Roma non merita un sindaco fascista !

Roma non merita un sindaco fascista !

 

Il Comitato
Madri per Roma Città Aperta, ritiene che la possibilità di vedere Alemanno sindaco
di Roma,  costituisca un allarme sociale
e politico fortissimo e un rischio democratico enorme.

 L’eventuale
elezione a sindaco di Roma di Gianni Alemanno significherà la riduzione degli
spazi democratici nella vita quotidiana della nostra città e la libertà
“limitata” per i suoi cittadini.

 Associazioni
della società civile, realtà sociali impegnate sul diritto alla casa e al
lavoro, spazi sociali che, sono stati negli anni una potenzialità ed un valore
aggiunto in una città complessa con grandi trasformazioni sociali ed economiche
in atto, come Roma, vedrebbero chiudersi ogni spazio di agibilità, dietro
un’idea demagogica di ordine legalità e sicurezza.

 Facciamo
appello a tutte le forze sinceramente democratiche ed
antifasciste di questa città per comunicare il reale pericolo rappresentato dal
candidato Alemanno.

 Il nostro
voto a Rutelli e la sua elezione a Sindaco sarà comunque l’inizio per noi di un
impegno di intenso contraddittorio sul suo progetto per la città di Roma.

 Una città
che deve rimanerne APERTA a tutti, mantenendo
uno spazio civile e democratico per le lotte in difesa della casa e del lavoro,
per il rispetto della diversità di genere, per la difesa della
multiculturalità.

Un
confronto che pur difficile sarà per noi irrinunciabile.

 Una città
che deve rimanere ANTIFASCISTA rifiutando
la revisione delle origini della nostra storia democratica, rigettando
l’equidistanza, tracciata da Veltroni che ha  sdoganato nuove forme di fascismo e consentito
l’accreditamento sociale di centri  come
Casa Pound e Foro 753. Proprio in questi spazi trovano terreno fertile la
cultura dell’aggressione e dell’intolleranza che hanno armato la mano degli
assassini di Renato Biagetti.

 Una città
che deve rimanere DEMOCRATICA

 

Al sindaco fascista, diciamo no.

  Comitato Madri per Roma città Aperta

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La scuola – Quegli studenti travolti e persi nella passione della Destra di Marco Lodoli

La
repubblica venerdì 22 febbraio 2008

 Marco Lodoli

La scuola –
Quegli studenti travolti e persi nella passione della Destra

 

“Mai più antifascismo!” sta scritto sui manifesti
neri appesi da Lotta Studentesca sui muri della nostra città, ed è una chiara
rivendicazione delle proprie origini e di un volontà politica che fa tremare le
vene ai polsi. Sono i ragazzi dell’estrema destra organizzati da Forza Nuova e
Fiamma tricolore, che raccolgono sempre più consensi nelle scuole, soprattutto
quelle di periferia, e che piazzano i loro rappresentanti negli organi
direttivi dei vari istituti. Dopo che per tre decenni almeno la sinistra, in
tutte le sue forme ha conquistato le simpatie degli studenti, ora la tendenza
sembra un’altra, addirittura opposta.

Già da tempo avevo notato che era raro incontrare una
ragazzo di “sinistra”: e se c’era, era un solitario, un’anima bella che
faticava a raccontarsi con gli altri, con il nostro tempo, con un’idea di
impegno. I pochi studenti di sinistra sono attratti per lo più dall’arcipelago
dei  centri sociali, dove si sta insieme
per godersi meglio la vita e per rifiutare la guerra, ma difficilmente ci si
organizza per mettere in piedi una lista per le elezioni scolastiche..

Quella è una faccenda noia, grigia, senza squilli e
viene intesa come tempo sprecato. In fondo lo studente di sinistra è
un’edonista di qualità, uno che vuole ascoltare buona musica, bersi le sue
birrette, criticare l’imperialismo americano. Non ha voglia di perdere tempo
nei consigli di istituto. Gli studenti di destra invece, sbandierano parole
infiammate come” comunità”, “rivoluzione”, “identità”,  che già da parecchio hanno iniziato a fare
proseliti e creare strutture. E così le scuole s’affollano di ragazzetti pronti
a penetrare nei meccanismi democratici e creare strutture. La base emotiva di
tutto ciò sta nel rifiuto degli extracomunitari, visti come invasori, ladri di
lavoro, inquinatori dello spirito e della carne nazionale. Insomma : nelle
scuole la sinistra è allo sbando  e
cresce ogni giorno la falange dei giovani fascisti, che non sanno nulla di cosa
è stato il ventennio, delle leggi razziali, ma che si sentono forti e uniti in
un mondo sempre più debole e sparpagliato.

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Il nuovo manifesto del delirio ultrà “La rivoluzione parte dalla curva” di Carlo Bonini -La repubblica – Mercoledì 19 marzo 2008

La
repubblica
Mercoledì 19 marzo 2008

 

Carlo
Bonini

Il  nuovo manifesto
del delirio ultrà

“La rivoluzione parte dalla curva”

 

Nella
notte di un derby che, in nome di Gabriele Sandri, si annuncia della pubblica
riconciliazione” almeno tra tifoserie, c’è una scoperta che racconta dell’altro.
Di quale odio covi nelle curve dell’Olimpico, quale ne sia il segno ideologico
e il possibile trasversalismo, quali possono esserne gli sbocchi, dentro e
fuori lo stadio. Non stanotte. Non domani. Ma in un futuro non troppo lontano.
E’ un ciclostile di ventinove pagine dal titolo onirico-“Ultras oltre il tempo.
Storie di barricate e lacrimogeni”- che all’alba del 23 febbraio scorso, viene
trovato in un appartamento di Ponte Lungo, quartiere tuscolano. L’uomo che ne è
in possesso non è esattamente un ragazzino. Si chiama Roberto Sabuzi. Ha 41
anni ed un lavoro . E’ un tifoso della Lazio. Si fa chiamare “er capitano”. Gli mettono le manette per
ordine del pubblico ministero Pietro Saviotti. Perché ha partecipato ai fatti
dell’11 novembre 2007, la domenica della vendetta, dell’assalto alle caserme.
La notte in cui il sangue di Gabo doveva chiamare altro sangue.

Gli
investigatori che si rigirano tra le mani lo scartafaccio si stropicciano gli
occhi. Non tanto per l’abborracciato quanto farneticante scheletro ideologico
che lo sostiene. Ma per ciò che il documento , per la prima volta suggerisce e
teorizza: un abbraccio tra una forma di fascismo primordiale, delle origini e
il ribellismo anarchico; l’urgenza di una nuova forma di “clandestinità “ nelle
curve che recuperi le origini del “pensiero ultras” rendendo invisibile le
nuove sigle che a quel pensiero si ispirano; la necessità di rompere il
“ghetto” dello stadio per esportare nelle piazze “la rivolta”. Insomma, un
nuovo “ trasversalismo della ribellione violenta” come vuole l’incipit del documento; “Dedichiamo
questo scritto a tutti i patrioti, rivoluzionari e ribelli italiani. In
particolare: a Garibaldi, alle squadre di azione e le sette carbonare del
risorgimentali: agli Arditi della prima guerra mondiale; a Benito
Mussolini;…agli eroi di Bir El Gobi ed el Alamein: a Carlo Giuliani, per non
dimenticare; a Edo, Sole e Baleno, come 
a tutti gli anarchici scomparsi nelle prigioni di stato dei quali da
anni non si ha notizia, con immenso rispetto”

Il
ciclostile ha delle annotazioni in corsivo . Di Sabuzi, sono convinti gli
inquirenti. Che, verosimilmente ne è anche uno degli estensori. Sicuramente il
ciclostile ha circolato e circola nelle curve. “Ci teniamo a precisare-si
legge- che questo ciclostilato non ha assolutamente scopo di lucro. Le piccole
offerte serviranno a sostenere le spese processuali sostenute dalle famiglie di
alcuni nostri amici….Non possono essere descritti tutti gli scontri ai quali
abbiamo partecipato. Qualcuno di noi dovrebbe cominciare dalla fine degli anni
’70…Nessuna resa all’assalto del tempo, per carità. Nuovi impulsi di ribellione
si aprono a chi sa trovare la strada. Non troverete nomi, cognomi, codici di
identificazione. Chi deve capire, che c’era, capirà. Alle guardie di tutte le età,
le condizioni, le simpatie umane e calcistiche: non leggete queste pagine!”.

Il
gruppo si presenta così: “Siamo ultras romani e vogliamo manifestare il nostro
disagio (a volte disgusto) nei confronti di un ambiente che non ci appartiene
più…Nell’inesorabilità e nella durezza di una repressione invocata dagli “
spacciatori dell’oppio dei popoli ( il calcio),dai seminatori di in cultura
sociale, dalla meschinità degli pseudo ultras, di fronte al Dio denaro, legami
fino a ieri indissolubili si sciolgono provocando fratture insanabili”. La
strada, dunque, è un ritorno alla “purezza” sotto l’ombrello di una nuova sigla
“Ultras Lazio”. “Ultras Lazio”-si legge- è l’incontro di anziani militanti
della curva Nord con i giovani ultras che vogliono effettivamente sperimentare
l’impulso della mentalità ultras in luogo di qualsiasi altra esperienza
esistenziale, che viene considerata da questi giovani con disprezzo
“borghese”…Prende così corpo l’idea di un movimentiamo ribelle ed irregolare
antipolitico, quello stesso che ha contrassegnato la storia del “primo
fascismo”. Per farne cosa?

“Il
nucleo più consapevole degli Ultras Lazio -prosegue il documento- ha un
retroterra teorico che lo porta ad identificare nello squadrismo
mistico-fascista l’essenza di una condotta che vuole essere una risposta nelle
nera consapevolezza di una sterilità politica contingente (la politica” è
rifiutata dai ribelli in quanto luogo di tenebrosi giochi di tipo
capitalistico  e mercantilistico, inevitabilmente
scaduti a logiche di accumulazione di denaro fondate su intrighi e menzogne)”.

Nella
farneticazione squadrista, il ciclostile indica la ricerca di aggregazione con
ogni forma di nuovo radicalismo . “Riserviamo stima,senza ombra di dubbio, a
quei compagni di cui condividiamo la mentalità radicalista, barricadiera, che
li porta non a caso in prima fila nella lotta a fianco delli oppressi e degli
emarginati”- e un metodo. “Per i giovani delle squadre fasciste del 1919 e del
1920, il farsi fascisti divenne una ribellione ai costumi, alla morale, alle
ipocrisie  e alle debolezze della
borghesia. Non può cos’ stupire che quando parte “ la carica alle guardie” il
grido di battaglia, come una sfida intera al mondo antifascista, rimane il
classico “ Duce, Duce”.

Nella
cartellina in cui Sabuzi custodiva il manifesto del nuovo “ultras”, un secondo
documento di 23 pagine, in lingua inglese- Bodyhanner:
tactis and self-defense for moderm protester
– traduce la teoria in prassi
della violenza. Si va dalla storia delle centurie romane e della formazione a
testuggine, agli scontri di Napoli (17 marzo 2001) tra no-global e polizia. Di
quell’esperienza si consiglia di ricordare l’utilità dei grandi scudi di
plexiglass”. “ leggeri, facili da fabbricare, psicologicamente disarmanti per
la polizia, che non potrà vedere la prima linea di carica, perdendo così il
senso di adrenalina nei confronti dei singoli lanciati all’assalto”


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Cinghiamattanza, le botte a destra di Laura Mari -La Repubblica

La Repubblica

 

Laura Mari

Cinghiamattanza, le botte a destra

Finisce su you tube l’ultima “moda”, Dai licei a
Colle Oppio

 

Le regole sono precise,
inquietanti ed inequivocabili: non usare la fibbia, combattere a torso nudo,
prendere la mira e poi colpire il più violentemente possibile. Il macabro gioco nato dagli ambienti dell’estrema
destra capitolina si chiama “ Cinghia
mattanza”
, una feroce battaglia condotta a colpi di cinture è talmente praticata
nei circoli fascisti da spopolare
persino su You Tube. Da mesi infatti impazzano ondine i video registrati
durante alcuni raduni dei giovani nei circoli
capitolini di estrema destra.

Nel
video “ Cinghia Mattanza Casal
Bertone”, ad esempio, si vendono decine di ragazzi con le teste rasate che si
picchiano a colpi di cintura durante il concerto del gruppo ska”ZetaZetaAlfa”,
la band che ha creato la canzone ispiratrice della danza. Il testo, infatti, non solo detta le regole del gioco(“uno mi sfilo la cinta; due:
inzia la danza; tre:prendo la mira)
ma addirittura definisce i giocatori
come una casta guerriera che pratica la cinghia
mattanza
”.

 Un gioco
folle praticato, come testimoniano i video pubblicati su Yoi Tube, non solo nei
circoli di destra (particolarmente
violento il video girato a “ casa d’Italia” nel quartiere prati, dove giovani
ventenni agitano compiaciuti le cinture di pelle prima di iniziare la lotta),
ma anche in alcune scuole romane. Nel video “ CinghiaMattanza a scuola”, ad esempio si vedono due studenti che
si picchiano a colpi di cinta nei corridoi del liceo Archimede, mentre il
filmato “ Cinghiamattanza a Colle
Oppio” mostra come l’insensata e violenta battaglia sia diventata una moda
praticata dai giovani anche nelle piazze e nei quartieri della capitale.

Una
lotta, quella iniziata nei circoli di
estrema destra,
che sta conquistando sempre più giovani, al punto che su
internet esiste anche un blog (www.cinghiamattanza.blospot.com)
dove non solo la cinghia mattanza
viene inequivocabilmente definita come una danza
macabra che si fa tra camerati” ma addirittura di incitano gli utenti a “
prendere tutti a cintate, dal vicino di casa al postino , alla suora”

 

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“All’armi, siam rock fascisti” di Eduardo Di Blasi – L’Unità sabato 18 agosto 2007

L’Unità sabato 18 agosto 2007

 

Eduardo Di Blasi

 

“All’armi, siam rock fascisti”

 

Tendenze inneggiano a
Benito, allo scontro fisico, contro banche usuraie e pedofili, insultano la
Reistenza: il fenomeno delle rock band di estrema destra esiste, soprattutto a
Roma è in crescita, e veicola idee di cui è bene essere a conoscenza.

“Primo: mi sfilo la cinta.
Due: comincia la danza. Tre: prendo bene la mira. Quattro: cinghiamattanza!”.
Quando Gianluca Iannone, leader degli Zetazetaalfa, gruppo musicale della “destra
non conforme” romana, urla nel microfono , gli spettatori sotto il palco
iniziano a percuotersi fra loro con la cintura dei pantaloni. C’è una
fascinazione da Fight Club, il film di Eduard Noreton e Brad Pitt tratto
dall’omonimo libro di Chuck Palahniuk, da anni presente nell’immaginario
collettivo di quel mondo. Qualcosa di goliardico ci spiegano. “ perché poi non
è che ci si fa male, non si mira alla testa e la cintura non si gira dalla
parte della cinghia”. Sarà.

Ecco: per capire la musica
della nuova destra fascista ( e non solo) italiana, non ci si deve rifare a un
genere, anche se un misto tra “street punk, 
rocketto goliardico, caciarone e sguaiato” per dirla con il loro
produttore Flavio Nardi, accomuna InseDia(che hanno qualche accento Ska) e Aurora
e in parte, ache se qui il rock diventa più pesante, ZZa. Giocano più sulla
melodia i 270bis e gli Hobbit. Suoni decisamente più rock sono quelli del
Londinium Spqr e la Peggio gioventù. Più elettronici i Sotto Fascia Semplice.
Seconda annotazione: il legame tra questi gruppi non è nella qualità della
musica (inizialmente bassissima), ma nella comunità per cui quella musica è
scritta: Perché sia chiaro, siamo davanti a quello che senza internet, sarebbe
rimasto sommerso di gruppi che hanno nel proprio immaginario l’idea di vivere
“sotto assedio”.

Secondo Nardi, uno dei
pochissimi produttori dell’area( l’etichetta si chiama Rupe Tarpea), questa è
ancora  musica che sentiamo per noi e tra
di noi e che per paradosso internet sta ingrandendo”. Fa un esempio. “Il rock
identitario francese voleva parlare agli altri, voleva arrivare ad essere
distribuito dal FNAC,. Per questo hanno perso la propria base e non sono
riusciti nell’intento di essere ascoltati fuori”. In Italia le cose sono andate
diversamente.

I testi.
L’universo di riferimento è quello che è. Siamo davanti ad una canzone di
militanza neo-fascista. C’è chi usa la goliardia (la hit che da il titolo
agll’ultimo album degli InSediA è quando c’era lui) e chi la butta giù più
pesante (…..) Pemane il concetto di scontro fisico nei brani ….E prendono
musica le parole d’ordine di questa destra: ordine, italianità , guerra alle
banche , all’aborto, alla pedofilia…..

Quanti li ascoltano. Poichè la comunità di riferimento non è
fortunatamente così ampia, le copie vendute si aggirano sulle 5/6mila copie per
un gruppo come i 270bis, sotto le duemila per gli altri. Il disco che ha
venduto di più è stato quello del cosiddetto “De gregari nero”, Massimo
Morsello: aderente ai Nar, riparato in Inghilterra per sfuggire a un mandato di
cattura, fondatore con Roberto Fiore di Terza posizione Internazionale,
deceduto a 43 anni per un tumore. Il suo Direzione del vento arrivò nel 1998 a
13 mila copie.” Ormai,  però, spiega
Nardi , questa musica si diffonde soprattutto via internet”, i ragazzi di 17
anni di oggi non hanno mai sentito un cd. Anche i concerti non sono oceanici.
Mentre i gruppi Skin che sono un’altra cosa, riescono a radunare nei momenti
maggiori fino a 2mila persone, qui siamo sui 3900/400 spettatori raccolti in club
o, più spesso, in discoteche prese in affitto. Il raduno maggiore c’è stato
l’anno scorso a Rieti. Era  dedicato a
Luigi Ciavardini, condannato per la stage di Bologna: il titolo era “Rock per
la verità”. Ci andarono 2mila persone: quella di un’altra verità per Bologna,
che vede Ciavardini capro espiatorio, è un obiettivo condiviso da questa
destra. Su una platea di 50/60 gruppi attivi, in Italia si fanno 150 concerti
l’anno. La pubblicità delle date e dei luoghi dei concerti è mimetica: “Se uno
va nelle librerie o nelle birrerie più vicine al nostro circuito trova le
locandine. Per informazioni c’è il numero di telefono. E’ la vecchia mentalità
di tenere la guardia alta”.

Chi sono.
I”padri” sono negli anni ’70.: Compagnia dell’Anello, Janus, Amici del vento,
Francesco Mancinelli. Sono gli anni dei “Campi Hobbit””. L’idea che si era
fatta strada anche nel MSI, era creare un tessuto comune(artistico, musicale,
culturale) in cui i militanti si potessero riconoscere. C’è una parola per
definirlo:metapolitica. Spiega Nardi, che pochi anni più tardi sarebbe
diventato il fondatore del Dart( la Divisione Arte del fronte della Gioventù):”
C’era una specie di cortocircuito per cui il militante classico arrivava a un
bivio: o diventare un politico di professione o si disamorava, metteva su
famiglia, trovava lavoro. La metapolitica ha creato una specie di ponte tra le generazioni”.
Una variabile importante per la diffusione del messaggio sono state le radio
libere. La maggior fu “Radio Alternativa”, che trasmetteva dalla sede del
fronte della Gioventù di via Sommacapagna. Ad animarla Teodoro Buontempo.
Niente dischi: la musica viaggiava su audiocassetta, spesso autoprodotta. La
distribuzione? “Dal giornaletto “La voce della fogna” di Tarchi ai centri
librari. Niente negozi di dischi: non ce li prendevano”. I “figli” arrivarono negli
anni’80: Intolleranza e Marcello de Angelis. La musica perde in parte
quell’alone mitologico per raccontare la strada, l’idea, i nuovi martiri uno
dei quali è il fratello di Marcello de Angelis, Nanni(militante di Terza
posizione, il “piccolo Attila” cantato da Gabriele Marconi) trovato morto in
carcere. Anche Marcello, militante di terza posizione, fuggì in Inghilterra
dopo una condanna per attività eversiva. Adesso è senatore di AN. E siamo ai
“nipoti”, quasi tutti romani:  Zza,
Insedia, Aurora, Hobbit, Sotto fascia semplice, La peggio gioventù, Spqr,
270bis (il gruppo di De Angelis). Ogni gruppo ha una sua parte politica nella
galassia della destra. Iannone (Zza) e Giuliano Castellino (lpg) militano nella
Fiamma tricolore. Aurora e insedia sono vicini ad Azione Giovani. Gli Hobbit a
Forza Nuova. I movimenti della galassia nera non si amano. La musica accomuna. Come
se non avesse colore, tra le sfumature del nero.

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Irruzione e atti vandalici di stampo fascista al Circolo Mario Mieli

Il Comitato Madri per Roma Città Aperta, costituitosi intorno a
Stefania , madre di Renato Biagetti, giovane di 26 anni, accoltellato
un anno fa sulla spiaggia di Focene alla fine di un concerto, esprimere
solidarietà al Circolo Mario Mieli per l’irruzione e gli atti vandalici
di evidente matrice fascista e razzista . Questo episodio che fa
seguito all’incendio doloso del Coming Out configura un organizzata e
premeditata azione contro la comunità omosessuale, lesbica e trans
romana. Si conferma quindi la preoccupazione delle Madri per il clima
di intolleranza , di aggressione e di intimidazione che sta riducendo
gli spazi democratici della nostra città, specie in questo delicato
periodo elettorale. Il Comitato, esprimendo solidaritetà al Circolo
Mario Mieli, mantiene l’impegno a denunciare il proliferare di gruppi
neofascisti responsabili a Roma di molte aggressioni nei confronti
della diversità in qualunque forma esso si manifesti, politica,
culturale e di genere, e si impegna ad aderire e a collaborare alle
iniziative della comunità gay , lesbica e trans, perché Roma resti una
città aperta ad ogni diversità.

Comitato Madri per Roma città Aperta
Sabato 18 aprile 2008

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Il valore dell’informazione nella difesa dell’antifascismo- 23 Aprile Sala Renato Biagetti Città dell’Altra Economia Roma

il valore dell’informazione

nella difesa dell’antifascismo

 

ne
parliamo con

Carlo
Bonini
,
giornalista de “la Repubblica

e con

Eduardo
Di Blasi
, giornalista de “L’Unità”

 

Il 23 Aprile, alle  ore 17.00,
presso la sala

Renato Biagetti

nella Città dell’Altra Economia,
via Dino Frisullo, Roma.

 

Aggressioni, risse, danneggiamenti a luoghi
storici della città hanno creato a Roma un brutto clima
”. Perfino un
giornale come l’Osservatore romano alcuni mesi fa ha sentito la necessità di
rilevare come l’ennesimo atto aggressivo (contro la lapide a Porta San Paolo)
diventa inevitabile “quando si mette
sullo stesso piano chi ha combattuto per la libertà e chi era dall’altra parte
“.

Da troppo tempo,
e solo in Italia, si tenta di mediare tra la cultura antifascista e quella
fascista, tentando di riscrivere la storia della guerra di liberazione e della
Resistenza.

Revisionismo
storico a cui giornali, editoria, televisione e radio hanno offerto
amplificazione, con uno scopo preciso: sdoganare i fascisti al crepuscolo,
quelli di Salò, che sono andati a riempire le fila del partito dei moderati.

Nell’ultimo
decennio abbiamo così assistito al rinascere e proliferare di gruppi
neofascisti e neonazisti che, grazie ad un atteggiamento di “tolleranza” delle
istituzioni, hanno assunto sempre più, un forte connotato aggressivo, razzista
e intollerante, facendo presa su alcune fasce giovanili.
I media, più diffusi e ascoltati, affrontando questi fenomeni, sembrano aver
fatto propria la rimozione storica  dei
valori della resistenza, interpretando aggressioni e i riferimenti  al fascismo e al nazismo come forme di
esuberanza giovanile, ‘fenomeno di costume’, con  personaggi nuovi e stimolanti con cui, in
qualche caso, civettare.

Per proporre e
chiedere un’informazione documentata e approfondita, per discutere del valore
che l’informazione rappresenta nella difesa dei principi antifascisti della
Costituzione, ci incontriamo con Carlo Bovini di Repubblica e Eduardo Di Blasi
dell’Unità.

L’incontro è organizzato dal

Comitato Madri per Roma città Aperta,

 

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Madri per Roma Città Aperta

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“NAZIROCK” a Milano

VENERDI’ 11 APRILE, h 21:30 AL CINE-LOCA (ex Cinema Pirelli)*
PRIMA PROIEZIONE PUBBLICA A MILANO DI
_
"NAZIROCK" _

IL FILM BLOCCATO NEI CINEMA DALLA CENSURA DELLE NUOVE DESTRE
Con la partecipazione di:
CLAUDIO LAZZARO, REGISTA AUTORE del FILM
SAVERIO FERRARI, OSSERVATORIO DEMOCRATICO NUOVE DESTRE
ROSA PIRO, MADRE di DAX DAVIDE CESARE

Invitiamo tutte e tutti a partecipare alla proiezione pubblica di Nazirock,
il film documentario che esplora il mondo dell’estrema destra italiana
attraverso un’indagine su musica, cultura e vita politica dei giovani
appartenenti a gruppi neonazisti e fascisti. Parole e immagini che molti
ignorano o relegano in un lontano e sanguinoso passato, ma che in realtà
sono più che mai presenti e diffuse in Italia, e "sdoganate" dai partiti
politici per attingere al mezzo milione di voti che la destra radicale
italiana può arrivare a raccogliere.

La proiezione di Nazirock è stata bloccata nelle sale cinematografiche
italiane, ufficialmente dalla diffida dei legali di Forza nuova per i
presunti danni materiali e morali dati dal lancio del film durante la
campagna elettorale, ufficiosamente dalla paura degli esercenti di subire
ritorsioni, danneggiamenti e spedizioni punitive.

Quando la paura costringe a chiudere gli occhi e le voci vengono zittite
attraverso la censura, quando esponenti politici istituzionali affermano la
volontà di revisionare i libri di storia, cancellando un pezzo del passato
di uno Stato che nasce dalla Resistenza e che si fonda sui valori
dell’antifascismo, e trasformando i carnefici in vittime, il rischio di una
deriva autoritaria e totalitaria è reale e tangibile.

Per opporsi ad essa è necessaria la partecipazione politica di tutta la
società civile. Perché partecipazione politica non significa mettere una
crocetta sul simbolo di un partito ogni quattro anni, ma agire insieme
quotidianamente per cambiare il mondo, a partire dagli errori e dagli
eccessi del passato.
Senza memoria non c’è futuro.
Venerdì 11 aprile dalle 21:30–
CasaLOCA
v.le Sarca, 183
20126 – Milano
tel. 02-87396844

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Scritte per Hitler e svastiche al Mamiani – Il Messaggero

Scritte per Hitler e svastiche al Mamiani

Il liceo Terenzio Mamiani

ROMA (7 aprile) – Scritte
inneggianti al nazismo e ad Adolf Hitler sono apparse, stamani, sui muri del
liceo classico Mamiani, a viale Giulio Cesare, nel quartiere Prati. "Mille
braccia inneggiano al tuo nome": questa la scritta, firmata con alcune svastiche.
A darne notizia studenti che hanno cercato di coprire la frase utilizzando una
bomboletta spray, ma sono stati fermati dalle forze dell’ordine e denunciati.
«Abbiamo tentato di coprire la scritta come accaduto per le frasi ingiuriose a
Franca Rame – dicono gli studenti – ma è sopraggiunta un’auto delle forze
dell’ordine che ha fermato e identificato due ragazzi minorenni e il bidello.
Uno è stato portato in commissariato e denunciato».

«Il preside non si è fatto vedere – raccontano i ragazzi – anzi, ha imposto una
sanzione disciplinare allo studente denunciato che oggi pomeriggio dovrà pulire
il muro della scuola. Noi lo impediremo». Per domani gli studenti hanno indetto
uno sciopero della prima ora delle lezioni scolastiche.

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