La presente lettera è frutto di un’elaborazione partecipata da numerose organizzazioni, collettivi e individui che in questi ultimi sette mesi hanno maturato un naturale sentimento di solidarietà attiva nei confronti dei comitati di famigliari e studenti della Normal Rural di Ayotzinapa.
Facciamo pubblico questo messaggio in una giornata importante nella quale abbiamo la possibilità di essere accompagnati e di accompagnare una delegazione di famigliari e studenti di Ayotzinapa; abbiamo così deciso di avvalerci della complicità delle mamme del “Comitato Madri per Roma Città Aperta” per recapitare il presente messaggio perché in questa città esse sono le degne portavoci di chi ha sofferto per mano della violenza dello stato, della repressione e del fascismo. Queste madri di Roma e quelle del Messico sono unite nello stesso dolore e nella stessa rabbia. Noi ne siamo i figli e le figlie, decisi a fare giustizia dei nostri morti.
Abbiamo deciso di consegnare questa lettera direttamente all’ambasciatore messicano a Roma perché rappresenta in Italia la voce del governo di Enrique Peña Nieto e quindi testimonial a livello italiano della versione “ufficiale” sui tragici fatti di Iguala del 26 settembre scorso.
Con queste poche righe e con la nostra presenza qui oggi, intendiamo ribadire che per noi il caso dei 43 desaparecidos non è assolutamente chiuso come il Governo Federale, la P.G.R, e le istituzioni messicane affermano.
Ci uniamo quindi ai comitati di Avotzinapa nel grido di dignità e rabbia:
Vivos se los llevaron y vivos los queremos! Vivi li hanno portati via e vivi li rivogliamo indietro!
Ricordiamo che ci sono dei responsabili diretti del massacro ancora impuniti, come: Felipe Flores Velázquez e Francisco Salgado Valladares (entrambi latitanti, rispettivamente segretario e direttore della Sicurezza Pubblica di Iguala), l’ex governatore di Guerrero Angel Aguirre Rivero e tutta quella catena di comando che dal Presidente Enrique Peña Nieto arriva fino alle presidenze municipali e alle polizie locali e che, in una trama di impunità, corruzione e violenza, permette la ripetizione potenzialmente infinita di queste atrocità.
Inoltre determiniamo che ci sono troppi elementi da chiarire nei confronti dell’Esercito Federale (implicato anche in altre gravi violazioni come il caso di Tlatlaya) e sul loro ruolo nella sparizione dei 43 studenti e nell’assassinio di tre di loro.
In ogni caso manterremo alta l’attenzione sulle gravi responsabilità del governo messicano per quanto riguarda i fatti di Iguala oltre che sulle possibili conseguenze repressive che da mesi minacciano e si profilano ai danni al movimento sociale nato attorno alle rivendicazioni di giustizia della “Normale Rurale” di Ayotzinapa.
Allo stesso modo continueremo a denunciare pubblicamente tutti quegli accordi che l’Unione Europea ogni anno stipula con lo Stato Messicano e che hanno come clausola di validità il “rispetto per i diritti umani”. E’ per noi evidente che il rispetto di tali diritti è chiaramente lontano dall’essere una delle priorità degli ultimi governi in Messico (con 130,000 morti violente e 23,000 sparizioni forzate segnalate dalle stesse istituzioni – SESNSP e Registro Nacional de Personas Extraviadas – dal 2006 a oggi) e che la realtà invece è rappresentata da una preoccupante escalation di repressione e violenza nei confronti del dissenso, dei movimenti sociali e della cittadinanza in generale.
Ancora una volta: Giustizia per Ayotzinapa!
Assemblea Romana per Ayotzinapa
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