In campo scendono le mamme

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La battaglia
Manifestazione al Campidoglio. Alemanno: è urgente fare chiarezza

Ragazzi di sinistra accoltellati.

In campo scendono le mamme

Roma, la signora
Biagetti: non sotterrerò un altro figlio. Si sono costituite in un comitato due
anni fa e hanno aperto un blog. La protesta di ieri voluta dopo l’ ultima
aggressione

ROMA – Eccole, le mamme. Patrizia ha i capelli ricci, rossi, e poca voglia
di parlare. Fabiola due figli, uno di 28 e uno di 31 anni, «e quando escono la
sera li chiamo sempre per sapere dove stanno e cosa fanno». Stefania e Teresa,
invece, si tengono a braccetto. Portano entrambe gli occhiali scuri, sono
provate nel fisico e nell’ animo, intorno al collo stringono una sciarpa
arancione, tra le mani uno striscione: «Comitato madri per Roma città aperta».
Ieri mattina erano, insieme alle altre, sulla piazza del Campidoglio, per
lanciare il loro appello al sindaco Gianni Alemanno: «Mai più lame». E per
difendere il diritto dei loro ragazzi alla politica: di più, alla militanza. E
chi dice che a Roma è tornato un clima da anni ‘ 70 immagini cosa sarebbe
successo se in quel periodo fossero scese in piazza le mamme. Stefania è la
mamma di Renato Biagetti, ingegnere di 26 anni, ucciso con otto coltellate due
anni fa, vicino alla spiaggia di Focene. Un delitto che il giudice, nel primo
grado di giudizio contro uno dei due aggressori (condannato a 15 anni per
omicidio volontario), ha derubricato come «lite fra balordi, per futili motivi»
ma che Stefania e le altre madri del comitato identificano come «un’
aggressione fascista». E Teresa, che le si stringe vicino, è la mamma di Fabio
detto «Fazio», il militante di sinistra accoltellato nella notte tra venerdì e
sabato scorsi davanti al centro sociale «Pirateria», a Ostiense. Sono stanche
di vedere i loro figli uccisi, colpiti o sotto minaccia, e che hanno deciso di
fare qualcosa di concreto: due anni fa si sono costituite in un comitato, hanno
aperto un blog e hanno cominciato a farsi sentire. La manifestazione di ieri
era stata organizzata dopo l’ ultimo episodio di violenza politica che si è
verificato a Roma: Fabio è stato colpito con un taglierino, alle 4 del mattino,
dopo la serata passata a commemorare l’ amico Renato morto due anni prima.
Erano sulla piazza del Campidoglio, ieri, come si potrebbe essere sulla Plaza
de Mayo a Buenos Aires. Ma se può essere normale che le madri difendano, per
tutta la vita, i propri figli, il fatto straordinario in questo caso è un
altro: le mamme non scendono in piazza per salvare i ragazzi dalla droga o per
rendere loro giustizia. «Ai nostri figli abbiamo insegnato certi valori, certe
convinzioni – dicono -. E siamo sempre davanti a loro, quando serve. In piazza,
nelle manifestazioni o nei concerti». Qui è in ballo, dunque, il «diritto a
spazi di agibilità democratica», in una parola, alla militanza: è questo lo
strappo delle madri di piazza del Campidoglio. Il comitato è nato su iniziativa
della mamma di Biagetti, è composto da tutte romane, ma è in contatto con altre
donne che combattono per i propri ragazzi: da Heidi Giuliani, che l’ altra sera
era a Ostiense, alla madre di Federico Aldrovandi, il giovane di Ferrara per la
cui morte sono ancora sotto inchiesta quattro poliziotti. Stefania e Teresa si
conoscono da prima delle rispettive tragiche esperienze. Renato e Fabio, i loro
figli, erano amici, frequentavano gli stessi posti. E «Fazio», qualche giorno
fa, è tornato apposta dal Chiapas per aiutare i suoi compagni ad organizzare il
concerto in ricordo dell’ amico. In Campidoglio, le «madri per Roma città
aperta» hanno incontrato Alemanno. E tra il sindaco e Stefania c’ è stato un
faccia a faccia carico di emozioni: «Non ti abbiamo votato, e conosciamo il tuo
passato, ma fai qualcosa per i nostri figli. Noi garantiamo per loro, tu
garantisci per quei gruppi politici che sono vicini alla tua maggioranza: lo
sai da dove vengono i coltelli», gli ha detto la mamma di Renato. E Alemanno le
ha risposto colpito: «Ti stimo molto, come madre e come donna. Appoggerò tutte
le iniziative, anche nelle scuole, che vorrete fare». Stefania ha aggiunto: «Un
altro figlio non lo sotterro più». Renato, infatti, ha un fratello, anche lui
molto conosciuto nei centri sociali: è uno degli allenatori della squadra di
rugby All Reds, oggetto delle «attenzioni» degli estremisti di destra. L’ altro
tecnico della squadra è il figlio di Mirella, un’ altra delle madri presenti in
Campidoglio. Loro, le mamme, non vogliono fermarsi: «Abbiamo insegnato – dice
Lalla – ai nostri ragazzi a non rispondere con gli stessi sistemi. Però sia
chiaro: non abbiamo paura e non sopportiamo più che accadono episodi come
quello dell’ altra sera». Dopo l’ aggressione di Fabio, Stefania Zuccari ha
telefonato subito all’ amica: «Ho pensato che era fortunata, perché suo figlio
è ancora vivo». * * * Il precedente Al Leoncavallo Il gruppo delle mamme del
Leoncavallo (nella foto ad un corteo) nasce all’ indomani dell’ assassinio di
Fausto Tinelli e Iaio Ianucci, nel 1978 Fausto e Iaio I due giovani
frequentatori del centro sociale milanese vennero uccisi nel marzo del 1978, a
18 anni. Il duplice omicidio venne rivendicato da numerose sigle fasciste, ma
la più credibile secondo gli inquirenti, fu la rivendicazione della dell’
Esercito nazionale rivoluzionario Nar – brigata combattente Franco Anselmi, un
neofascista romano morto dodici giorni prima dell’ omicidio di Fausto e Iaio,
mentre tentava di rapinare un’ armeria della capitale Le mamme Nel gruppo delle
mamme del Leoncavallo c’ erano ex partigiane, sindacaliste, ma nella
maggioranza dei casi si trattava di madri di giovani frequentatori dei centri
sociali. Tra gli impegni più rilevanti dell’ Associazione c’ è stato quello
contro l’ archiviazione dell’ inchiesta sull’ assassinio di Fausto Tinelli e
Iaio Iannucci, poi disposta nel 2000 L’ Onlus Dal 2003 il gruppo si è costituito
in associazione senza scopo di lucro, allargando le sue attività alla
promozione della cultura dei centri sociali

Menicucci Ernesto

Pagina 20
(2 settembre 2008) – Corriere della Sera

 

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