Io non dimentico Clement Meric ni oubli, ni pardon

Buongiorno a tutti.
Prima di tutto vorrei presentarci. Siamo Germana e Fabiola del Comitato Madri per Roma Città Aperta.

Questo Comitato è nato perchè il 26 agosto del 2006, dieci anni fa, Renato Biagetti, un ragazzo di 24 anni, è morto ammazzato da 8 pugnalate. Gli assassini avevano 17 e 18 anni e il corpo tatuato con simboli fascisti. Renato usciva da un concerto di musica reggae su una spiaggia non lontano da Roma con la sua fidanzata ed un amico. Gli assassini, prima di ucciderlo gli hanno detto che quel territorio gli apparteneva e che le zecche, così i fascisti chiamano i comunisti, non lo dovevano frequentare.

E’ stupido vero, essere uccisi in modo così vigliacco e per una ragione tanto banale, ma è così, i fascisti sono vigliacchi nelle loro azioni e amano il territorio più della vita. Ed è così ovunque. Le conseguenze si vedono tutti i giorni nel mondo e in Europa.
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Stefania Zuccari, la madre di Renato ha voluto questo Comitato di donne perchè suo figlio possa continuare a vivere attraverso le lotte per un mondo senza fascismi. Renato amava la vita e musica, desiderava un mondo migliore nel quale i lavoratori non fossero sfruttati, un mondo senza razzismo, senza violenza, senza abusi. Che non fosse xenofobo o omofobo, un mondo che rispettasse la dignità delle donne e il diritto di non vivere in un paese in guerra.

Clément, giovane come lui e con tutta una vita davanti credeva e lottava per gli stessi valori, ma anche lui ha incontrato sul suo cammino qualcuno che in modo altrettanto vigliacco e violento gli ha preso la vita. Sì, gli ha preso la sua vita, come ha preso quella di Dax a Milano, di Pavlos in Grecia, di Carlos in Spagna e di troppi altri nel passato e nel presente. Gli assassini non sono però riusciti ad uccidere i suoi e i loro sogni, se c’è qualcuno che continua a vivere e a lottare per questi a suo e al loro posto.

Non vogliamo che succeda ancora ma allo stesso tempo osserviamo scioccati a ciò che accade nel mondo intero e non solo nella vecchia Europa.
Ma non è sufficiente dire che non vogliamo più morti. Bisogna vigilare, bisogna tenere gli occhi ben aperti, bisogna studiare, bisogna leggere i loro programmi, bisogna seguire le loro pagine su facebook e sugli altri social networks e infine bisogna denunciare, scrivere lettere ai giornali, a vivere e a lottare per questi al loro posto, niente deve passare sotto silenzio o tralasciato. Niente grigio con i fascisti e le loro fosche idee. Solamente il bianco e il nero sono permessi. E poi bisogna essere furbi e non cadere nelle loro trappole. Nessuna violenza gratuita,non rispondere alle provocazioni, non attaccare se non si è attaccati. E’ difficile, lo sappiamo ma in un momento così tragico e delicato bisogna agire e prendere decisioni con la testa e non con la pancia!

Il fascismo è subdolo, si insinua nella società con passo felpato cavalcando l’onda di un populismo facile, entra nelle scuole ( noi, come Comitato lavoriamo anche nelle scuoledove bisogna essere assolutamente presenti), occupa tutti i buchi che trova vuoti. Bisogna arrivare per primi. Perchè chi lavora per il male non va mai in vacanza, quindi non bisogna mai abbassare la guardia perchè lo si è fatto per troppo tempo e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Una riflessione profonda è necessaria e urgente,
Ricordiamoci che chi uccide non è altro che una marionetta, che la violenza è una forma di potere e che coloro che detengono il potere sono gli stessi che muovono le marionette,
Clement

A questo proposito vogliamo ricordare Carla Verbano che lo sapeva bene. Carla, che ci ha lasciato 4 anni fa,era la madre di Valerio Verbano, ucciso da tre ragazzi che spacciandosi per suoi amici sono riusciti ad entrare in casa, hanno legate imbavagliato i genitori nella loro camera da letto e hanno aspettato che Valerio tornasse. Quando è arrivato gli hanno sparato. Valerio aveva 19 anni, la passione per la fotografia ed era un attivo antifascista negli anni di piombo. Aveva messo insieme un dossier di foto di fascisti romani. Carla ha lottato tutta la sua vita per ottenere la verità sulla morte di suo figlio. Sono sparite le foto come le prove dell’omicidio compresa una pistola e altri oggetti dimenticati dagli assassini nella sua casa. Diceva che se non si fossero trovati gli assassini era come se Valerio fosse stato ucciso una seconda volta. Carla ha scritto un libro dove alla fine si legge:
“Vorrei dire un’ultima cosa. Nel rapporto su mio figlio, che per anni è andato in vespa con la sua macchina fotografica a tracolla, c’è scritto che le fotografie sono “tutte sfocate e indistinte per un errato uso della macchinetta fotografica”.
Strano, erano anni che andava in giro a fare fotografie. Quelle del Dossier si vedevano tutte. Stavolta invece no, tutte buie”
Dev’essere che Valerio, quel giorno, è riuscito a fotografare il futuro.
Non il suo quello di tutti.

ni oubli, ni pardon

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