Lettera a Emma Bonino

Gentile signora,

 

chi
le scrive è il Comitato Madri per Roma città aperta che è nato da un tragico
avvenimento di un giorno di fine agosto 2006 quando tre ragazzi che uscivano da
un concerto reggae sono stati aggrediti 
con i coltelli da altri due ragazzi.

Renato
Biagetti 26 anni, neolaureato in ingegneria elettronica, fonico precario per
radio private, frequentatore di centri sociali, soprattutto per eventi musicali
viene raggiunto da otto coltellate, muore dopo poche ore all’ospedale Grassi. I
due responsabili, uno minorenne, vengono fermati. Sul braccio del maggiorenne
sono tatuate una croce celtica e la scritta “forza e onore”.

La
morte di Renato imprime un’accelerazione a quanto avviene già da mesi in varie
zone di Roma; l’aggressione, di ugual stampo, alla conclusione di un concerto a
villa Ada,  l’assalto a famiglie di
extracomunitari che occupano una scuola a Casalbertone, per citarne due dei più
gravi. E’ a questo punto che la madre di Renato, Stefania Zuccari, si rivolge
al Sindaco Veltroni con una lettera :“…..come
cittadine, prima ancora che madri e nonne di ragazze e ragazzi che solo per
comodità vengono etichettati come estremisti, negando alle loro scelte e ai
loro progetti lo spessore che hanno, esprimiamo la nostra grandissima
preoccupazione per la situazione che stiamo vivendo..”

Nasce
un comitato di Madri, per Roma Città Aperta appunto.

Dalla
morte di Renato dal dolore di una madre è nata un’idea che ci trovava concordi,
“il ritorno alla vita”. Sentivamo di poter assumere su di noi l’identità di
madri contro la retorica sulla maternità. Le madri generano e non possono
accettare che le vite dei loro figli siano spezzate: con le lame, sulle strade,
rincorrendo la precarietà del lavoro, ad un posto di blocco, durante una
manifestazione.

Una
grande lezione di condanna verso ogni forma di risposta “violenta “, sia
individuale che istituzionale,  ad
eventi  di aggressione, talvolta mortali,
che inevitabilmente sviluppano “paura” nella città e “caccia” al diverso.

Madri
per Roma Città Aperta significa evocare una città che rifiuta la
militarizzazione , che rifiuta l’utilizzo di mezzi difensivi e offensivi.

Perché
Roma continui ad essere una città aperta, dobbiamo riappropriarci di quella
conoscenza che le nuove forme di fascismo vorrebbero relegare a storia
“passata” e percorrere la via della “convivenza”, perché la nostra città non
diventi luogo di aggressioni mortali, scontri , assalti e, insieme di razzismo
ed esclusione.

Dalla
sua nascita il Comitato ha, realizzato molte iniziative, sollecitato
riflessioni, discusso nelle scuole dove siamo state invitate, partecipato
attivamente ai movimenti della città che contrastano le nuove forme di
fascismo, di razzismo e di intolleranza verso la diversità comunque  manifestate, dilaganti nella nostra città e
nel paese.

Nelle
disgregate periferie urbane sta crescendo una generazione sottoposta ad
ossessioni sicuritarie; la rinascita ed il proliferare di gruppi neofascisti e
neonazisti per i quali la violenza, la prevaricazione e la xenofobia sono azioni
e condizioni quotidiane di vita, favorite spesso da un atteggiamento di
tolleranza e di sottovalutazione della portata reale del pericolo da parte
delle istituzioni.

Una
storia già scritta! Questo fenomeno è nuovo solo in apparenza. Negli anni
Sessanta fecero in maniera analoga il loro violento apprendistato i futuri
terroristi e stragisti neri, i Concutelli, i Mangiameli, le Mambro e i
Fioravanti.

Iniziarono
il loro curriculum assaltando licei “rossi” o locali in cui si proiettavano
film “comunisti” dileggiando Pasolini e i ‘pasolini’. Rivendicando purezza e
atteggiandosi a sfortunati “comandanti” di un esercito che non combattè mai
alcuna guerra, solo terribili agguati. Non è certo un caso se nei siti web
della nuova destra quei personaggi vengano a tutt’oggi indicati come modelli.

Oggi
gli eredi di Concutelli e Fioravanti, dissotterrando manganelli e coltelli
dello squadrismo, lanciano un analogo segnale, certificando con la violenza la
propria esistenza, rivendicando un ruolo, anche, sul fronte delle
rappresentanze democratiche.

E’
il ritorno di un’area fascista, con la sua componente di consenso in molte
frange della società , della scuola e delle istituzioni (vedi il proliferare di
gruppi come Casa Pound e  Blocco Studentesco).
Giovani che ostentano disprezzo per tutto ciò che è democrazia che,
purtroppo,  non si muovono nel vuoto.

Una
persona come Lei, certamente avveduta e informata, non può relegare questa mole
di problemi in uno sfondo impreciso, liquidando i malumori – a cui ci
associamo- di quanti non hanno preso bene le dichiarazioni di Mambro e
Fioravanti a suo favore. Si può liquidare tutto questo con un “ho visto una campagna ostile nei confronti
di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti”?

Nessuno
mette in discussione il diritto di percorrere un cammino individuale di
riscatto né di concluderlo con successo. Quel che ferisce sono le
responsabilità pubbliche delle due persone in questione; “responsabilità” da
cui non hanno mai preso le distanze e che mai hanno messo in discussione. Nè da
parte loro è venuta una qualche riflessione sul legame fra democrazia e
antifascismo, un legame che ha trovato la sua radice più profonda, nei principi
fondamentali e, secondo noi, intoccabili, custoditi nella nostra Costituzione.

Noi
sappiamo una cosa: che se avessero vinto altre forze non avremmo democrazia. Sulla
nostra pelle abbiamo vissuto situazione che ci fanno dire che non siamo fuori
pericolo e  che la democrazia ha bisogno
di cura e attenzioni continue.

In
questa opera non sentiamo vicini Mambro e Fioravanti, come nessun altro che non
abbia preso le distanze da scelte terroriste e di morte. Siamo sicure invece di
avere lei. O almeno lo speriamo.

 

Madri per Roma Città Aperta

 

madrixromacittaperta.noblogs.org

madrixromacittaperta@libero.it SHAPE 
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