Chiapas – 1^ Festival mondiale delle resistenze e delle ribellioni

chapas1Carissime,
ora vi racconto i tre eventi importanti a cui ho partecipato:
22 Dicembre: memoria del massacro de “Las Abejas” nel villaggio di Acteal.
Sotto un grande capannone era allestito un altare per una messa in memoria al massacro che hanno subito 17 anni fa gli indigeni di questa comunità da parte dei paramilitari (civili che vengono pagati dal governo per i “lavori sporchi”), quando questi ammazzarono 45 indigeni, in maggioranza di donne di cui 4 incinte e vari bambini. Da allora ci sono stati 4 presidenti in carica al governo federale ma questa gente non ha ancora avuto giustizia.
Il capannone era pieno di gente di tutte le età e di tutte le nazioni. C’erano tanti vestiti e colori differenti. La cosa che più mi ha colpito è stata una messa molto particolare, con riti di preghiera maya e con interventi politici da parte dello stesso prete che celebrava la messa, ma anche da familiari delle persone massacrate che le ricordavano. Hanno fatto l’intervento anche i familiari (genitori e fratelli) di alcuni dei 43 studenti “desaparecidos” ad Ayoztinapa, nello stato del Guerrero. Sempre durante la messa si strillavano i soliti slogan che si gridano qui in Messico tipo: ZAPATA VIVE, LA LUCHA SIGUE oppure HASTA SIEMPRE. Pugni chiusi e comunioni.
Dopo la messa siamo andati a vedere la cappella dove sono state seppellite le 45 persone, impressionante vedere le foto dei bambini. Sono stati ricordati con musica, incenso, fiori e canti di lotta. Eravamo centinaia sotto la cripta, era molto emozionante.
Quando siamo andati via due amici di Fabio che stavano con noi hanno incontrato due indigene del posto che ci hanno invitate a pranzo nella loro casetta fra i monti; la cosa impressionante di queste persone è che sono molto povere, non avevano niente in casa (infatti la spesa l’abbiamo fatta noi) ma la loro ospitalità è immensa. Questa cosa mi ha commosso, hanno acceso il fuoco e abbiamo mangiato alla messicana cioè: fagioli, uova strapazzate con pomodoro e cipolla tutto accompagnato dalle tortilla messicane e hanno riempito due caraffe di spremute di arance, qui si usa tanto bere le spremute a pranzo. (Vi allego due foto).
chiapas2
27 /30 Dicembre: 1^ Festival internazionale delle resistenze e delle ribellioni alla comunità Manclova nello stato di Campeche.
L’esperienza di questi quattro giorni è stata superlativa. La parte logistica è quella più sofferente: quattro giorni di riso e fagioli a pranzo e a cena, colazione con caffè americano e pane tutto però di produzione locale, ho dormito in macchina (sono stata privilegiata) mentre tutti gli altri in sacco a pelo per terra sotto un capannone immenso
L’enorme interesse per la parte politica e la grande possibilità di conoscere un sacco di persone è quello che mi ha fatto superare gli ostacoli, nonostante i miei acciacchi.
Il primo giorno e il secondo gli interventi sono stati fatti dagli indigeni (naturalmente si parla di zapatisti facenti parte del movimento de La Sexta nazionale) che come noi hanno spiegato chi sono, cosa fanno per migliorare il mondo, ecc.
Il terzo giorno hanno dato spazio agli internazionali e lì è incominciata l’ansia. Sono stata la prima di tutti, la prima di una lunga serie di interventi internazionali tra cui c’era, per esempio, anche Diego per il Nodo Solidale. Dopo la lettura del discorso, naturalmente in spagnolo, cercando di trasmettere la nostra energia e il nostro entusiasmo di lottare insieme, lì l’applauso è stato scrosciante (c’era il tifo soprattutto degli italiani).
Ragazze che tremarella!!!!!! Una cosa leggere in italiano una cosa in spagnolo… e poi davanti avevo centinaia di persone (dicono che i partecipanti erano 2000)!
Quando sono uscita, un paio di associazioni hanno chiesto la nostra mail per avere un contatto, io l’ho data, anche perché sono associazioni che condividono le nostre idee altrimenti non sarebbero state in quel luogo. Donne, soprattutto madri hanno voluto parlare e saperne di più del nostro comitato. Che fatica parlare spagnolo e far capire le nostre idee, la nostra lotta. Un’amica di Fabio che mi ha fatto da supporto perché Fabio non c’era, ha sentito che una signora, mentre leggevo, ha commentato che il nostro discorso l’era piaciuto perché era “un discorso scritto in un spagnolo semplice, ma è entrato nel nostro cuore”.
Sono tornata a casa stanchissima, sia fisicamente che mentalmente, ma felice che il nostro comitato ora è conosciuto qui in Messico soprattutto dalle comunità zapatiste e dal movimento nazionale e internazionale de La Sexta.
2/3 Gennaio 2015
Ultimo incontro e conclusioni del 1^ Festival mondiale delle resistenze e delle ribellioni
Questa volta l’incontro è stato fatto a San Cristobal de las casas, quindi ho dormito a casa mia e mangiato quello che mi pareva.
Quest’ultima tappa dell’incontro consisteva nel fare il riassunto degli interventi letti e ascoltati nei vari posti della carovana: Città del Messico, Campeche e Oventic. Infatti hanno fatto anche il riassunto del nostro intervento.
La cosa eccezionale che è successo in questo posto è stata un’intervista che mi hanno fatto due ragazze italiane che vivono in Città del Messico e lavorano per una radio di movimento, e un incontro filmato con una delle madri dei 43 studenti di Guerrero spariti. Io le ho raccontato in due parole la storia del nostro comitato, dicendo che nel nostro comitato ci sono madri che hanno perso figli uccisi dai fascisti e dalla polizia, quindi sappiamo quanto stia soffrendo e l’ho abbracciata dicendo che era l’abbraccio di tutte noi.
Suo figlio è l’unico che è stato ritrovato, in condizioni inenarrabili: il suo viso era senza pelle e non dico altro.
Questo materiale me lo dovrebbero inviare via mail.
Ragazze, dopo questa esperienza forte devo dire che sono cambiata: intanto questa energia che sento e che cerco di esprimere la devo a Stefania, perché in questi giorni pensavo al suo dolore e come lo affronta eroicamente ogni giorno, e quindi per lei e per Rosa, per Haidi e per tutte le madri che hanno sofferto e che soffrono ancora ma non per questo smettono di lottare:
LA LUCHA SIGUE! HASTA SIEMPRE LA VICTORIA!
La vostra Teresa

chiapas3

Intervento di Teresa al Festival mondiale delle resistenze e delle ribellioni

Un saluto a tutti/e i/le partecipanti del Festival Mondiale delle Resistenze e delle Ribellioni. Innanzitutto vogliamo ringraziare gli organizzatori di questo evento per permetterci di raccontare la lotta della nostra piccola organizzazione.
Io vengo a nome del Comitato “Madri X Roma Città Aperta”, un comitato di madri antifasciste nato a Roma e oggi con membri in varie città d’Italia e una in Argentina. Il nostro gruppo nasce come reazione all’omicidio di un giovane di 26 anni di Roma, Renato Biagetti, ucciso il 27 agosto del 2006 da due fascisti. Renato fu accoltellato a morte, colpevole di uscire da un locale con musica di “sinistra”, musica alternativa. La madre, Stefania, volle fortemente questo comitato per portare avanti la memoria di suo figlio con rabbia e con amore, cercando giustizia e ispirandosi alle madri di Plaza de Mayo. Durante i primi anni la lotta del Comitato si concentrò infatti sull’accompagnamento legale per il caso di Renato e nella denuncia continua presso le istituzioni ma anche nelle piazze riguardo la presenza fascista in città e riguardo l’appoggio istituzionale che godono questi assassini. Approfittiamo per spiegare brevemente che i fascisti in Italia sono come i “grupos de choque” del PRI in Messico: civili, imbevuti di ideologia razzista, che svolgono delle funzioni da paramilitari attaccando il “diverso”, gli immigrati, gli attivisti, i centri sociali e i gruppi organizzati.
Il Comitato è formato da donne che donano la loro energia di rinascita, il loro sostegno e il loro cuore rivolto ai ragazzi che lottano quotidianamente per realizzare i loro sogni liberi dalle ingiustizie, discriminazioni, abusi, soprusi, violenze. Siamo così un comitato sciolto, non agganciato a nessun carrozzone di partito, viaggiamo là dove ci porta il cuore.
Durante il percorso ci siamo accorte che Renato non era l’unico giovane ucciso in Italia dall’ingiustizia. Tanti ragazzi hanno perso la vita per colpa dei fascisti in borghese o in divisa: uccisi in posti di blocco, torturati in celle di isolamento, sparati duranti un corteo, impiccati in una cella. In Italia la violenza fascista gode della stessa impunità e protezione che godono le forze dell’ordine, anche esse dedite alla repressione violenta della diversità e dell’antagonismo. Questo avviene in un Paese che si dice fondato su una costituzione antifascista, nata dalla lotta contro la dittatura di Mussolini. Eppure i seguaci di quest’ultimo hanno sempre potuto agire per seminare terrore contro chi lotta per un mondo migliore.
Sappiamo che il fascismo e l’ingiustizia si combattono svegliando le coscienze, parlando il più possibile di queste morti di Stato che vorrebbero occultare o dimenticare. Per questo oggi, insieme a tante altre madri che hanno perso i loro figli per mano dei fascisti o della polizia, andiamo ovunque sia possibile armate della nostra parola e delle nostre verità: raccontiamo dei figli uccisi dalla mano di Stato ma diciamo anche che ogni compagno arrestato, ogni migrante scomparso, ogni donna violentata è nostro figlio o nostra figlia. Sentiamo profondamente il dolore di ogni madre e facciamo nostra ogni sua causa, frutto dell’ingiustizia generata dal capitalismo.
Per creare un mondo migliore per i nostri figli e i nostri nipoti, abbiamo deciso di andare di scuola in scuola, associazione per associazione, di corteo in corteo, ovunque sentiamo che è benvenuta la nostra parola, per parlare soprattutto ai giovani, speranza del domani, affinché sappiano che altri ragazzi come loro hanno perso la vita per una società più giusta mentre altri ancora sono morti solo perché il sistema attuale si fonda sulla sopraffazione dell’uomo sull’uomo, dell’uomo sulla donna e dell’uomo sulla natura.
Abbiamo capito che è necessario imparare da altre lotte, per questo siamo qui e per questo ci siamo messe in rete con le madri dei migranti scomparsi, con le madri detenute e con i figlioletti in prigione, unite contro la tortura che la polizia pratica in carcere o denunciando la iniqua applicazione della giustizia in Italia: per esempio i 10 anni di carcere a un giovane per una vetrina rotta durante il G8 di Genova del 2001, e l’assoluzione per i poliziotti che assassinano i giovani per strada. Così la classe politica difende i suoi interessi e schiaccia la speranza di un paese migliore.
Anche qui in Messico, abbiamo avuto l’onore e il piacere di apprendere dalla lotta dei detenuti politici della Sexta in Chiapas, avendoli conosciuti nella prigione di San Cristobal e avendo fatto eco in Italia della richiesta di giustizia dei compagni de La Voz del Amate e, specialmente, lottando per la libertà di Rosa Lopez, dei Solidarios de la Voz del Amate, anche lei madre, indigena, lottatrice, membro onorario del nostro comitato.
Alcune di noi erano già militanti, altre erano totalmente lontane dalla politica perché la confondevano con quella dei partiti, però oggi siamo tutte unite, fortemente convinte che la lotta dal basso, fatta da gente comune, è l’unica arma per costruire una società dove le madri possano dedicarsi a crescere e amare i propri figli, senza piangerli per colpa di mani assassine.
Grazie.

chiapas4

Questa voce è stata pubblicata in General. Contrassegna il permalink.