Appello
di Scalfaro: "Ripartiamo dai valori"
“No, un momento così buio,
nella storia della nostra Repubblica, non lo abbiamo passato mai…”: è con questa premessa che
Oscar Luigi Scalfaro si rivolge all’opposizione al governo Berlusconi con un
appello accorato e pensoso, incalzante ma partecipe. Un appello ad avere
“coraggio e unità” e a “riaffermare i valori e i diritti fondamentali”.
A lui, che presto varcherà la soglia dei novant’anni, e che era stato il
garante delle liste veltroniane al tempo delle primarie, si è rivolto il Pd
affinché scrivesse e firmasse la petizione per la raccolta dei cinque milioni
di firme. Ha rifiutato. Perché?
“Ho ringraziato, ma ho pensato che non fosse giusto che si rivolgessero a me,
che ho quasi novant’anni. E’ come se di fronte a una malattia gravissima,
invece di un medico specialista si chiamasse un infermiere, magari una persona
perbene… ma davanti a questa sistematica demolizione di tutto, c’è un partito
nuovo, c’è un segretario, c’è una direzione che pure mi dicono era unanime nel
chiedere il mio intervento. Io rimango comunque schierato con loro, non sono
certo di quelli che si schierano con se stessi. Ma ho come la sensazione che
rimangano oggi ancora delle cose vecchie, che io ritengo intollerabili: ad
esempio la sensazione che tutto sia già stato deciso, che la partecipazione sia
ridotta. Ecco, questa a mio avviso è una strada non praticabile”.
Consigli?
“Prima di tutto quello di non continuare con quella difficoltà di comunicazione
che purtroppo ha caratterizzato il governo precedente: non mettersi in un angolo,
non votare comunque contro se si presentano proposte accettabili. Adesso i
magistrati riceveranno un colpo durissimo, ahimè anche non senza una qualche
loro responsabilità. E allora io dico che se si riuscisse a fare una riforma
della giustizia che potesse anche parzialmente essere accolta, allora questa
riforma sarebbe importante e durerebbe nel tempo. Altrimenti… ogni governo farà
la sua e avremo uno scontro perpetuo.”
Però tutto questo è difficile, perché nell’opposizione “manca coraggio e
manca una schiena forte. C’è stata una batosta elettorale, che è piovuta
addosso come un terremoto, come un’ondata di venti metri. Il Pd non era forse
colpevole, era appena nato, ma è rimasto schiacciato e ha bisogno di una
ripresa, riprendersi con coraggio. Cessato lo stordimento, venuta giù la casa,
bisogna chiedersi se siamo d’accordo: questa casa la buttiamo giù del tutto?
Questa casa la ricostruiamo? Comunque, di fronte a una disgrazia la prima cosa
da fare è restare uniti, l’unione è essenziale. E invece… invece temo che
questa volontà non ci sia, e la non volontà di unione è anche mal
mascherata o non mascherata affatto. Semplicemente, non c’è”.
E poi…
“Poi, ma è un prima di tutto: bisogna riaffermare i diritti fondamentali.
Nei momenti difficili, ognuno deve chiedere a se stesso se crede a qualcosa, se
no tanto vale mettersi seduti e aspettare di morire. Allora: crediamo nella
democrazia? Crediamo nella libertà? Vogliamo combattere il trionfo del
qualunquismo? Crediamo nel primo articolo della Costituzione che dice “L’Italia
è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro?” Crediamo che “La sovranità
appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione”? Bisogna riaffermare i nostri valori fondamentali, bisogna esser
convinti davvero che la democrazia è la nostra spina dorsale e quindi avere il
coraggio di dire dei no e di dire dei sì. So bene che tutto questo è più facile
da dirsi che da farsi, ma tutto comincia dall’essere uniti. La politica deve
riacquistare la sua forza e la sua credibilità: ripeto oggi, come ho già detto
altre volte nella mia vita, che non può essere la magistratura a risolvere i
problemi della politica”.
Presidente, nel 2006 Lei è stato l’anima del Referendum contro la riforma
della Costituzione. Oggi si sente parlare ancora di referendum… Lei ne
affronterebbe un altro, si batterebbe di nuovo?
“Ricomincerei una campagna referendaria, tenuto conto che oggi è ancora più
difficile, se passasse una legge di tipo presidenziale, col Premier eletto
dalla base. Io credo nella democrazia come governo di popolo e non governo
della piazza. E il popolo elegge i suoi rappresentanti. Sì, contro un inganno
del genere, io ci sarei”.