Queste caldi notti d’estate aprono ferite mai rimarginate. Chiusa in una stanza con la testa sul cuscino, avvolta da un caldo umido, tutto scorre velocemente…immagini di protesta, uomini, donne, ragazzi e ragazze che percorrono le strade di una Genova infuocata. Mi sembra di sentire i loro discorsi, di percepire i loro desideri, la lotta per un mondo migliore è disegnata sui loro visi. Poi all’improvviso, cariche, fumo, pestaggi per arrivare a p.zza Alimonda, un ragazzo uno sparo un urlo che non dimenticherò mai e La Morte materializzarsi… Tutto si sposta ad una spiaggia è agosto, tanto caldo, tanta musica, tanti giovani. Il cuore batte tanto forte che le mie tempie cominciano a martellare, vedo mio figlio aggredito e accoltellato al grido merde tornatevene a casa…Lui a casa non è più tornato, lui era una zecca e lo hanno ucciso x questo. Non amo il caldo, non amo l’estate, perché per me dal 2001 ha il colore rosso sangue. Vorrei essere una poetessa x declamare in versi il colore del dolore, ma forse non lo ha, è solo un qualcosa che ci appartiene e ci accompagnerà x sempre.
A tutti i nostri figli e figlie
Stefania
ALLA MEMORIA DI CARLO GIULIANI
I giovani non devono morire
e la piazza piange e la città è in un silenzio turbato
non un’ombra è perita nel sangue
ma un giovane uomo che ha ancora la vita vera da vivere
lì, morto
il silenzio, le grida, violenza e ancora violenza
poi morte, solo morte
la città si consuma nel delirio delle mille voci
la vita di un giovanissimo si consuma
sull’asfalto, sul marmo, sui mattoni
e spegne il sangue, spegne la luce
un giorno, un giorno ancora di orrori
dove il barbaglìo del cielo è reso nebbioso e consunto
dai colpi feroci, dagli spari feroci
tu corri e ti inseguo, tu spari e sei mio
il giorno, il giorno non tace
e gli anni, gli anni feroci sono arrivati
essi, essi non sono mai partiti
lì stanno, lì permangono, incalzano
e noi provvedere dobbiamo
per rendere il mondo, il mondo sempre più umano
Roberto Roversi