomía de los pueblos indígenas!

La solidaridad es un tsunami.

La Pirata:
Collettivo Zapatista di Lugano (Suiza)
Nodo Solidale (Italia y México)
Nomads (Italia y Alemania)
Comite Madres Antifascistas Roma
Adherentes individuales

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