Documento del Comitato Madri per Roma Città Aperta

A
Roma
crescono
disparità sociali, disagi alloggiativi , precariato selvaggio,
con un r
itardo
nella valutazione
da
parte delle istituzioni
delle
condizioni di degrado createsi nella città e un’
inefficacia degli interventi risolutivi offerti.

Una
“città aperta” non
deve
consentire la diffusione di condizioni di degrado economico e
sociale, adottando in tempo misure di monitoraggio delle esigenze
dei
cittadini
che
via via si vengono a creare con le modifiche del mercato del
lavoro, lo sviluppo di tessuti urbani periferici, l’afflusso dei
migranti e attivando interventi sociali tempestivi che contrastino
efficacemente il proliferare dei contesti degradati in tutto il
territorio urbano.

L’impressione
diffusa che si ha oggi a Roma è quella di “disordine”. di
incertezza , di paura, spesso alimentata dai media e dall
e
stesse reazioni delle istituzioni che rispondono ai fatti di violenza
con atti repressivi indiscriminati, come
casi
recenti

che hanno visto protagonisti appartenenti
a
gruppi rom e cittadini romeni.
Sgomberi
e demolizioni hanno cancellato insediamenti esistenti da tanto tempo,
teatri di sofferenza e di morte, ignorate e dimenticate troppo a
lungo.

In
risposta a questo stato di malessere si è spesso scelto lo
scontro sempre più aspro fra esclusione e inclusione, che è
diventato occasione per la destra di richiedere deportazioni di
massa per romeni, rom, persone con disagio e senza tetto, con
dichiarazioni che riecheggiavano “modalità” dei regimi
fascisti e nazisti e che hanno rappresentato un “invito” agli
interventi squadristici razzisti dei gruppi neofascisti .

Interpretare
il disagio della città solo come lotta tra esclusione e
inclusione , significa alimentare la cultura dell’ineguaglianza da
sempre peculiare del pensiero della destra, istituzionale e
neofascista, accompagnata dal principio della difesa della
nazionalità da qualsiasi inquinamento etnico. Per la destra
l’ineguaglianza è in natura e legittima la caccia al diverso
che di volta in volta può essere Rita Levi Montalcini,
l’omosessuale, il calciatore di colore, la “zecca” comunista,
quello a cui piace una musica diversa dalla tua.


 

Ma
agli odiosi temi del razzismo e dell’intolleranza, la destra ,
istituzionale e neofascista, sta affiancando in modo sempre più
capillare e sistematico, quelli dell’attacco alla vita democratica
del paese, cercando
di
radicarsi

nel disagio sociale e nelle difficoltà del vivere della nostra
città e del paese.

Per
trovare
spazi la destra si è trasformata,

ha cambiato la sua immagine

“a cura“di uomini comunque cresciuti
secondo
modelli e pensieri del regime fascista e dei protagonisti del
neofascismo delle stragi e dei golpe.

Una
trasformazione evidente nelle formazioni neofasciste, che da gruppi
“militari” si ricostituiscono come
gruppi “ sociali”, sulla base dei principi del primo fascismo,
rifacendosi al suo carattere”rivoluzionario” e populista. Un
neofascismo che non assume più le forme del terrorismo
militarizzato , ma che usa la democrazia come strumento per
conquistare quegli spazi sociali che la Costituzione gli ha negato
sessanta anni fa, dove la parola popolo è riferita alla folla
che omaggia il trionfatore, dove l’oppositore viene intimidito,
dove il diverso viene deportato, dove l’uso della forza e della
violenza è funzionale all’esercizio del potere.


 

Perché
oggi tanti giovani, anche quelli che non si definiscono di destra,
subiscono il fascino della destra e dei gruppi neofascisti ?

Ce
lo dicono proprio i gruppi e le tante associazioni che la
rappresentano e che ormai si muovono a loro agio nella musica, nel
web, nella scrittura, nelle forme artistiche . Citiamo dal web:


Oggi
esiste una vena che può fare tendenza ed erodere, con messaggi
decisamente più incisivi, fette di attenzione giovanile fino a
ieri considerate irraggiungibili. Per agire nella società
occorre saper comunicare. Occorre prestare la massima attenzione nei
confronti di settori come la grafica, la musica, la pittura, la
comunicazione informatica. “Perimetro“ intende riappropriarsi dei
settori che ritiene indispensabili per edificare una nuova tendenza
culturale che contribuisca a creare un retroterra recettivo,
preparato o almeno non ostile nei riguardi di tematiche politically
incorrect….”


Fare
tendenza” per attrarre giovani e renderli
ricettivi
alle tematiche “politically incorrect”come :

Il
razzismo,

caccia al diverso, allo straniero, al povero, al deviante, a chi non
accetta di appartenere al gruppo.

La
cultura sessista,

omofoba, intollerante, escludente che nasconde la paura e
l’incapacità di misurarsi con altre culture, di mettersi in
discussione. 

La
violenza,

ovvero la mitizzazione e l’uso della forza, delle armi, dei
coltelli che vengono sfoderati e mostrati in ogni occasione.
L’ammirazione per il più forte, il più macho, il più
prepotente. La nascita di numerose bande di adolescenti che
terrorizzano i quartieri di periferia. Il bullismo che si diffonde
nelle scuole.

Attrarre
le fasce giovanili: dove? Nel web, nei concerti… Organizzare le
fasce giovanili: dove: negli stadi………Così un giovane
ultrà di sinistra racconta la curva:“il tifo organizzato è
quasi tutto ispirato da una cultura che ha fatto della prepotenza,
dell’arroganza e, più in generale, dell’odio verso l’altro
il proprio carattere distintivo. E forse è un fatto ancora più
grave. Perché sono cani sciolti antipolitici che agiscono in
modo spontaneo, in un humus fascistoide. Come il caso di Renato
Biagetti, ragazzo di sinistra, ucciso da un giovane animato da questi
valori ma non riconducibile a una sigla politica dell’estrema
destra. La curva è una spugna della società:
se
nei quartieri, non solo periferici, si respira un clima fascista,
nello stadio ciò si manifesta.”

Le
curve sono diventate spazi di aggregazione e organizzazione,
utilizzate dai gruppi neofascisti e dalla destra per costruirsi una
visibilità mediatica e una dimensione sociale in occasione di
emergenze non solo locali ma anche nazionali come è accaduto
per i rifiuti .


 

Per
tutti questi motivi nasce il Comitato Madri Per Roma Città
Aperta. Nasce dalla paura di una madre che ha perso il proprio figlio
per un’aggressione da parte di due giovani che si rifacevano
proprio ai modi di pensare e di agire del fascismo violento, razzista
e intollerante. Nasce dalla paura delle molte aggressioni avvenute
nella città di Roma e della debolissima risposta delle
istituzioni.

Le
madri del comitato si sono domandate cosa si potesse fare di
costruttivo perché non si potevano più tollerare altre
morti né situazioni che diventavano sempre piu’ violente.

Le
donne, e le madri non vogliono figli uccisi, né desiderano
lapidi alla memoria, piazze e vie intitolate. Le madri generano, e
vogliono rigenerare le vite dei figli spezzate dalle lame, spezzate
sulle strade rincorrendo la precarietà del lavoro, ad un posto
di blocco, durante una manifestazione. Vogliono rigenerare anche i
sogni spezzati dei loro figli, da contratti non rinnovati, da spazi e
case negate, dall’impossibilità di amarsi e generare.Le madri
argentine hanno rigenerato la memoria dei figli scomparsi, le madri
dei paesi violentati dalla guerra continuano a generare figli e a
mantenere in vita i popoli del mondo.
Per questo il Comitato
intende agire in prima persona con una frase d’ordine:


 

RITORNO
ALLA VITA


 

Come
ritornare alla vita?

Impedendo
che la nuova destra conduca le nuove generazioni, a cui sono stati
tolti i sogni e taciuto o mentito su tante verità, verso
l’intolleranza e la violenza razzista e fascista , armando
giovani come i due assassini di Renato.

Decidendo
di prendere voce ,diventare visibili e denunciare la pericolosità
di questa nuova forma di fascismo. Nuova perche’ il fascismo, si sta
adattando ai cambiamenti del nostro Paese e dei suoi cittadini,
trovando “case” diverse che gli hanno offerto e continuano ad
offrirgli ospitalità.

che
riaccreditano queste nuove forme di fascismo come “culture” di
destra.

Chiedendo
che
Roma continui ad essere città libera e aperta rifiutando che
sul proprio territorio possano attivarsi squadracce che si muovono
contro i suoi stessi cittadini. Roma città aperta rifiutava
nel 1943 la militarizzazione, rinunciando a mezzi difensivi e
offensivi. Una condizione del passato che va riproposta oggi

Costruendo
e percorrendo

la via della convivenza perché Roma continui ad essere una
città aperta e mai più luogo di vili aggressioni
mortali, scontri, assalti.

 

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