Cosa significa oggi, a 70 anni dalla liberazione, essere e praticare l’antifascismo? Vogliamo raccontare le storia di chi, solo negli ultimi due anni, è stata vittima di fascisti e neonazisti perchè sono il ricordo di una vita impegnata sull’antifascismo, ognuno con il suo stile e la sua storia.
Ma prima di raccontare le loro storie vogliamo ricordare un antifascismo più lontano che è il nostro filo rosso con il passato.
E’ l’antifascismo di chi è vissuto nel regime fascista come gli operai, insegnanti, intellettuali che rifiutarono di prendere le tessere del partito e che furono licenziati ,perseguitati, incarcerati, quello delle donne che , restate sole, private di mariti , fratelli e figli, lottarono per sopravvivere, attaccando i camion di farina e i forni e morendo per questo,
alle pratiche di queste stesse donne che ormai vedove, orfane dei propri figli e fratelli, ammazzati o rinchiusi a Via Tasso e a Regina Cieli, corsero al palazzo di giustizia per giudicare gli esponenti di una polizia allineata e partecipe della barbarie fascista e nazista. Una resistenza civile che si integrò e sostenne dal 1943 la resistenza partigiana.
Ma ricordiamo anche le pratiche antifasciste degli anni della Costituzione, come quelle interne ai territori di Walter Rossi, di Fausto e Iaio , di Roberto Scialabba, la coraggiosa controinformazione di Valerio Verbano e la resistenza fortissima di sua madre Carla nel cercare gli assassini del figlio.
Ed ancora negli anni più recenti, le pratiche di resistenza contro uno stato che tortura e uccide chi si oppone, chi rivendica la dignità di essere diverso, sono anche quelle , per noi, pratiche riconducibili all’ antifascismo. Anche se nascono da un’azione che sembra limitata alle singole famiglie e alle singole comunità contro uno stato violento e omertoso, teso a difendere a tutti i costi la propria impunibilità, sono di fatto testimonianze coraggiose di un impegno contro la deriva di regime delle nostre democrazie.
Le tante radici che hanno alimentato i regimi fascisti del ‘900 sono ancora fertili nella nostra società e pronte a riprodurre vegetazioni infestanti. Queste radici, recise troppo sbrigativamente durante la Resistenza, hanno fatto ricrescere arbusti più o meno consistenti che stanno colonizzano rapidamente e inesorabilmente i territori europei ed extraeuropei.
La storia ci ha insegnato che il fascismo è nazionalismo, razzismo, ideologia militare e pratiche paramilitari, aggressione. Nei confronti degli oppositori politici Il fascismo ha fatto uso di ogni forma di repressione e di terrore (violenze, assassinio politico, tribunali speciali, confinamento, deportazione). Nei paesi occupati e verso le popolazioni si è reso responsabile di tanti crimini(atti di guerra contro popolazioni civili, distruzioni di villaggi, esecuzione di prigionieri, rappresaglie, uso di armi proibite, deportazioni, concentramento, assassini politici)
Oggi gli elementi in cui si riconosce la permanenza dell’ideologia fascista sono ancora il razzismo e le forme di aggressione spesso mortali. Disseminare sistematicamente paura, odio e violenza contro gli stranieri e i diversi, rendersi responsabili di aggressione e omicidio di cittadini italiani e stranieri sono avvisaglie pericolose di una crescente attività fascista in atto nel paese.
Le istituzioni democratiche , troppo preoccupate di tecnicismi economici, non stanno contrastando efficacemente questa crescita, offrendo spesso “accoglienza e copertura “ alle organizzazioni fasciste del terzo millennio. Diffusamente sul territorio nazionale e internazionale sono state esse stesse “colonizzate” ai diversi livelli istituzionali, come Forza Nuova e Casa Pound in Italia o il Front National in Francia. A questo si aggiungano la crisi economica le forti forme repressive del dissenso politico e sociale in atto che configurano uno stato in cui sono in atto derive pericolose, sia nel corpo sociale che nelle istituzioni.
In alcuni stati europei la presenza fascista è maturata addirittura, attraverso le democratiche elezioni nella conquista del governo del paese come la destra nazionalista in Ungheria e le compagine naziste in molti paesi europei.
L’attuale orizzonte della memoria antifascista nel nostro paese è diventato troppo ristretto, limitato. Si riesce a negare come fascismo ogni cosa che non sia avvenuta dal ‘22 al’ 45. Le Associazioni, i partiti, le organizzazioni sindacali hanno perso così tanto il tema dell’antifascismo da consentire a gruppi di provocatori di razzisti e fascisti del terzo millennio di operare nei nostri territori , di compiere provocazioni nelle nostre città, di aggredire impunemente.. E così ancora oggi dobbiamo piangere e ricordare le vittime delle aggressioni fasciste, in Francia, in Grecia a in Italia.
I rischi di fascismo più pericolosi stanno oggi in tutti quei partiti e organizzazioni che usano la violenza e l’omicidio come forma “politica” di intimidazione verso il diverso, nei messaggi e nelle pratiche razziste, nel diffondersi di identità territoriali e di nazionalismi, intese come baluardo contro le comunità multietniche.
Prima della resistenza armata, ci sono stati vent’anni di antifascismo quotidiano, nei territori e sui posti di lavoro, con donne e uomini espulsi dalle scuole e dalle università licenziati, carcerati, confinati torturati, uccisi e deportati. Un antifascismo che costruiva reti di resistenza territoriali al regime.
Le Madri per Roma Città aperta lanciano un appello per un 25 aprile che unisca tutte le resistenze attuali contro ogni stato o regime che si basi sulle tante forme di fascismo ancor oggi esistenti in Italia e nel mondo. Fanno un appello perché si percorrano percorsi antifascisti italiani europei e mondiali, che dovranno necessariamente unirsi e alimentarsi l’uno dell’altro con le loro peculiarità, attraverso un lavoro di conoscenza di sostegno fattivo reciproco.
In particolare ringraziamo Agnes e Paul Henry genitori di Clement Meric che abbiamo conosciuto a Parigi e che hanno accettato il nostro invito a celebrare il 25 aprile con noi e con i ragazzi del gruppo Azione antifascista Paris Banlieu a cui aderiva Clement.
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