Solidarietà con Patrizia Moretti, madre di Federico Aldovrandi


 

Tre dei quattro poliziotti
condannati in primo grado per eccesso colposo nell’omicidio di Federico
Aldovrandi hanno querelato per diffamazione la madre del ragazzo, Patrizia
Moretti, che in un’intervista li aveva definiti «delinquenti». Enzo Pontani,
Monica Segatto e Luca Pollastri sono stati condannati a 3 anni e 6 mesi. La
sentenza di primo grado, che coinvolgeva anche Paolo Forlani, un quarto
poliziotto è del luglio 2009.

 

In un articolo pubblicato
nel luglio 2008 sul giornale La Nuova Ferrara, Patrizia Moretti commentava la
drammatica vicenda di Riccardo Rasman, un altro giovane morto a Trieste
nell’ottobre 2006, vittima delle violenze della polizia: «Spero che anche per
loro (la famiglia di Rasman, ndr) si arrivi presto a un processo, come è giusto
che sia, e che si giudichino quelle persone a prescindere dal fatto che sono
poliziotti – disse Moretti -. Anche perché noi, io e Giuliana, la sorella di
Riccardo, non consideriamo quelle persone come rappresentanti delle
istituzioni, ma solo come delinquenti». E’ stata quest’ultima frase a far
scattare la querela da tre degli agenti condannati in primo grado.

Denunciare una madre alla
quale è stato strappato, assassinato un figlio, in circostanze inammissibili,
ingiustificabili, è incivile e significa negare il dolore stesso di quella
madre.
Noi Madri per Roma Città Aperta riteniamo che questa rappresenti l’ennesima
intimidazione nei confronti di quei familiari, ormai tanti, troppi, che
chiedono giustizia per la morte dei loro congiunti uccisi da coloro,
appartenenti a organi dello stato o istituzioni pubbliche che avrebbero dovuto
tutelare la loro vita. Le continue richieste di giustizia da parte dei
familiari, le loro richieste di verità inaspriscono e disturbano i
rappresentanti di queste istituzioni, a cui non resta altro che, offendere,
intimidire, piegare attraverso una guerra psicologica di querele e denunce,
proprio per una presunta condizione di impunibilità e di superiorità ad ogni
giustizia umana.
Noi siamo solidali con la mamma di Federico Aldovrandi che non si lascia
intimidire come non si sono fatti intimidire e mettere a tacere , genitori,
sorelle, familiari di chi ha perso la vita o ha subito lesioni e denunce da
coloro i quali li hanno avuti in custodia.
Dopo l’assurda querela, il pubblico ministero aveva richiesto l’archiviazione
della denuncia, ma i tre poliziotti ritenuti responsabili della morte di
Federico, hanno pensato bene di non accettarla e di avvalersi del rito
dell’opposizione.

Noi ci domandiamo:

Può un dolore così
devastante come quello di Patrizia, essere denunciato piuttosto che alleviato?

Può uno Stato offendere un
dolore, piuttosto che sentirsi responsabile delle morti e lesioni inferte ai
propri cittadini da chi lo doveva rappresentare, perseguendo la giustizia e la
verità che i loro familiari chiedono?

Questi  cittadini, offesi dallo Stato, in questi
anni, attraverso la loro caparbietà, una corretta insistenza, e forme di
resistenza democratiche e civili stanno dando una grande lezione proprio a
quegli organi istituzionali  che ancora
rispondono, in molti casi,  con
un’aggressività crescente, leggi liberticide e vergognose archiviazioni e prescrizioni.

Noi Madri, chiediamo a
tutti una condivisione dei sentimenti di questi cittadini che continuano a
resistere alle ingiustizie e all’occultamento della verità.

Il 18 giugno saremo vicini
alla famiglia Aldovrandi e alle due giornaliste della Nuova Ferrara e
dell’Ansa, chiedendo di manifestare esplicitamente in tutti i contesti, la
solidarietà con loro.

Siamo tutti familiari!

 

Madri per
Roma Città Aperta
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