Piazza del Campidoglio ci aveva accolte molto rumorosa e con una certa tensione. Ovviamente non era per noi tutta quella folla, ma erano i dipendenti del Comune che protestavano per la loro situazione lavorativa.
Mi sono un po’ sentita a disagio quando a noi hanno aperto le transenne e ci hanno fatto entrare, ma tant’è… non toglievamo nulla a nessuno, anzi, eravamo lì per la nostra causa che è poi, o meglio dovrebbe essere, di tutti i cittadini romani e non solo.
Il Campidoglio sembrava un porto di mare, con gente che andava e veniva da tutte le parti, ma noi siamo state sedute attorno ad un tavolo alla sala degli arazzi. Abbiamo potuto parlare tranquillamente fra di noi, con Peciola e con la signora che era la nostra “cerimoniera”, così abbiamo allentato quel po’ di tensione che sempre cala prima di qualche fatto importante o che riteniamo tale.
Marino è entrato da una porta alle nostre spalle, come un ingresso in scena dalle quinte, ma l’incontro non è stato una scena teatrale ed è iniziato con una stretta di mano singolarmente a tutte noi.
Ha iniziato a parlare Fabiola e poi via, via tutte, chi di più e chi meno.
Stefania ha offerto ancora una volta, come solo lei è capace di fare, il suo Dolore in cambio delle attenzioni che devono essere messe in atto contro ogni forma di violenza, di vendetta, di razzismo.
Abbiamo fatto capire che la causa dell’intolleranza, che in questi ultimi tempi si è determinata in alcune periferie non sarà sconfitta semplicemente spostando altrove e neanche al centro della città tutte le minoranze “fastidiose”, perché non è l’esasperazione di chi vive in condizioni disagiate a determinarla. Questa intolleranza avverrebbe in qualsiasi parte della città e si chiama razzismo.
Si tratta di intolleranza verso chi vive, agisce, si comporta secondo modelli che non si ritengono “nostri” e non semplicemente di ostilità verso persone che si temono. Da qui la nostra rinnovata preocupazione per il rigurgito dei gruppi neofascisti in città, la loro legittimazione da parte di alcune istituzioni ed il loro fomentare lo scontento fra la popolozione disagiata. Abbiamo puntualizzato che il nostro antifascismo non si rivolge nei confronti di quello storico, ma nei confronti delle sue derivazioni attuali ed è per tale motivo che abbiamo auspicato maggiore attenzione per il Museo di via Tasso dove vorremmo attualizzare le problematiche delle violenze nelle carceri del passato con quelle dell’oggi.
Abbiamo reso noto il viaggio a Parigi ed i contatti con la Grecia per la nostra manifestazione del 21 aprile presso la sala renato Biagetti.
Il sindaco faceva sue tutte le nostre preoccupazioni e dimostrava di volta in volta la sua intenzione di coinvolgerci concretamente in tutte quelle situazioni dove potremmo essere di aiuto e di suggerimento.
Non se se quest’ultima intenzione si concretizzerà: perchè il sindaco cambierà, perchè le circostanze non la renderanno possibile, ma Marino è sembrato a tutte noi davvero sincero mentre lo diceva.
Dimenticavo anche un nostro accenno la “reato di tortura”, anche questo condiviso da parte di Marino che ci ha invitato a leggere gli atti dove lui considera che tale reato DEBBA diventare reato per la nostra legislazione.
Non so se ho detto tutto, ma molto è già stato scritto dalle altre madri nelle mails precedenti.
Sono stata lunga pensando alle madri che non erano presenti.
Mirella
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