Per non dimenticare Cristian De Cupis

“Un uomo entra accompagnato negli uffici della polizia ferroviaria da due agenti. Cammina sulle sue gambe. È ubriaco. Poco Un’ora più tardi lo stesso uomo esce dagli uffici della polizia ferroviaria sdraiato su una lettiga. Morirà in ambulanza nel giro di pochi minuti”.

Le immagini del video all’interno della Stazione di Milano nel settembre del 2008 mostrano un battibecco tra gli agenti ed un senzatetto, che viene portata all’interno della stazione, dove si trova il posto di polizia. È il 6 settembre 2008, sono le otto di sera. Il referto medico parla di «decesso di natura traumatica». L’autopsia, eseguita nelle ore successive, sarà più chiara. Emorragia interna. Due costole rotte, una delle quali perfora la milza, e lividi sul volto..

I poliziotti dichiarano che l’uomo avrebbe estratto un coltello e tentato di colpirli. Loro si sarebbero limitati a disarmarlo e ad ammanettarlo, per poi chiamare l’ambulanza, dal momento che continuava a lamentarsi per un forte dolore al petto. Una versione confutata dall’autopsia: la vittima ha evidenti segni da trauma sul corpo, in particolare una costola fratturata che gli aveva perforato la milza.

Per l’omicidio di Giuseppe Turrisi Emiliano D’Aguanno e Domenico Romitaggio, sono stati ritenuti colpevoli, oggi dalla Corte d’Appello di aver picchiato l’uomo fino ad ucciderlo perché nutrivano astio nei suoi confronti e li ha condannati scontare 12 anni di carcere per omicidio preterintenzionale. Si è chiuso così, con una sentenza molto più pesante di quella di primo grado, il processo d’appello che vedeva al centro quello che secondo l’accusa fu un pestaggio brutale. Nessuna attenuante in appello è stata riconosciuta ai due imputati I giudici hanno confermato, infine, il risarcimento a carico degli agenti e a favore del figlio della vittima. Il pm aveva chiesto anche per entrambi, accusati anche di calunnia e falsità ideologica in atto pubblico per avere alterato la verità nella ricostruzione dei fatti

Il 9 novembre 2011 alle ore 9, Christian – 36 anni, abitante del quartiere Garbatella a Roma – viene fermato dalla polizia ferroviaria presso la stazione Termini, accusato di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Dopo nove ore trascorse presso la stazione degli agenti ferroviaria. Christian viene condotto al pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito di Roma dove denuncia di aver subito delle percosse. Il giorno successivo Cristian viene trasferito al reparto di medicina protetta dell’ospedale carcerario Belcolle a Viterbo.

La mattina di sabato 12 novembre Cristian viene trovato morto nella sua stanza d’ospedale La famiglia viene avvertita solo a morte avvenuta e non è stata messa nelle condizioni di inviare un perito di parte all’autopsia.

Le morti causate dalle forze dell’ordine negli anni si sono ripetute con rituali aberranti di dichiarazione false e depista menti, con atteggiamenti sprezzanti da parte dei responsabili in divisa e difese di corpo da parte dei colleghi, anche davanti a prove evidenti e brutali di colpevolezza. Nel nostro Paese lo Stato può sottrarre una persona, attraverso i fermi, sospendendo ogni diritto umano e costituzionale di comunicazione con i legali e le famiglie e restituirla morta.

Molti decessi avvenuti nei luoghi di detenzione in carcere sono stati archiviati come suicidi e morti naturali. Ma i familiari e cittadini si sono ribellati e in tutto il paese continuano a chiedere verità e giustizia per ……Stefano Frapporti, Manuel Eliantonio, Stefano Cucchi, Federico Aldovrandi, Rasman, Mastrogiovanni, Marcello Lonzi, Daniele Franceschi, Aldo Bianzino………. Riteniamo che sia importante per i cittadini e comitati che sostengono i familiari di queste vittime mantenere la visibilità delle storie e continuare a chiedere giustizia e verità.

A più di un anno dalla sua morte continuiamo a chiedere a giustizia e verità per Christian, .

Non si può morire così….

Comitato madri per Roma Città Aperta

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